«Questo film [...] ha conseguito in tutte le principali città d’Italia [...] il massimo successo. E tale successo è dipeso dalla trama interessantissima del soggetto, dalla valentia degli interpreti e dalla insolita grandiosità della messa in scena. [....] “La congiura di San Marco” [...] è appunto la continuazione de “Il ponte dei sospiri” [...] è un lavoro italiano, eseguito dalla “Pasquali Film”, e messo in scena dal pittore comm. Domenico Gaido, il cui nome legato a importanti capolavori dell’arte muta, ci dispensa dal dilungarci in lodi [...]. Ma una delle maggiori attrattive del film è certamente l’interpretazione di Amleto Novelli, la cui immatura morte, suscita ancor oggi il più accorato compianto. [....] “La congiura di San Marco” si può considerare il canto del cigno del grande attore. Attorno a lui si muove un numeroso complesso di ottimi e noti artisti: Ria Bruna, bellissima, dignitosa e passionale, nelle vesti della Dogaressa Leonora; Bianca Stagno Bellincioni, una Zanze soave di grazia popolana e malinconia; Bianca Maria Hubner, una Saita ardente di passione come le donne di Siria; Rosetta Solari, nella caratteristica figura della fattucchiera Cumea; Augusto Poggioli, un galante, fiero ed ardito Marco Bragadin; Arnaldo Arnaldi, nella parte del buffone Sorba [...]. Ma se i nomi che abbiamo citato, offrono la migliore garanzia di un’ottima interpretazione, lo sfondo su cui si muovono attori e personaggi, offre le più belle e le più suggestive visioni della Venezia dogale, che rivive attraverso una fotografia impeccabile» (“Al Cinemà”, a. V, n. 37, 12.9.1926).
«Dappertutto una grande armonia, la fotografia è chiara e curata, i costumi perfetti; in conclusione un film che tutti devono correre a ammirare e che all’estero non verrà troppo criticato... almeno lo speriamo» (M. Vanna, “L’Eco del Cinema”, a. III, n. 24, novembre 1925).