Film composto da due episodi, ispirati a leggende di paese. Nel primo (L’impronta della morte) due giovani, sfidando una credenza popolare, escono nella notte dei morti, e vanno incontro ad una tragica avventura… Nel secondo (La torta del diavolo) due fratelli comprano un libro maledetto e, dopo averlo portato a casa, si trovano a combattere con le forze del male.
«L’idea di realizzare un film
horror a episodi risale alla mia infanzia. Nel 1979, poco più che adolescente, girai in super 8 un cortometraggio di 15 minuti intitolato
Vecchie cose. Cose dimenticate e diviso in due parti. Iniziava con un ragazzino – mio fratello – che prendeva un fumetto horror dal titolo
Il corriere della paura e cominciava a leggere alcune storie che prendevano, per così dire, vita. Con tutte le riserve del caso, forse oggi lo paragonerei ad una brutta copia di
Creepshow di George A. Romero del 1982. Questo corto era sonoro e veniva proiettato in casa Moretti durante le feste. A rivederlo ora, più che paura suscita qualche risata, anche se riconosco una ricerca sull’atmosfera e ritrovo intatto l’impegno che vi profusi» (F. Moretti,
www.flaviomoretti.it).
«Da piccolo, ispirato dai famosi fumetti con zio Tibia e da quelli di Stan Lee, ho iniziato a collezionare una miriade di libri (racconti fantastici e
horror) e a leggerne a centinaia. I miei cortometraggi
A volte ritornano (1987) e
Wilbur e la tv sono proprio il frutto di queste appassionanti letture. I miei scrittori preferiti sono Ray Bradbury, Richard Matheson, e ovviamente Stephen King. Tutti e tre amano raccontare storie della provincia americana; si respira e si rivive una certa atmosfera dei tempi andati. L’immaginario collettivo viene stimolato dalla descrizione di ambienti e situazioni che toccano le corde delle nostre più recondite paure» (F. Moretti,
http://cinemanotizie.blogspot.com/2007/09/another-dark-film-horror-di-flavio.html).
«Del 1979 è il primo film, clandestino, in super8, ben ancorato all’area espressiva del fumetto horror genere Creepshow: Vecchie cose. Cose dimenticate. Stefano, un adolescente, prende dalla sua biblioteca due fumetti, si sdraia e li legge. Sotto i suoi occhi le storie si animano. Il primo fumetto è L’impronta della morte: una visita imprudente nel cimitero, la notte dei lumini. Il secondo ha per titolo Tutto accadde una notte: narra la paurosa apparizione di un feroce fantasma in un villaggio, evocato dall’inconsulta lettura di un libro di ricette. Finito di leggere, Stefano rivivrà gli incubi appena visti e finirà trafitto da una forbice. La struttura a scatole cinesi è tipica dell’horror: una fine che non ha mai fine. E il volume di ricette maledette rimanda al Necronomicon di lovecraftiana memoria» (C. Scarrone, “SegnoCinema” n. 66, marzo-aprile 1994).