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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Luigi Einaudi. Diario dell'esilio svizzero
Svizzera, 2000, DvCam, 75', Colore


Regia
Villi Hermann

Soggetto
da “Diario dell’esilio 1943 –1944” di Luigi Einaudi

Musica originale
Ludovico Einaudi



Produzione
Imago Film Lugano, Villi Herman, TSI

Distribuzione
Imago Film Lugano, Villi Herman, TSI

Note
Il diario è letto da Omero Antonutti.
Il documentario contiene testimonianze di: Renata Aldrovandi Einaudi, Roberto Einaudi, Amedeo ed Eugenio Mortara, Mario e Giovanni Ferro, Saverio Tutino, Giuseppe Di Stefano, Lucetta Jarach Guastalla, Edgardo Sogno, Zaccaria Aldo Curtaz, Mario Ansermin, Gérard Bolla, Ariberto Mignoli, Giorgio Bocca, Ruggero Cominotti, Paolo Della Valle, Federico Hindermann, Giuseppe Salto, Maria Gabriella di Savoia, Francesca Pometta.
Locations: Valle d'Aosta, lungo il confine tra la Svizzera e l'Italia, Milano, Torino e le città svizzere di Lugano, Ginevra, Losanna, Basilea.
Il documentario riscopre inedite fotografie del periodo bellico del fotografo svizzero Christian Schiefer. Di grande interesse storico è la sequenza fotografica del 29 aprile 1945 di Piazzale Loreto a Milano, che ritrae i corpi di Benito Mussolini e di Claretta Petacci appesi per i piedi alla pensilina di un distributore di benzina.




Sinossi
L'8 settembre 1943, temendo di finire come ostaggio nelle mani dei nazifascisti, il settantenne Luigi Einaudi (economista, intellettuale liberale, professore e Rettore dell'Università di Torino,  primo Presidente della Repubblica Italiana) è costretto a fuggire. Raggiunge la Svizzera, attraversando a dorso di mulo il passo del Col Fenêtre nella Valle d'Aosta. È «la fuga dei popoli dinanzi al barbaro», scrive Einaudi nel suo Diario. Durante questo periodo, Luigi Einaudi annota giorno dopo giorno non soltanto le difficoltà pratiche della vita quotidiana, ma anche la fittissima rete di incontri con personalità importanti della storia italiana e svizzera, quali Filippo Sacchi, Adriano Olivetti, Ernesto Rossi, Gianfranco Contini, Amintore Fanfani, membri della famiglia Savoia fuggiti in Svizzera, attivisti e partigiani rifugiati a causa delle leggi razziali. i consiglieri federali Pilet Golaz, Celio e Motta. Einaudi annota i problemi con la burocrazia svizzera e gli spigolosi rapporti fra gli esuli italiani. Parla anche dei rapporti con i figli: Giulio, fuggito anch'egli in Svizzera, Roberto rimasto in Italia e Mario emigrato in America. L'esilio è per Luigi Einaudi un osservatorio privilegiato da cui seguire le fasi finali del crollo del nazifascismo e il delinearsi dei futuri assetti politici.




Dichiarazioni
«Credo che il nostro cinema debba parlare di noi e non invitare a scimmiottare quello di Hollywood, realizzato solo per guadagnare, calcolato a tavolino dai cosiddetti “manager audiovisivi” i quali se vedono che non rende sul mercato non lo prendono neanche in considerazione [...] il cinema svizzero si fa perché c’è un gruppuscolo di gente che pensa di aver qualcosa da dire, da comunicare, da scoperchiare, da far vedere (con la complicità di assessori culturali e della nostra televisione)» (V. Hermann, “Corriere del Ticino. Quotidiano della Svizzera italiana”, 11.3.2000).




Scheda a cura di
Valeriana Rosso

Persone / Istituzioni
Villi Hermann


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