Regia Carlo Vanzina
Soggetto Carlo Vanzina, Enrico Vanzina
Sceneggiatura Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Diego Abatantuono
Fotografia Claudio Zamarion
Musica originale Federico De Robertis
Suono Antonio Barba
Montaggio Raimondo Crociani
Effetti speciali Tiberio Angeloni
Scenografia Luca Merlini
Arredamento Alessia Anfuso
Costumi Nicoletta Ercole
Trucco Luigi Ciminelli, Aldo Signoretti, Giorgio Gregorini
Aiuto regia Giorgio Melidoni
Interpreti Diego Abatantuono (Professor Marocelli), Emilio Solfrizzi (Nicola), Sabrina Impacciatore (Mara), Dino Abbrescia (Tony), Michele Placido (cardinale Bonifacio), Andrea Osvart (Unna), Stefano Chiodaroli (Grosso), Jonathan Kashanian (Pride), Antonello Costa (Taned), Paolo Macedonio (Salvim), Roberto D’Alessandro (barone Cirò), Nini Salerno (marchese di Villa Sparina), Ugo Conti (Shrek), Gennaro Diana (uomo misterioso), Anna Maria Barbera (Nunzia La Moratta), Massimo Ceccherini (Cosimo Delli Cecchi)
Direttore di produzione Tomas Tyler
Produzione Carlo ed Enrico Vanzina per Rai Cinema e International Video 80
Distribuzione 01 Distribution
Note Montaggio del suono: Claudio Spinelli; assistente alla scenografia: Giovanna Cirianni; assistenti agli effetti speciali: Paolo Del Bravo, Franco Galiano; parrucchiere: Giorgio Gregorini; altri interpreti: Paolo Cevoli (Moby Dick), Enzo Salvi (becchino); stunt: Alessandro Novelli; organizzatore generale: Riccardo Cardarelli.
Locations: Puglia, Sardegna, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte (Torino, piazza Castello; Villa Cimena a Castagneto Po).
Film realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
2061: dopo una tremenda crisi energetica dovuta all’esaurimento delle scorte petrolifere, il mondo è piombato in una sorta di cupo Medioevo. L’Italia è un paese disunito: al Nord è nata la Repubblica Longobarda difesa da un muro altissimo; nella Repubblica Popolare della Romagna la tassazione è al 100% ma abbonda la benzina; la Toscana è tornata ad essere un Granducato dove le fazioni dei Della Valle e dei Cecchi Gori lottano per il potere; al centro è rinato lo Stato Pontificio, un regime integralista dove domina l’Inquisizione; al Sud regna il Sultanato delle due Sicilie dove le temperature oscillano tra i 32 e i 54 gradi. Dalla Sicilia un gruppo di avventurosi patrioti intraprende un viaggio grottesco e picaresco, con lo scopo di unirsi alla resistenza e con la “mission imbossible” di arrivare a Torino per rifare l’Italia.
Dichiarazioni
«Nelle nostre intenzioni, 2061 è innanzitutto un film comico. Ma è anche un film a sfondo satirico, sul futuro del nostro tormentato paese. Abbiamo immaginato, senza distaccarci molto dal pessimismo imperante, che tra cinquantaquattro anni il pianeta Terra sarà totalmente sconvolto. Crisi energetiche, ecologiche, metereologiche, geopolitiche lo avranno mutato. In peggio. E il mondo vivrà una sorta di nuovo medioevo. Integralista, cupo e quasi gotico. Atmosfere in bilico tra quelle apocalittiche di Mad Max e quelle giocose de l’Armata Brancaleone. Diciamo subito, senza ipocrisia, che l’Armata Brancaleone è il film di riferimento al quale ci siamo ispirati. Diego Abatantuono interpreta il ruolo di un condottiero cialtrone e spavaldo che ricorda quello di Brancaleone da Norcia. E la sua truppa scalcagnata è una versione postmoderna dell’esercito puzzone di Monicelli. Gli scopi di questi antieroi, però, sono diversi. L’armata di Brancaleone era diretta in Terra Santa, per liberare il Sacro Sepolcro; l’armata di Abatantuono, invece, risale un’Italia sconquassata, con l’intento di rifarla. Già, perché nel 2061 l’Italia non c’è più. Per ironia della sorte è tornata ad essere divisa come quella di duecento anni prima. Al sud, invaso da neri ed islamici, c’è il Sultanato delle due Sicilie. Al centro è rinato lo Stato Pontificio, dove ha vinto il clero reazionario. In Toscana c’è di nuovo un Granducato dove si fronteggiano i seguaci del Duca Della Valle ed i ribelli di Cosimetto Cecchi Gori. In Emilia Romagna sventola la bandiera rossa di Falce e Mortadella. Al Nord, nella Repubblica Longobarda, hanno innalzato un muro lungo il fiume Po per impedire l’ingresso ai terroni. Per fortuna, in Piemonte, un gruppo di patrioti carbonari sogna la riunificazione della nazione. 2061 è un film on the road. Un viaggio buffo verso la speranza. È un film d’avventura. È un film d’azione. È anche un film sull’amicizia e sull’amore. Ma è soprattutto un film comico sulla cialtroneria del nostro paese che rischia di spaccarsi per colpa dei suoi regionalismi, dei suoi egoismi e della sua miopia. Qui lanciamo un grido d’allarme. L’Italia, a forza di litigi e spaccature, rischia veramente di disgregarsi» (C. ed E. Vanzina, www.fctp.it).
«A un'Italia ormai ridotta super trash, una comicità che le equivalga in una visione apocalittica non del Medioevo ma del Risorgimento prossimo venturo. Divertente infatti l'idea dei fratelli Vanzina di guardare il cataclisma ecologico avvenuto e di annunciare che l'unità del Paese sarà nel 2061 solo un ricordo. [...] La sceneggiatura dei Vanzina e di Abatantuono si destreggia tra questi giochi di parole, accenna a qualche questione di satira, poi la risolve con una battutaccia ma la commedia apocalittica ha comunque un idea cinicamente fantasy (ma poi quanto?) alla base che riscatta nel girovagare on the road regionale la pochezza dello scritto. Gli attori sono affiatati, fanno svelto gioco di squadra, Diego cita di tutto e di più, spesso il suo Attila, ma pure Di Pietro e la Tosca, e il bottino viene dalla vendita della Gioconda di Leonardo ritrovata nei sotterranei del Vaticano. Attenzione per il futuro: si scia su montagne di monnezza, la temperatura va dai 35 ai 54 gradi mentre Milano resta senza acqua potabile e ingabbia i terun, altro che Expo» (M. Porro, “Corriere della Sera”, 26.10.2007).
«[...] più che all'Armata Brancaleone, si pensa a certi pseudo-western futuristici di Castellari o di Margheriti. Insomma, è grandissima Serie B, e confessiamo volentieri che una dozzina di grasse risate ce le siamo fatte. Forse perché eravamo all'Adriano, cinema romano che viene citato nei dialoghi come un vecchio gioiello dei Cecchi Gori» (A. Crespi, “l'Unità”, 27.10.2007).
«2061 di Carlo Vanzina, commedia sul prossimo futuro d'Italia, fa la satira del Paese presente in modi piuttosto innocui, parlando in tutti i dialetti. L'idea è divertente, però la sceneggiatura è pigra, corriva, povera di invenzioni, e la realizzazione è mediocre, sciatta» (L. Tornabuoni, “La Stampa”, 26.10.2007).
Scheda a cura di Franco Prono
|