«Forse non sarebbe nemmeno giusto chiamarla “lettera”, dal momento che non esiste un ricevente diverso dal mittente; d'altra parte c'è un'evidente contraddizione tra titolo e sottotitolo: nel primo si manifesta la sfiducia nei confronti della possibilità di comunicare, nel secondo la speranza che qualcuno voglia fare lo sforzo di capire. C'è una protagonista che non compare mai; è però presente attraverso i gesti, le cose, le persone, che per lei contano o che comunque occupano il suo quotidiano, dal vile al sublime» (M. Navale, www.torinofilmfest.org, 1988).