Regista Giovanni Minerba, Alessandro Golinelli
Soggetto Alessandro Golinelli
Sceneggiatura Alessandro Golinelli
Fotografia Pietro Sciortino
Musica originale Fabrizio G. Sabbarino, Alessandro Golinelli
Suono Mirko Guerra
Montaggio Rocco Bernini
Aiuto regia Rocco Bernini
Produzione Giovanni Minerba, Silvia Innocenzi, Giovanni Saulini per Orione Cinematografica, Associazione L’Altra Comunicazione
Note Testimonianze di: Ida Di Benedetto, Leo Gullotta, Leonardo Treviglio, Enza Fantini, Antonio Congedo, Salvatore Botrugno, Mario Saroldi, Costantino Toma, Tiziano Cosi, Anna Chimienti, Gabriele Dil Dell’Aiera, Damiano Andresano, Cosimo Santoro, Salvatore Faulisi, Alberto Barbera, Fabio Bo, Gianni Rondolino, Raffaella De Vita, Angelo Pezzana, Gianni Vattimo, Marziano Marzano, Laura Righi, Raul Ivaldi, Donatella Olocco, Mirco Biscaro, Stella Capogreco, Ivana Cisero, Marco Silombria, Piero Valetto, Tonino De Bernardi, Gianluigi Cera; comparse nel cinema Massimo: Enrico Tagliabue, Antonio Congedo, Tiziano Cosi, Costantino Toma, Elena Barattero, Giancarlo Re Delle Gandine, Salvatore Faulisi, Sandra Negro, Monica Negro, Roberto Viva, Fabio Castellino, Davide Gallo, Valentina Mineccia, Francesco Zagarese, Roberto Artiaco, Gianluca Melise, Cosimo Di Muro; assistente alla regia: Andrea Fierro; segretaria di produzione: Emanuela Grandi.
L’intervista ad Ottavio Mario Mai è di Raffaella De Vita.
Nel documentario compaiono alcuni spezzoni di film di Mai: Inficiati dal male (1984), La preda (1985), Attenzione ai camionisti (1985), Dalla vita di Piero (1982), La staticità di un corpo (1988), Io non sono come te (1984), Partners (1990), Epitaffi (1989).
Documentario realizzato con il sostegno di Regione Piemonte - Assessorato alla cultura, Film Commission Torino Piemonte, Città di Torino e Provincia di Torino.
Locations: Torino (Campo sportivo Cenisia, Mole Antonelliana).
Sinossi
Vita, arte, impegno politico e imprenditoriale si fondono nella figura di Ottavio Mario Mai esattamente come nella società postmoderna, di cui egli sembra aver intuito e sfruttato prima di altri potenzialità e caratteristiche. Gli anni di maggior impegno di Ottavio Mai vanno dal 1980 alla sua morte, nel 1992, quando la società dello spettacolo e della comunicazione prende definitivamente il sopravvento.
Dichiarazioni
«Ottavio Mai ha compreso che se l’omosessualità non è rappresentata nella società dello spettacolo e dei media che viene pian piano affermandosi, quella rappresentazione è ormai indispensabile, è l’unico segno, l’unica prova di esistenza. Allora eccolo riempire quel vuoto. Con i suoi film che, pur poveri e legati non casualmente ai nuovi mezzi elettronici, spaziano dal documentario alla fiction tradizionale, dal cortometraggio poetico al film sperimentale, e che parlano direttamente, senza mediazioni, di gay, travestiti, coppie, famiglie, tradimenti, battuage, e di “normalità omosessuale” attraversando tutti i generi, come nessuno aveva mai osato prima in Italia» (G. Minerba, A. Golinelli, www.fctp.it).
«Volevamo dare un quadro anche dell’epoca [...] in cui Ottavio agiva [...] e però [...] non avevamo quasi nulla e allora abbiamo deciso di far leggere a Leo Gullotta alcuni articoli di giornale che uscivano a quell’epoca» (A. Golinelli, La 25a ora, La7, 9 dicembre 2006).
«Ritengo importante che questo film sia stato fatto, che si sia reso omaggio ad Ottavio ed al suo impegno nel cinema e per i diritti. La collaborazione con Alessandro Golinelli mi ha permesso di evitare un coinvolgimento di un certo tipo» (G. Minerba, Dichiarazione inedita).
Scheda a cura di Davide Larocca
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