Altri titoli: Cuore d’inchiostro
Regia Iain Softley
Soggetto dall’omonimo romanzo di Cornelia Funke
Sceneggiatura David Lindsay-Abaire
Fotografia Roger Pratt
Operatore Lizzie Kelly, Philip Sindall, Ben Wilson
Musica originale Javier Navarrete
Suono Michael Connell
Montaggio Martin Walsh
Effetti speciali Caimin Bourne, Ryan Conder, Stefano Corridori, Neill Gorton, Peter Hawkins, Gareth Wingrove
Scenografia John Beard
Arredamento Niamh Coulter
Costumi Verity Hawkes
Trucco Nicola Buck, Jo Grover
Aiuto regia William Booker, Inti Carboni, Chloe Chesterton, Tommy Gormley
Interpreti Brendan Fraser (Mortimer Folchart), Andy Serkis (Capricorno), Eliza Bennett (Meggie Folchart), Paul Bettany (Dita di polvere), Jim Broadbent (Fenoglio), Helen Mirren (Elinor Loredan), Sienna Guillory (Resa), Rafi Gavron (Farid), Jamie Foreman (Basta), Lesley Sharp (Mortola), Matt King (Cockerell), Marnix Van Den Broeke (Shadow), Steve Speirs (Flatnose), Tereza Srbova (Rapunzel), Richard Strange (antiquario)
Casting Daniel Hubbard, John Hubbard, Gianfranco Cazzola
Direttore di produzione Ute Leonhardt
Produttore esecutivo Mark Ordesky, Diana Pokorny
Produzione Cornelia Funke, Ileen Maisel, Barry Mendel per New Line Cinema
Distribuzione New Line Cinema
Note Direttore della fotografia della seconda unità: Alan Stewart; operatore della seconda unità: Ben Wilson; assistenti operatori: John Adefarasin, Simon Hume, Clive Mackey, Sam Renton; fotografo di scena: Murray Close; montaggio del suono: Nick Adams; assistenti al montaggio: Matthew Tucker, Alison Carter, Jo Dixon; coreografo: Paul Harris; assistente scenografo: Thomas Brown; pittore: Sacha Cappabianca; assistente costumista: Anna Lombardi; assistente al montaggio: Matthew Tucker, Alison Carter, Jo Dixon; parrucchiere: John Henry Gordon; assistenti alla regia: Alice Filippi, Fraser Fennell-Ball, Richard Graysmark, Mark Layton, Carolyn Milner, Edoardo Petti; altri interpreti: Adam Bond, Antonio Gil, Isabella Clark, Mirabel O’Keefe, Stephen Modell, Alex Argenti, Jay Fuller, David Stevenson, Mike Godfrey, Leeroy Bailey, Mike Busson; assistenti di produzione: Edward L. Dark, Gianluca Apa, Nathalie Baldascini, Giovanni Bossetti; location manager: Milena Bono, Simon Crook, Andrea Alunni, Stefano Biraghi; location manager in Italia: Andrea Alunni, Stefano Biraghi, Bill Darby, Teresa Darby; segretaria di produzione: Bertie Spiegelberg; coordinamento di produzione: Lara dall'Antonia, Clarissa Newman; assistente coordinatore: Daniele Manca; organizzazione generale: Massimo Iacobis, Robin Melville.
Il film è stato realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Gran Bretagna (Bourne Woods, Farnham, Surrey, London); Italia, Ponente ligure (Alassio, Albenga, Laigueglia, Balestrino) e Piemonte (Entracque); Studi cinematografici di Shepperton (Surrey, Gran Bretagna).
Sinossi
Meggie è una gran divoratrice di libri come suo padre Mo, che però non può leggerli a voce alta, perché se lo facesse permetterebbe ai personaggi dei romanzi di uscire dal loro mondo ed entrare nella vita reale. Una notte, dopo aver letto Cuore d'Inchiostro, Mo viene rapito da un losco figuro dal cuore nero, e sua moglie scompare tra le pagine del libro. La piccola Meggie deve quindi salvare suo padre con l'aiuto dei suoi amici, e non solo quelli della vita reale...
Dichiarazioni
«È una storia di magico realismo e il libro della Funke è così ricco d’ispirazione da animare ogni scena del film. Le illustrazioni del libro, le sue descrizioni dei personaggi ci saranno da guida per fare di Inkheart un film altrettanto magico» (I. Softley, www.fctp.it).
«La Liguria in sé è un personaggio del mio libro, la cui storia è stata ambientata dal regista Iain Softley in un seti naturale che sapesse riecheggiare, come dice lui, la bellezza e la ruvidezza del paesaggio italiano. Ciò mi ha dato l’opportunità di scrivere una lettera d’amore a questa regione» (C. Funke, “La Stampa”, 19.10.2008).
