Regia Umberto Viani
Soggetto Giusi Amato, Umberto Viani, Claudio Micol
Sceneggiatura Umberto Viani
Fotografia Umberto Viani
Operatore Yuri Storasi
Montaggio Claudio Micol
Interpreti Fabrizio Valezano (Peter), Pietro Bertoldo (Il Nobile)
Direttore di produzione Giusi Amato
Produzione Dreams Communication, Regione Piemonte
Distribuzione Servizi Tv Bardini
Note Sottotitolo: L’avventura di un popolo.
Musica popolare eseguita da: Gruppo corale folcloristico ImLand; Gruppo celtico Tir Na Moe; Musicalmates; Villasara Music House; voce over: Ferdinando Tiani.
Locations: Alta Val Sesia (Vercelli) comprendente Val Vogna, Val Grande, Val Sermenza, Val d’Egua e Val Mastallone.
Sinossi
Ai piedi del monumentale ghiacciaio del Monte Rosa si estende la Valsesia ed è in questa valle che nel 1200 d.C. un gruppo di coloni Walser, provenienti dalla Germania, attraverso i più alti valichi alpini, vi giunse e vi si stabilì. In seguito nuovi nuclei si aggiunsero ai primo coloni, spinti dalla sete di libertà e dall’esigenza di scoprire nuove terre da coltivare. I villaggi Walser hanno mantenuto fino ai nostri giorni intatte le loro case, strutture architettoniche in legno e pietra viva: tutto materiale reperito sul posto. Così come hanno saputo mantenere le loro tradizioni e cultura, le lavorazioni della lana, della canapa, del legno e della pietra. I Walser di ieri visti con gli occhi di oggi. Come vivono e come si prospetta il futuro per le nuove generazioni. L’attore Fabrizio Valezano interpreta il ruolo di Peter, un giovane Walser alla scoperta delle sue origini e di ciò che ancora rimane di questa antica cultura di montagna, della civiltà di questa gente di frontiera, abituata ad abitare luoghi impervi ed inospitali. Tra realtà, immaginazione e rievocazione Peter percorre a piedi le valli dei Walser, alla ricerca di ciò che resta degli antichi insediamenti e dei loro immortali segreti.
Dichiarazioni
«Ho voluto esaltare soprattutto lo spirito di questa popolazione di frontiera, i Walser che, con il loro coraggio e la loro caparbietà sono stati un esempio nella civilizzazione del mondo alpino di una parte del nostro Piemonte. Il loro non è un mondo perduto in valli perdute, ma un mondo che ricerca oggi la sua identità di ieri. Infatti il popolo Walser, di ceppo alemanno, si stabilì nell’alto Vallese (di qui probabilmente l’origine del nome Walser) nel XIII sec d.c., da qui si mossero in direzione del versante italiano delle Alpi, valicarono le cime innevate del gruppo del Monte Rosa e scesero in Val Sesia, alcuni dalla parte di Macugnaga o Gressoney ed altri probabilmente dalla parte svizzera di Campello. La loro fu una marcia dura, piena di insidie, una marcia verso terre delle quali avevano solo sentito raccontare da qualche pellegrino, ma pur sempre una marcia verso la libertà. Dopo la liberazione della Val Sesia dai Conti di Biandrate, molti feudatari, decisero di promuovere lo sfruttamento dei pascoli di alta quota, affidandoli a questa popolazione. I Walser furono grandi colonizzatori, grandi agricoltori, grandi costruttori e falegnami. Trasformarono i boschi in campi produttivi, costruirono acquedotti per il recupero delle acque del disgelo, perfezionarono tecniche e strumenti di lavoro fino ad allora sconosciuti, tramandandoli di valle in valle e di figlio in figlio. Fu talmente grande l’ammirazione che suscitarono nei feudatari dell’epoca, che fu concesso loro di non essere più soggetti alla regole di schiavitù e furono esentati dalle imposte raggiungendo così la loro identità di popolo libero» (U. Viani, Dichiarazione originale).
Scheda a cura di Valeriana Rosso
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