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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Produzioni Tv



Enrico Mattei. L’uomo che guardava al futuro
Italia, 2009, 200', Colore


Regia
Giorgio Capitani

Soggetto
Monica Zappelli, Giorgio Marcuzzo, Claudio Fava

Sceneggiatura
Monica Zappelli, Giorgio Marcuzzo, Claudio Fava

Fotografia
Giovanni Galasso

Montaggio
Alessandro Lucidi

Scenografia
Antonello Geleng

Arredamento
Simona Garotta

Costumi
Enrica Biscossi

Interpreti
Massimo Ghini (Enrico Mattei), Vittoria Belvedere (Greta), Franco Castellano (Boldrini), Simone Montedoro (Ottavio), Mirko Petrini (Fabbri), José Maria Blanco (Zammatti), Giacomo Piperno (Alcide De Gasperi), Riccardo Polizzy Carbonelli (Clarici), Sidney Rome (Claire Booth Luce)

Casting
Simona Tartaglia, Sara Patti

Produttore esecutivo
Daniele Passani

Produzione
Luca Bernabei per Lux Vide, Rai Fiction

Note
Story editor: Mario Ruggeri; Location manager: Federico Mazzola; post produzione: Rosario Ranieri; organizzatore generale: Niccolò Forte; produttore creativo Lux Vide: Sara Melodia; producer Rai: Fania Petrocchi.
 
Questa miniserie televisiva in due puntate è andata in onda su RaiUno in prima serata il 3 e 4 maggio 2009, ottenendo un grande successo di ascolti: 6.205.000 telespettatori e uno share del 26,64. Questi dati Auditel sono il miglior risultato ottenuto da una miniserie nell'arco di tutta la stagione di fiction Rai-Mediaset 2008-2009.
 
Locations torinesi: via Mazzini, via XX settembre, Turin Palace Hotel, via Camerana, piazza della Consolata, via Assetta.




Sinossi
A quindici anni operaio, a vent'anni direttore di fabbrica, Enrico Mattei a 25 anni ha appena messo in piedi la sua prima impresa industriale quando conosce Greta, ballerina austriaca di cui si innamora e presto sposa. Quando scoppia la guerra Mattei entra nella Resistenza e diventa un capo dei partigiani “bianchi”. Finita la guerra, gli viene affidato l’incarico di liquidare l'Agip, un’impresa piena di debiti. Insospettito dalle offerte di acquisto di diverse multinazionali, Mattei si rende conto del valore dell'azienda e si oppone alla sua vendita, ma riesce a scoprire giacimenti di metano e di petrolio. Fonda l'Eni, impresa che stringe accordi all'estero e gestisce tutte le fasi di produzione delle fonti energetiche. Le “Sette Sorelle”, gelose del loro monopolio, cercano di impedire all’Eni di operare a livello internazionale, così Mattei interloquisce in prima persona con i paesi produttori e si accorda con l'Iran stravolgendo le regole del mercato mondiale. Da questo momento la vita di Mattei è in pericolo. I suoi viaggi all'estero si alternano con la costruzione di grandi centrali in Italia. Sostiene la guerra di liberazione dell'Algeria e va contro il potere mafioso in Sicilia, dove ha in progetto di costruire una grande raffineria. Ed è proprio a Catania che Mattei prende il suo ultimo aereo: muore in un attentato di cui non si è mai scoperto l'autore.




Dichiarazioni
«Come uomo conoscevo poco Mattei, sapevo di lui quello che era noto a tutti, e durante la lavorazione del film ho scoperto tante cose su di lui. Mattei era considerato da molti un uomo senza scrupoli, cinico, ma se lo è stato, è stato per il bene dell'Italia. Secondo molti era un corruttore incorruttibile e un grande donnaiolo, ma curiosamente politica e donne le ha sempre lasciate fuori dal suo studio. Era un uomo coscienzioso, con la passione per la pesca, che non ha mai intascato i suoi stipendi da Presidente dell'Eni, non ha mai avuto bisogno di rubare o di farsi corrompere, perché era al di sopra di queste cose. Ci siamo innamorati tutti di lui, e trovo che sia morto troppo presto. L'Italia, e non solo, avrebbe avuto bisogno di lui oggi. La sceneggiatura che mi era stata presentata era già molto affascinante sulla carta e man mano che si realizzava prendeva vita e diventava vera. Abbiamo necessariamente romanzato delle parti, come il rapporto con la moglie, ma d'altronde chi poteva sapere con certezza cosa succedesse nel chiuso della loro stanza? Mattei ha sempre dichiarato di aver usato i partiti politici come fossero taxi, “Salgo, mi faccio portare dove voglio, scendo e pago”. Forse questo può essere considerato un atteggiamento cinico, ma il suo interesse primario era sempre il bene dell'Italia. Comunque sia, la differenza rispetto all'oggi, è che Mattei era un uomo al di sopra delle cose, che guardava solo alla libertà che si poteva ottenere grazie all'indipendenza energetica» (G. Capitani, www.movieplayer.it/articoli, 29.4.2009).

