Supervisione alla regia: Luigi Rovere; assistente operatore: Aldo Scavarda; assistenti alla regia: Mario Barbagli, Antonella Lori.
«Realizzato a Torino durante il periodo di Salò, il film risulta aver visto la luce (fugacemente) nel 1945. Come per gli altri film del periodo se n'è persa la memoria e come gli altri "confratelli" è rifiutato dai compilatori di annuari e dizionari. Se si escludono il saggio di R. Chiti e M. Quargnolo (Il cinema di Salò), pubblicato su “Bianco e Nero” nel dicembre 1961, e l'approfondita analisi della produzione "veneziana" 1944/1945, di G. Ghigi in L'immagine e il mito di Venezia nel cinema, il cinema di Salò, per critici e storici "non esiste" (lo stesso Savio in Ma l'amore no si ferma al 1943 e tiene a comunicare che dal suo lavoro sono “...a maggior ragione, esclusi i film prodotti nel 1944-45 sotto l'egida della Repubblica di Salò...”. Pur non volendo addentrarci in complicati e fondamentalmente sterili discorsi politici - che ben poco c'interessano - ciò che non riusciamo a comprendere è perché la storia del cinema italiano si interrompa nel 1943 e riprenda nel 1945/46! E i venti-trenta film prodotti nel 1944/45? D'accordo che sono stati realizzati in un particolare momento storico, in una particolare (e drammatica) situazione politica; d'accordo che a produrli e realizzarli furono probabilmente dei filofascisti (ma fra loro anche semplici simpatizzanti e avventurieri della "celluloide" e anche personaggi apolitici che approfittarono della situazione per "lavorare"); d'accordo su tutto: ma è sufficiente ciò per cancellare un anno e mezzo di cinema italiano? Pare proprio di sì: di quel cinema, oggi, è quasi impossibile trovare una traccia» (R. Chiti, R. Poppi, Dizionario del cinema italiano. Volò. 2. I film dal 1945 al 1959, Grenese, Roma, 1991).
«Se qualcuno ha voglia di dare un'occhiata ai giornali usciti a Torino il 26 aprile 1945 (il giorno prima dell'insurrezione popolare che segna il definitivo abbandono da parte dei tedeschi del capoluogo subalpino), noterà naturalmente come dell' imminente crollo del nazifascismo non vi sia traccia alcuna. E questo è normale, perché in tempo di guerra ogni informazione è rigidamente filtrata. Ma tra le notizie ce n'è una veramente curiosa. Riguarda l'annuncio per il 27 aprile di una prima sontuosa al cinema Corso di Corso Vittorio, una delle sale più eleganti di Torino, dove avverrà l'anteprima di Scadenza trenta giorni, un nuovo film diretto da Luigi Giacosi e interpretato da alcuni attori all'epoca noti per le commedie: Antonio Gandusio, il bel Roberto Villa, Ernesto Calindri, Lilla Brignone. Al di là della curiosa coincidenza temporale (l'anteprima naturalmente non ci sarà) va ricordato che la scelta della sala non era casuale. Il film era stato infatti girato proprio negli splendidi spazi déco dell'atrio del cinema, costruito nel 1926: preziosi marmi, lucenti specchi, policrome vetrate, come scriveva nel 1944 la rivista “Dramma”, elementi utilizzati per simulare che fosse l'atrio di un grande albergo. Quel cinema, forse il più bello di Torino, fu distrutto nel 1980 in un incendio scoppiato nottetempo» (S. Della Casa, “La Stampa - TorinoSette”, 18.4.2008).