Organizzazione: Lia Furxhi; distribuzione in Italia: Pablo.
Nel film sono inserite alcune fotografie tratte dal libro Fiat autunno 80. Per non dimenticare di Pietro Perotti e Marco Revelli.
Documentario realizzato in collaborazione con Tele+ e Associazione Emilio Pugno, con il contributo di: Ministero dello Spettacolo, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comune di Torino
Premio Cipputi 2000 come migliore film sul lavoro.
Il film è stato realizzato utilizzando, tra l’altro, alcune ore di filmati inediti in Super8 delle lotte sindacali del 1980 girati dall’ex-operaio Fiat Pietro Perotti. Inoltre è stata aggiunta una cinquantina di interviste ad operai della stessa generazione di Perotti. L’elemento comune ai racconti dei protagonisti di Non mi basta mai è la disillusione, un senso di amarezza e di fallimento, che pare aver travolto non solo il loro impegno politico e sindacale ma, più in generale, tutte le loro vite, compresi i rapporti umani e familiari.
Al di sopra di questo esercito di sommersi, si elevano cinque storie di persone che sono state capaci di ricostruirsi una professione ed una identità, non rinunciando alle proprie idee e ai propri impegni politici e sociali ma confrontandoli con i cambiamenti della società, senza sentirsi dei reduci ma continuando a lottare per trasformare il mondo.
«Si parte dalle testimonianze di cinque lavoratori che parteciparono alla storica battaglia - i drammatici 35 giorni di sciopero alla Fiat cui si contrappose la marcia dei 40mila colletti bianchi - a segnare per sempre il volto del sindacato, scisso e alienato dalla base, senza più contatto nemmeno coi ceti medi. Una sconfitta che simboleggiò la fine del fordismo e l'inizio della globalizzazione, processi sui quali oggi ci si interroga: cosa hanno lasciato, dunque, nei cinque protagonisti di quei giorni, le battaglie e la militanza d'un tempo? L'impegno politico - quello che non basta mai - non è venuto meno, al pari della volontà di incidere, modificare la realtà, lasciare un segno del proprio passaggio. Solo che l'orizzonte non è più la famiglia Agnelli e la Fiat, "l' università" di chi, come Pietro, era entrato in fabbrica nel '69 e se n'è andato spontaneamente il 25 luglio dell’’85, ma i bambini cui destinare l'animazione e il lavoro creativo sui pupazzi di gommapiuma e cartone. O i nuovi tipi di aragoste della cooperativa Aragosta rossa di Gianni, licenziato perché "in odore" di terrorismo, che ha trasportato nell'impegno ambientalista in Sardegna la lotta d'un tempo. […] Non storie di reduci, ma, al contrario, di persone che hanno ricominciato a vivere, si sono riappropriate della propria esistenza, mostrando come, al di là della globalizzazione, la fine delle ideologie non porti con sé, necessariamente, la scomparsa della classe operaia. A riprova di questo mutato stile di vita stanno le immagini di Chiesa & Vicari, in cui si incrociano, senza retorica, le sequenze sgranate di ieri, montate in modo drammaticamente frenetico, a quelle luminose, tranquille e pulite di oggi, da cui emerge una recuperata dimensione di serenità - non di distacco – esistenziale» (M. Gottardi, “Segnocinema” n. 109, maggio-giugno 2001).
«Le fabbriche, viste in Babylon come spazio architettonico e oggetto estetico, si animano nel film-documentario Non mi basta mai (1999-2000) di storie realmente vissute (la vita di cinque protagonisti delle lotte operaie usciti sconfitti dai cosiddetti 35 giorni del 1980) e raccontate attraverso filmini in Super8 dell'epoca e nuove interviste in 16mm e video. Senza cadere nella facile nostalgia verso l'amarezza e la disillusione di un'esperienza politica fallimentare, Chiesa si interroga se sia possibile ancora oggi trasformare e migliorare collettivamente la società, prendendo come esempio le vicende di Pietro, Ebe, Pasquale, Vincenzo e Gianni» (D. De Gaetano, “Quaderni del CSCI” n. 6, 2010).