Regista Luca Grivet Brancot
Soggetto Matteo Pollone, Vittorio Sclaverani, Caterina Taricano
Sceneggiatura Matteo Pollone, Vittorio Sclaverani, Caterina Taricano
Fotografia Luca Grivet Brancot
Operatore Rocco Franconi, Luca Grivet Brancot, Martino Pellion di Persano
Musica originale Fabrizio Gaggini
Suono Vito Martinelli, Sonia Portoghese
Montaggio Alice Roffinengo
Produzione Ladis Zanini per Fargo Film
Note Testimonianze di: Ugo Nespolo, Stefania Belmondo, Gian Paolo Caprettini, Stefano Della Casa, Silvio Destefanis, Gillo Dorfles, Maurizio Ferraris, Gino Gentile, Mark Kostabi, Marcello Levi, Massimo Pellegrini, Angelo Pezzana, Arturo Schwarz, Marco Silombria, Marisa Vescovo.
Le riprese sono state effettuate tra il settembre 2008 e il marzo 2009.
Locations: Torino (Studio di Nespolo, Mole Antonelliana, Sede Regionale Rai), Rivoli (TO), Castellamonte (TO), Biella, Guarene (CN), Capri (NA), Firenze, Mantova, San Benedetto del Tronto (AP), Venezia.
Sinossi
Il documentario presenta l’arte di Ugo Nespolo inserendola all’interno di un percorso storico, biografico e artistico personale e della storia dell’arte del Novecento. Gli autori indagano i rapporti con le avanguardie (il Futurismo prima di tutto), con altri artisti (da Man Ray a Mark Kostabi), con il cinema (i famosi “film d’artista”) e il teatro, fino alla discussa scelta da parte di Nespolo di liberarsi dalle maglie dell’arte museale per prestare il suo talento alla pubblicità, ai giornali, agli enti pubblici e privati. Attraverso questa indagine emerge quindi anche il Nespolo privato, accanto a quello più conosciuto, provocatore e attento partecipante del dibattito sul ruolo e il destino dell’arte contemporanea.
Dichiarazioni
«Il set principale del film è lo studio dello stesso Nespolo e la Mole Antonelliana nel periodo in cui il Museo del Cinema ha ospitato la personale dedicata all’artista. Le interviste e riprese delle opere sono inoltre corredate ed inframmezzate da riprese di backstage realizzate in sei mesi di stretta frequentazione dell’artista. La contaminazione tra la cifra cinematografica del documentario e quella più immediata del reportage è resa soprattutto attraverso il contrasto tra le riprese in mini-DV (backstage e reportage) e quelle in HD (momenti più strutturati, interviste, riprese delle opere). Rifiutando la voce over, il documentario si presenta composto non diversamente dai quadri a puzzle dello stesso Nespolo. Accostando diversi tipi di approcci, il film ottiene un’unitarietà passando attraverso la frammentazione e la discontinuità. Ogni tassello è indipendente, ma accostato agli altri crea ulteriore significato. Senza pretese di esaustività (la produzione di Nespolo è immensa) si cerca di offrire delle chiavi di lettura di uno degli artisti italiani più amati e criticati allo stesso tempo» (M. Pollone, V. Sclaverani, C. Taricano, Dichiarazione originale)
«Mi ritrovavo la troupe ovunque, anche quando non me l'aspettavo. Loro venivano da me e prendevano l'agenda del mese. Poi arrivavano, tante volte senza avvertirmi: inaugurazioni, mostre, gallerie, ovviamente casa mia e il mio atelier. E poi stanze d'albergo... […] Tutto è cominciato l'anno scorso, alla Mole Antonelliana, quando il Museo del Cinema mi ha dedicato la personale "Time after time". Le prime riprese sono iniziate lì, con la benedizione di Film Commission e Steve Della Casa. […] Da lì, la troupe ha seguito le mie peregrinazioni nazionali. Ha girato tanto, montato e rimontato. Ha creato il ritratto dinamico di un artista che si barcamena tra viaggi, lavoro d'atelier, incontri. Bel documentario, sa? Naturalmente c'è anche qualche intervista statica: a me e a personaggi famosi, colleghi, critici, galleristi. È stato bello fare un film non consueto» (U. Nespolo, “La Stampa”, 14.10.2009).
Scheda a cura di Caterina Taricano
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