Tucci-ucci tenta di cogliere una dimensione fatata in un’azione comune: il cortometraggio «trasforma un micro-evento irrilevante (la preparazione di un piatto di frittelle) nel pretesto per un’avventura nel meraviglioso quotidiano, in cui piccoli frammenti di magico e di onirico irrompono inattesi a cambiare le cose e i gesti» (P. Bertetto, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
Il protagonista Tucci Russo, afferma scherzosamente Janus, «esiste veramente. Posso garantirlo io stesso, perché io l’ho incontrato più di una volta nei locali della sua Galleria, appollaiato ai piani superiori del Mulino Feyles, nel vecchio centro di Torino, e non penso che fosse un’illusione» (Janus, Ibidem). Che il cortometraggio non esista più non è casuale – continua ironicamente Janus - «La sparizione del film e la sparizione delle frittelle sono legate tra loro da una catena di conseguenze che meriterebbero d‘essere approfondite filosoficamente. Regna il mistero. Un film che non esiste è come un film che esisterà sempre» (Janus, Ibidem).
«La preparazione di una frittella diventa occasione di una catena di eventi magici, operazione che si dissolve in gesti irrealizzabili, in un lungo rituale alchemico casalingo. Nello stile surrealista è l'apparizione del personaggio stravagante, l'araba, la dissoluzione del gioco: la frittella divorata un attimo prima di essere servita. Il ritmo del gioco e il ritmo dell'assurdo si compongono in questo teatro filmico: il movimento delle immagini, ma più il significato che queste assumono, può interpretarsi come un mobile e continuamente aggregante puzzle» (V. Fagone, La fugace vita dei fotogrammi, in Nespolo Cinema Time After Time, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2008).