Regia Serena Checcucci, Enrico Omodeo Salè
Sceneggiatura Enrico Omodeo Salè, Carlo Gallione, Serena Checcucci
Fotografia Massimo Mosca, Serena Checcucci, Enrico Omodeo Salè, Silvia Aquilecchia, Stefano Gabrieli, Davide Allegra
Musica originale P.ORG@insicuri.net
Montaggio Massimo Mosca
Produzione Associazione Culturale Atelier per i Diritti Globali
Note
Ricerche: Enrico Omodeo Salè, Carlo Gallione, Serena Checcucci; post produzione video: Massimo Mosca; interventi di: Mietta Albertini, Mario Bartolini, Cesare Bermani, Fausto Bertinotti, Riccardo Bertoncelli, Gianfranco Capra, Giacomo Concina, Pierangelo Dondi, Franco Galeri, Gianangelo Gambarana, Ezio Leonardi, Luciano Lombardi, Bruno Marmo, Vincenzo Martorana, Sergio Negri, Gilberto Pagani, Mario Pasinetti, Mauro Quaglia, Gianni Rondolino, Luisella Scacchi, Oreste Strano, Aldo Sturman, Pucci Veronica.
Documentario realizzato con il contributo di: Associazione Novaracinefestival, Provincia di Novara, Istituto Storico della Resistenza “P. Fornara”, CGIL Novara, CISL Novara.
Nei titoli di cosa appare la didascalia: “a Ezio Alberione”.
Sinossi
Due giovani registi novaresi ritornano sulle tracce del film La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, tentando di ripercorrerne le fasi più significative e curiose: come è nata l’idea dell’opera, la sua struttura, i problemi legati alla produzione, la scelta delle locations novaresi, il legame forte che ha stretto con il territorio.
Dichiarazioni
«Autunnoinverno 19701971. La nebbia è quella di Novara, la fabbrica è la famosa Falconi, molti operai sono “operai veri”, il campione del cottimo è uno straordinario Gian Maria Volontè nei panni di Lulù Massa. Il film: La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Incuriositi da un evento che ancora oggi avrebbe dello straordinario, siamo ritornati sulle tracce del film tentando di ripercorrerne le fasi più significative e curiose: come è nata l’idea dell’opera, la sua struttura, i problemi legati alla produzione, la scelta delle locations novaresi, il legame forte che ha stretto con il territorio. Il documentario, attraverso un lavoro di ricerca storica che si avvale di interviste, testimonianze scritte, cronache dei quotidiani, critiche cinematografiche, ritorna sui luoghi del set: lo stabilimento della Falconi, il padiglione antonelliano dell’Ospedale Maggiore di Novara, la strada attigua all’Istituto Omar. E non solo: il nostro lavoro vuole rievocare l’atmosfera socio-politica di quegli anni dando la voce a molti suoi testimoni e protagonisti: la parola è passata ai personaggi novaresi che come comparse hanno partecipato alla realizzazione del film, o che anche solo come testimoni hanno potuto raccontare aneddoti, curiosità legate alla vita del set o alla stessa vita politica di Novara. Testimoni d’eccezione sono gli operai che allora lavoravano alla Falconi che, a causa si oscure manovre finanziarie, proprio in quei mesi aveva interrotto la produzione dei suoi famosi ascensori, aveva chiuso i cancelli e veniva occupata dai lavoratori in attesa di una decisione del Tribunale che potesse restituire a tutti il posto di lavoro. Un film su un film, dunque, che, tuttavia, a causa della sua impostazione non esclusivamente filologico-giornalistica, vuole conservare anche una propria autonomia artistica e narrativa, cercando di andare oltre l’opera di Petri, per fornire un quadro di un’epoca da molti dimenticata e da cui partire per tracciare un simbolico filo rosso che comprende problematiche decisamente attuali: la perdita del posto di lavoro e la disumanità del cottimo, infatti, sono temi che, nonostante siano passati trentacinque anni, non sono poi così distanti dalle problematiche odierne» (S. Checcucci, E. Omodeo Salè, www.gcpiemonte.org).
Scheda a cura di Franco Prono
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