Suono Dolby Digital.
Film realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Andrea Spiegelman è una pittrice segnata da un terribile incidente nel quale ha perso la memoria e metà del volto. Incapace di riprendere la propria vita sociale, si rifugia con il marito in una villa isolata, ereditata da un eccentrico zio. Nel giardino della villa si trova una grande serra tropicale, in cui Andrea scopre che lo zio coltivava ogni genere di piante psicoattive, molte delle quali sconosciute alla scienza. Il diario in cui lo zio annotava le sue esperienze con le piante e le indicazioni per utilizzarle spinge Andrea a sperimentare a sua volta le droghe da esse prodotte, dapprima per combattere il dolore che le procura il suo volto sfregiato, poi per ritrovare l'ispirazione e ricominciare a dipingere. Quasi senza accorgersene, viene trascinata in un vortice di allucinazioni in cui la realtà diviene indistinguibile dall'incubo.
«Siamo i primi in Europa a usare un prototipo del nuovo modello Canon Hd, uno strumento che ci permette di dare un tocco particolare e sperimentale alla pellicola» (S. Zancolò, “TorinoSette”, 5.5.2006).
«In quest’ultimo periodo, il cinema sta trovando nella tecnologia due importanti percorsi evolutivi, spesso visti come opposti, due strade che portano verso due filosofie completamente differenti: da una parte l’alta definizione (HD), che apre gli orizzonti ad una produzione cinematografica della massima qualità sostituendosi alla pellicola ed offrendo non solo una eccezionale flessibilità tecnica, ma anche un’incredibile opportunità creativa sia ai professionisti affermati che ai nuovi registi che hanno la possibilità di proporre prodotti di altissima qualità con investimenti molto contenuti. Dall’altra parte una grande varietà di tecnologie, diverse ma convergenti, smistate da una grande rete, Internet, poderoso strumento distributivo e promozionale per il cinema (di cassetta e d’autore) che alimenta metodologie di fruizione innovative, come per esempio i device video da tasca. Questa che sembra una dualità, in effetti è una convergenza che ci porta verso il digitale nella sua concezione più globale: dati digitali fruiti da strumenti digitali, distribuiti per via digitale. Uno degli obiettivi che la produzione del film La radice del male si è posta, vista la grande profondità a livello d atmosfera che il film doveva tramandare, è stata quella di concedere estrema importanza alla fotografia, questo nonostante il budget ridotto stanziato per la sua realizzazione. Per sopperire a questo problema si è pensato di percorrere la via del digitale, definendo un importante accordo con Canon che ha messo a disposizione della produzione la propria videocamera digitale professionale top di gamma, la KL H1, che ha permesso di ottenere risultati paragonabili a quelli della certamente più costosa pellicola. Il film si basa su un ponderante fattore onirico, concetto egregiamente trasmesso al pubblico dal certosino lavoro svolto a livello di fotografia, questo grazie alle sapienti istruzioni di Pier Luigi santi, in grado di mettere in campo una provata esperienza cinematografica. [...] Il prodotto La radice del male è il primo tassello di un progetto articolato che, puntando su costi contenuti e idee originali, vuole facilitare il rilancio del cinema nel nostro paese» (Press News DNC Entertainment, 63° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2006).