Suono in presa diretta; canzoni: Matthew Marston, Giorgio Conte; coordinamento produzione: Nicoletta Maggi.
Premio Fiavet a Filmando, Festival Internazionale del Film Turistico 2004 con questa motivazione: «per la sua capacità di aver promosso una regione italiana, il Piemonte, attraverso un viaggio narrativo divertente e molto cinematografico».
Matt e? un cantautore americano di poco piu? di trent’anni, quasi un moderno cowboy dallo stile dandy. Giunto a Torino, un notaio gli legge il testamento dello zio che gli dona una grande fortuna non meglio specificata. Matt viene pero? a sapere che prima dovra? passare un periodo a visitare, senza soldi in tasca, i luoghi in cui e? vissuto lo zio e che gli sono stati cari. Qui inizia il viaggio surreale di Matt che percorre il Piemonte in lungo e in largo facendo incontri significativi per se? e per la Regione. Giunto il momento della lettura del testamento, l’eredita? non consistera? esattamente in cio? che Matt si aspettava...
«Una grande fortuna è quasi un musical-documentario che si dipana su una traccia di finzione. È un film atipico in cui la storia si esprime essenzialmente attraverso le immagini e la colonna sonora. È un film di viaggio, che canta l’amore per il viaggio, è un omaggio ironico alla tradizione on the road americana, al blues e alla ruralità comune da entrambe le sponde degli oceani. Il protagonista Matt è un hoboe contemporaneo catapultato nella vecchia Europa. Cammina incessantemente, attraversa montagne, laghi, colline e ferrovie. Gli incontri scandiscono la sua crescita e sorpresa esistenziale, che siano con anziani pittori, avvenenti ragazze guardiaparco, contadini, animali notturni, cacciatori di streghe e di tartufi. L’intenzione è stata quella di muoversi da un’idea di commissione legata alla terra del Piemonte (Alberto Molinari è di origini piemontesi) per comporre una favola umanista e surreale. L’ispirazione, lontanissima e ovviamente irraggiungibile è quella del genio Orson Welles che riusciva a trasformare in qualcosa di personale anche le commissioni, o dello stesso Wim Wenders (i ritratti degli stilisti). E un omaggio a Welles è proprio la figura del notaio interpretata dal musicista Giorgio Conte, sdraiato con un sigaro in bocca su un letto drappeggiato e decadente come il Welles-avvocato del Processo tratto da Kafka. Una grande fortuna è anche un western movie nella concezione legata lontanamente agli anni Sessanta, all’iniziazione legata alla natura e ai suoi frutti tipica dell’esoterismo latinoamericano. E se negli anni Sessanta le sostanze naturali di introspezione spirituale erano quelle psichedeliche, in questo film troviamo il cileno Luis Sepúlveda che in un breve cameo canta il potere rivelatore del vino genuino come unica verità accettabile. Ma lo spirito del film vuole essere estremamente ironico e leggero, una piccola favola scandita da un improbabile Coro Greco-Piemontese, un’educazione sentimentale al passo di swing, un’apertura alla natura e ai suoi ritmi; un altro film di riferimento e ispirazione è sicuramente Local Hero in cui il protagonista rinunciava alla carriera per una vita più sana» (dal Press-book della Produzione).