Regia Carlo Campogalliani
Soggetto dal romanzo omonimo di Carolina Invernizio
Sceneggiatura Piero De Bernardi, Ezio D'Errico, Carlo Campogalliani
Fotografia Arturo Gallea
Operatore Alfieri Canavero
Musica originale Giovanni Fusco, Ezio Carabella
Suono Giovanni Canavero
Montaggio Loris Bellero
Scenografia Franco Fontana, Giancarlo Bartolini Salimbeni
Costumi Ruggero Perruzzi
Interpreti Franca Marzi (Luciana), Renato Baldini (Fabrizio), Luisella Boni (Viola), Alberto Farnese (duca Marcello), Carlo Lombardi (conte Adriani, padre di Renata), Floriana Mulas (Viola bambina), Letizia Quaranta (la vecchia madre di Fabrizio), Nico Pepe, Anna Arena, Domenico Serra, Fernando Farese, Graziella de Roc, Nino Marchetti, Barbara Leite (contessina Renata Adriani), Carlos Lamas (marito di Renata), Alberto Archetti
Produzione Leopoldo Imperiali per Ambra Film
Distribuzione Ambra Film
Note Organizzatore generale: Vieri Bigazzi.
Sinossi
Dall'amore segreto della contessina Renata Adriani e del giovane Fabrizio nasce una bambina, che viene sottratta ai genitori per ordine del padre di Renata. Costui accusa inoltre Fabrizio di un omicidio, del quale egli stesso è l'autore. Costretto a fuggire, Fabrizio vuol prendere con sé la sua bambina, che è stata affidata ad una donna; ma prende per equivoco la figlioletta di questa. Passano gli anni. Renata ha sposato un nobile, cui suo padre spilla quattrini. Prima di morire, la vecchia madre di Fabrizio riconosce in una povera ragazza di nome Viola, la figlia di suo figlio. Fabrizio ritorna, sotto falso nome, insieme a Luciana, che egli crede sua figlia. Apprende però che la defunta madre ha scoperto la sua vera figlia, ed egli stesso la riconosce nelle vesti di una cameriera amata onestamente dal giovane duca Marcello, ma perseguitata dal vecchio conte Adriani e insidiata da un uomo, che ella ritiene essere suo padre. Fabrizio, processato per omicidio, è salvato dalla testimonianza di Renata.
«È una traccia che si perde nella notte dei tempi quella di Campogalliani. Giunse a Torino per la prima volta nel 1915 per girare dal 23 luglio Al Gufo Nero per conto della Ambrosio. Qui lavorò a lungo, sposò Letizia Quaranta, con la quale girò film anche in Germania, e attraversò tutti i generi durante il muto, con il sonoro, prima e dopo la guerra ed ora lo si vede richiamato da Venturini per riprendere, parallelamente alle difficili vicende finanziarie e giudiziarie, un'attività di produzione. Foglio di via, prodotto dall'Ambra nel '54, apre il trittico di Campogalliani. È l'unica storia contemporanea mentre gli altri due (L'orfana del ghetto, 1954 e L'angelo delle Alpi, 1957) sono tratti da romanzi della Invernizio. Cosetta Greco allora emergente e Renato Baldini, un bel viso di duro, si aggiungono ai fedeli Massimo Serato, Gallea, Bigazzi, Canavero. Settanta milioni sono il brutto responso del mercato a questa vicenda di dolori, inganni e riscatto. Mentre i 270 milioni dell'Orfana del ghetto premiano il sicuro mestiere di Campogalliani, la svelta sceneggiatura di Piero De Bernardi, e tutto lo stuolo dei migliori attori e tecnici ingaggiati dall'Ambra: Franca Marzi, Luisella Boni, Alberto Farnese, Renato Baldini e, ovviamente, Nico Pepe, Carlo Lombardi e C. Appare brevemente anche Letizia Quaranta che aveva calcato tutti i set della FERT e, consorte di Campogalliani, lo aveva seguito nella carriera qui conclusa. Gallea, Fusco, Carabella, Bartolini Salimbeni, sono della partita» (L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito. Giorgio Venturini alla FERT (1952-1957), Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
«Nel film trionfano i migliori sentimenti, i malvagi sono puniti, í protagonisti riconoscono il loro peccato; ma l'indole della vicenda, l'insana passione del padre putativo per Viola, le deboli giustificazioni di alcuni personaggi, alcuni abbigliamenti femminili impongono riserve. Per adulti di piena maturità morale» (Centro Cattolico Cinematografico, Vol. XXXVI, Dispensa 9, 1954).
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