«Le rovine mozzafiato di Balestrino, incastonate tra le alture savonesi, hanno incantato gli attori il primo giorno delle riprese a tal punto che, come spiega la stessa Mirren, “non c’è stato bisogno di altro per entrare nel film”. [...] È stato un attore americano, Brendan Fraser [...], a ispirare il protagonista stesso di Cuore d’inchiostro, quando ancora il romanzo germinava nella testa della scrittrice: era a lui che la Funke pensava mentre le usciva dalla penna il babbo-ragazzone Mo Folchart, dotato del potere magico di far scire i personaggi dai libri e si è impuntata per averlo, nonostante la produzione pensasse a qualcuno più noto. “È una cosa che capita di rado”, dice abbassando modestamente gli occhi il torreggiante Brendan, che col suo vocione profondo, in una lettura personale per la Funke prima delle riprese, le ha dato una campionatura di 27 voci diverse per altrettanti personaggi» (M.C. Bonazzi, “La Stampa”, 19.10.2008).
«Iain Softley - anche produttore con la Funke – dimostra di conoscere i meccanismi del fantasy, trovando il giusto equilibrio tra commedia, azione e immaginazione. Bravo Fraser, impareggiabile (ma non è una novità) “zia” Helen Mirren. Siamo più dalle parti di Narnia che di Hogwarts ( Harry Potter), ovvero nei limiti di un genere che inizia a mostrare segnali di stanchezza. Inkheart però un merito tutto suo ce l’ha: aver trasformato l’Italia - dove è stato girato - in un Paese da favola» (G. Arnone, “Rivista del Cinematografo” nn. 1-2, gennaio-febbraio 2009).
«Destinato, nella regia semplice di Iain Softley, a un pubblico di bambini, Inkheart è un inno alla rapinosa magia della lettura; per noi ha il valore aggiunto di una pittoresca cornice ligure fra mare (Alassio) e monti» (A. Levantesi, “La Stampa”, 20.2.2009).
«Se l'accurata selezione degli interpreti in Harry Potter non sembra prescindere da come J.K. Rowling immaginasse i personaggi dei suoi sette romanzi, la scelta di Brendan Fraser come protagonista di Inkheart - La leggenda di Cuore d'Inchiostro ripropone un caso di metalinguismo simile a quello di Darcy/Firth. Infatti Cornelia Funke, definendo Mo Folchart, pensava proprio a Fraser, al suo aspetto, alla sua mimica e voce. Da questo punto di vista la fantasia dei lettori non potrà sentirsi tradita, così come non dovrebbe esserlo per le ambientazioni, collocate in entrambi i casi in Liguria. Dunque il romanzo nasce “cinematografico" e utilizza come fonte di ispirazione un attore che ha tutte le caratteristiche per lavorare credibilmente con comprimari (mummie, disegni animati) che esistono solo nella postproduzione Una dote in comune con gli attori di teatro, i quali sembrano a loro agio in simili film, forse perché da sempre abituati a impiegare l’immaginazione per fare di quattro assi e un fondale un universo intero. […] Il rapporto tra autore, personaggi e lettori è sempre ambiguo, letale ma indissolubile. Forse poco originale, giacché alla fine tutti tornano al loro mondo, ma non è detto: nella migliore tradizione contemporanea ci sono altri due romanzi da evocare sullo schermo» (A. Antonimi, in “Duel” n. 50, marzo 2009).
«Ogni tanto il vertiginoso gioco tra mondi diversi si complica e si ingarbuglia, ma più che la logica del racconto sembra far difetto a Inkheart il coraggio di portare fino alle estreme conseguenze l'intreccio tra realtà e fantasia, tra personaggi nati dai libri e quelli usciti dal mondo quotidiano. Il gioco poteva essere ben più vertiginoso e coinvolgente e invece un cast altalenante, a cominciare da un Brendan Fraser che porta eternamente scolpito in faccia un sorrisino inespressivo, e una regia solo scolastica stentano a far decollare il film. Ci provano alcuni indovinati effetti speciali - l'ombra finale è decisamente riuscita - e l'idea che i personaggi dei racconti possano diventare così veri per i loro lettori da trasformarsi in esseri di carne ed ossa« (P. Mereghetti, "Corriere della Sera" 20.2.2009)
«Non è solo una location suggestiva: il romanzo della Funke è ambientato proprio sulla Riviera di Ponente; e l'autore del libro cui Brendan Fraser dà la caccia, che è intitolato appunto Inkheart, si chiama, bontà dell'autrice, Fenoglio. Difficile però credere che l'autore del Partigiano Johnny avrebbe gradito l'omaggio. Tutto infatti si riduce a un duello a colpi di effetti (poco) speciali, che trascura o sfrutta superficialmente, le possibilità dischiuse dalla combinazione fra i due mondi. I soli momenti di emozione sono l'incontro fra lo scrittore stupefatto e i suoi personaggi, e in particolare il mangiafuoco Paul Bettany, che scopre sgomento di dover morire alla fine del libro, ma si ribella ("Tu non sei il mio dio!"). E la battaglia. finale, combattuta scrivendo in diretta pagine che costringano i cattivi trionfanti a rientrare nei ranghi. Il resto è prevedibile, sia come eventi che come immagini» (F. Ferzetti, "Il Messaggero", 20.2.2009).
«Fantasy molto infantile, senza le soluzioni lussureggianti o la portata allegorica di altri casi (Il signore degli anelli). Ci si accontenta» (P. D'Agostini, "la Repubblica", 20.2.2009).
Scheda a cura di Franco Prono
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