«Per noi si trattava di una sfida estremamente stimolante e ricca di fascino. L'Italia di oggi non può prescindere dal sogno di Enrico Mattei di portare energia a basso costo in tutte le case del paese. Questa è anche la storia di un "eretico" e di un paese che riusciva a immaginarsi uno sviluppo, è il racconto di un uomo che ha costruito tutto col proprio lavoro. Il nostro compito era quello di rendere affascinante la vita di un industriale, che sappiamo bene non essere proprio una figura che si presti a questo genere di racconti. Nella storia della nascita dell'Agip e dell'Eni c'è il racconto di un'impresa che mette le mani nel fango, le gesta di un repubblichino che insieme a un partigiano diventano simbolo di un'Italia che si rimbocca le maniche, la sfida accettata e vinta di un uomo che ha permesso il progresso del nostro paese» (M. Zappelli, www.movieplayer.it/articoli/05694, 29.4.2009).

«[...] prima di girare mi sono stati molto utili i racconti di Ettore Bernabei, il quale ha conosciuto bene Mattei, nel costruire un personaggio che affrontavo con difficoltà e passione. Mi è servita a capire meglio la personalità del personaggio anche un'intervista di Biagi fatta a Mattei poco tempo prima della sua morte, in cui questi spiegava con eloquenti gesti quello che aveva fatto, che stava facendo e che avrebbe voluto fare. La sua capacità di comunicazione, mossa dalla preoccupazione di farsi capire da tutti coloro che lo ascoltavano, è stata per me una fonte di ispirazione, così come la sua eleganza. Il dovere di chi trasforma una storia in un film è riportare un racconto a un esempio» (M. Ghini, www.movieplayer.it/articoli/05694, 29.4.2009).





«L'uomo che guardava al futuro: con questo titolo, stasera e domani, va in onda su Rai Uno la fiction su Enrico Mattei. Ma ai suoi tempi, per i sussiegosi e pragmatici funzionari della diplomazia britannica, più che guardare al futuro il capo dell'Eni era l'uomo che intralciava il loro presente. Anzi, seriamente e decisamente lo minacciava. Fino al punto di...? Alt, no, questo non si può dire. Anche se il cospicuo dossier arrivato in Italia include carte a loro modo profetiche - tipo la fotocopia di un articolo del Financial Times che a due giorni dalla morte di Mattei si chiede se questi "dovrà andarsene" (Will signor Mattei have to go?) - i documenti recuperati da Mario J. Cereghino negli archivi britannici non autorizzano forzature, né automatismi cospirativi. Eppure, a meno di tre mesi dall'incidente aereo di Bascapé, 27 ottobre 1962, in un documento classificato come "segreto", dal ministero dell'Energia scrivono al Foreign Office: "L'Eni sta diventando una crescente minaccia agli interessi britannici. Ma non dal punto di vista commerciale [...] La minaccia dell'Eni si sviluppa, in molte parti del mondo, nell'infondere una sfiducia latente nei confronti delle compagnie petrolifere occidentali". [...] Lo storico Nico Perrone, il massimo studioso di Mattei, ha esaminato questi documenti: "Contengono giudizi più sottili, più articolati e più intelligenti di quelli che si trovano negli archivi americani. A Washington reagivano grossolanamente e in ritardo; mentre gli inglesi avevano capito meglio e subito". I funzionari britannici stanno addosso al presidente dell'Eni. Abbondano le schede, i rapporti, i memorandum. Si inventano pure il termine Matteism per indicare un modo di fare politica e affari. A loro modo lo ammirano anche. Questo si legge in un rapporto del Foreign Office alla legazione britannica di Washington: "Mattei punta in alto. A nostro parere è un manager tosto e un uomo potente nonché pericoloso". [...] Dai documenti si capisce che il "pericolo" è doppio. Riguarda da un lato le questioni dell'energia, ma dall'altro va a sbattere sulle alleanze e sulla stabilità di intere aree del mondo, a partire dal Medio Oriente, per giunta all'indomani della crisi di Suez. Il guaio supplementare è che dell'anticolonialismo questo italiano ha fatto una bandiera. Il petrolio è un mezzo per affermare una politica sociale e nazionale: "I successi in Egitto e in Persia gli hanno dato alla testa [...] Di fatto ha dato fuoco alle navi"» (F. Ceccarelli, “la Repubblica”, 3 maggio 2009).




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