«Questo film rappresenta la discesa agli inferi di Ugo Nespolo. Egli ha portato la sua macchina da presa nella caverna del ciclope, nelle sue zone di luce (al neon) e nelle sue zone di opacità: artista contro artista, artista in faccia ad un altro artista» (Janus, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
Il cortometraggio di Ugo Nespolo rappresenta un esame critico e a suo modo appassionato delle opere dell’artista Mario Merz esposte alla Gallerie Sperone di Torino. «Neonmerzare (1967), dedicato al lavoro di Mario Merz, è una rigorosa avventura della luce e dell'ombra dominata dalle configurazioni iridescenti del neon. Le opere di Merz non sono riprese e documentate, ma interpretate dallo sguardo selettivo della macchina da presa e rielaborate in funzione di un altro discorso espressivo, sviluppato da un altro artista. Nespolo isola elementi di luce, luminosità, filamenti di colore e li compone nell’orizzonte visivo come se fossero graffiti di una composizione astratta. In questo modo crea un itinerario di iscrizioni luministiche che delinea una versione moderna dell'Absolute Film. Nespolo usa i neon di Merz come supporto visivo di un'avventura nella luce e nell'ombra che resterà del tutto anomala nel suo lavoro cinematografico» (P. Bertetto, La tradizione del nuovo nel cinema di Ugo Nespolo, in Nespolo Cinema Time After Time, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2008).