Attraverso la storia di un personaggio che cade in questo mondo senza avere la chiave per comprenderlo - è angosciato dalla porta blindata e dalle inferriate della sua casa; non sa come aprire scatolette e bottiglie – vengono mostrati l’isolamento e l’incomunicabilità delle città. Vivere insieme sembra impossibile. Il senso della proprietà si manifesta come occupazione e difesa dello spazio: il proprietario dell’alloggio ne ostenta il possesso mentre Giacomo cerca di aprirlo seminando le chiavi della porta d’ingresso, nella speranza che qualcuno entri in contatto con lui. Ma gli incontri di Giacomo avvengono con personaggi ai margini della società che si dimostrano ben lieti di profittare della sua ingenuità occupando l’alloggio, e con un signore che restituisce la chiave con disinteresse, rifiutando l’invito ad entrare. Le barriere si ripropongono in una dimensione  intima: i personaggi che hanno occupato gli spazi di Giacomo chiudendovisi, non gli offrono la possibilità di un contatto e di un dialogo. Gli alloggi diventano prigioni e, anziché proteggerci, ci isolano dal mondo. Ciò induce  Giacomo ad uscire, a camminare per la città degradata e indifferente, che sembra sopravvivere soltanto nelle scritte d’amore sui muri; attorno a lui le gru si muovono tra i palazzi e paiono esseri viventi. Nasceranno nuove case: la speranza è che siano migliori.