Altri titoli: Fronde d’ulivo
Regia Alfredo De Antoni
Fotografia Cesare Cavagna
Interpreti Linda Pini (Lucia), Lido Manetti (Paolo), Alfredo De Antoni, Enrico Scatizzi
Produzione Fert Film
Distribuzione Pittaluga
Note 1716 metri
Anno di produzione: 1923
Visto censura n. 18890 del 30.11.1923
Nelle réclame dell’epoca il titolo era talvolta riportato come Fronde d’ulivo.
Sinossi
Lucia, orfana raccolta da una Marchesa, si dedica alle opere di carità soccorrendo i bisognosi e, col consenso della propria benefattrice, ama riamata il di lei nipote, il Conte Paolo. La casa della Marchesa viene visitata quasi giornalmente da un ex Ammiraglio che molti anni prima perse l’unica figlia, sposatasi con tale Alberti. Durante un veglione di Carnevale, in seguito a sconvolgenti rivelazioni fatte da uno sconosciuto misterioso, Lucia annuncia di dover abbandonare la vita condotta fino a quel momento e inizia ad accudire l’Ammiraglio, vecchio e malato, come un padre, trasferendosi a casa sua. Lo sconosciuto, in realtà Alberti, tenta di ottenere il perdono del suocero raccontandogli della morte della moglie e viene da questi sfidato a duello; Paolo, non potendo rinunciare alla donna amata, si reca dalla ragazza e si offre di battersi al posto dell’Ammiraglio ma Lucia, tra le lacrime, svela il suo segreto: è la figlia di Alberti e con il proprio affetto tenta di rimediare alla solitudine causata al nonno da suo padre. Tutti si riconciliano.
«Più che opera d’arte è questa opera d’interpretazione poiché alla genialità dell’invenzione debole dell’assieme, nell’amalgama del soggetto è sostituita una profonda umanità vibrante per opera degli artisti. E la debolezza iniziale consiste sopratutto nell’impostazione del tema che forse per la rapidità sintetica o un eccessivo dinamismo, per quanto chiarificato dalle didascalie, o per una restrizione mimetica, che occulta molte intenzioni, ne limita il racconto, creando una saltuarietà e una frammentarietà dannose. Questo constatiamo sopratutto nella prima parte mentre in seguito procede con maggiore logica e correttezza. Ma, a noi sembra, scopo principale di questa produzione è di riprodurre dei ritratti di anima, dei movimenti spirituali e grazie alla virtuosità di Linda Pini e del Manetti lo scopo è pienamente raggiunto, giacché per entrambi lo sviluppo dei sentimenti e delle passioni è vasto e prospetta posizioni e pose di grande intensità. Le scene brillanti e quelle drammatiche sono sostenute con valore ed espressione raccogliendo a fasci sensazioni delicate e fortemente emotive». (Gulliver, “La Rivista Cinematografica”, n. 4, 25.2.1924).
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