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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Produzioni Tv



L'ultimo volo
Italia, 2010, 52', Colore

Altri titoli: Edoardo Agnelli

Regista
Alberto D'Onofrio

Sceneggiatura
Alberto D'Onofrio, Alessandra Ugolini

Produzione
RaiDue

Note
Interventi di: Lapo Elkann, Lupo Rattazzi, Tiziana Nasi, Pino Buongiorno, Gelasio Gaetani Lovatelli, Marco Bernardini, Giuseppe Puppo, Aldo Sodero, Antonio Parisi, Mario Battaglia, Giulia Triverio, Marco Bava, Roberto Testi, Enrico Ravera, Marco Ellena, Luciano Garofano, Luigi Asteggiano, Gianni Agnelli, Giovannino Agnelli, Cesare Romiti.
 
Questo documentario è stato realizzato per la trasmissione televisiva “La Storia siamo noi” nella quale è stato inserito, con alcune interruzioni e commenti del conduttore della trasmissione, Giovanni Minoli. È stato trasmesso da Rai Due il 23 settembre 2010 alle ore 23,30.




Sinossi
15 novembre 2000. Viene ritrovato in fondo ad un viadotto dell'autostrada Torino-Savona il corpo di Edoardo Agnelli, il figlio dell'Avvocato. A dieci anni da quella tragedia, il documentario ripercorre un caso chiuso e risolto in meno di ventiquattr’ore con una sola ipotesi: quella del suicidio. Nessuna ulteriore indagine, niente autopsia, nessun interrogato. Ma soprattutto si ricostruisce la figura di un uomo enigmatico per come è vissuto e per come se ne è andato. La tragica conclusione della sua vita lascia infatti dietro di sé una lunga scia di domande e di dubbi.




Dichiarazioni
«Secondo la ricostruzione della "versione ufficiale", quel 15 novembre 2000, Edoardo esce di casa alle 7.20, percorre le strade delle colline torinesi, decide di recarsi sull'autostrada Torino-Savona, passa dal casello alle 8.56 secondo i tabulati Telepass, percorre una prima volta il viadotto di Fossano forse pensando al "gesto estremo”, quindi decide di uscire a Fossano per immettersi in autostrada nell'altra direzione ritornando verso Torino, uscendo nuovamente a Marene per riprendere l'autostrada verso Savona. E questa volta, accostando la macchina al parapetto, lasciando il motore acceso, decide di gettarsi di sotto, consapevole che da un'altezza di 80 metri non avrebbe avuto scampo. Fin qui la versione ufficiale. Ma alcune contraddizioni e interrogativi mai risolti alimentano il mistero. Che cosa si nasconde dietro la morte di Edoardo? Si è trattato di un gesto premeditato, di un raptus improvviso o di un suicidio simulato per nascondere altre verità?» (dal Comunicato stampa della Rai al Prix Italia 2010).





«La prima inquadratura è per lui, Edoardo Agnelli, l'unico figlio maschio dell'Avvocato, che si gettò dieci anni fa, il 15 novembre del 2000, da un viadotto dell'autostrada Torino-Savona. Sta come riflettendo ad alta voce, sui temi che gli erano cari quali il rapporto fra impegno personale e società capitalistica. Poi partono i titoli, e inizia la puntata di La Storia siamo noi […] l'inchiesta giornalistica sulla figura dell'erede mancato della famiglia Agnelli, e sulla sua tragica scomparsa, mette in fila tutti gli elementi, anche quelli controversi, di un avvenimento che, data la notorietà del protagonista, ha avuto negli anni anche interpretazioni assai dietrologiche; ma soprattutto ricostruisce una personalità complessa, tormentata, e una vicenda umana dolorosa. Dice il cugino Lupo Rattazzi: “Se qualcuno mi dimostrasse che Edoardo è stato ucciso ne sarei in qualche modo felice, perché significherebbe che non era così disperato da fare questo gesto”. Ma la conclusione è che sì, era davvero disperato; aveva deciso di farla finita, di lasciare l'auto accanto al parapetto del viadotto fra Marene e Fossano e andare giù per 73 metri nel suo “ultimo volo”, come dice il titolo della trasmissione. Il caso fu archiviato come suicidio dopo le prime indagini. Nel programma di Minoli parlano tutti coloro che furono a vario titolo sul posto, e anche quanti hanno sostenuto la tesi del complotto. Si basa sostanzialmente su tre punti. Il primo è che Edoardo Agnelli era “un personaggio scomodo”, ovvero non in sintonia con le visioni e i programmi della famiglia e della Fiat, come osserva il giornalista Antonio Parisi. Il secondo è che le ferite, la posizione del corpo, lo stato degli abiti non sarebbero compatibili con il pauroso salto nel vuoto: lo sostengono un amico che gli faceva da consulente finanziario e un altro giornalista. Il terzo è che un pastore sostiene di aver visto il cadavere molto presto, due ore prima che fosse dato l'allarme (i soccorsi arrivarono intorno alle 10,20). […] C'è poi la tesi di una tv iraniana, che aveva fatto scalpore con un documentario in cui prospettava la tesi di un omicidio “sionista”, commesso per eliminare un erede della dinastia italiana convertitosi all'Islam. Edoardo Agnelli era affascinato dalle fedi (si era laureato in Storia delle religioni, con una tesi su quelle orientali) e sicuramente dalla mistica Sufi, ma nessuno dei suoi amici più intimi ha mai avuto il più lontano sentore che fosse diventato musulmano. Come osserva Lapo Elkann, testimone assai presente nel documentario, “era molto più intelligente di quanto molti lo abbiano descritto”. E non è stato ucciso. “Lascio giudicare agli spettatori - diceva Minoli prima della proiezione, sottolineando anche la collaborazione e la disponibilità ottenuta per il suo lavoro dalla famiglia Agnelli -, ma se mi si pone l'alternativa tra delitto e suicidio, dico suicidio. Aggiungo che le ragioni devono essere però molto complesse”» (M. Baudino, “La Stampa”, 20.9.2010).

«”Un «insofferente che soffriva”, uno che “non vedeva possibilità di una vita felice” (Lapo Elkann, nipote). Un “adolescente perenne”, un “Pollicino che si doveva confrontare con la grande storia di una grande famiglia” (Vittorino Andreoli, psichiatra). Uno che “si ribellava verso le cose costituite” (Lupo Rattazzi, cugino). […] Sono passati dieci anni ma è come se il tempo si fosse fermato. Le domande restano le stesse. È stato un suicidio? E come mai nessuno lo ha visto quando ha accostato, è sceso, ha scavalcato il guardrail e si è buttato? Perché non è stata fatta l'autopsia? E se invece fosse stato un omicidio? Seguendo quest'ipotesi si finisce negli orari che non tornano: per esempio il pastore che dichiara di averlo trovato fra le otto e le otto e mezzo mentre il telepass dell'autostrada segna il passaggio della Croma alle 8.59. Poi c'è la scorta che non lo segue: come mai?
La lista delle domande senza risposta è ben più lunga. Le ha messe tutte in fila Giovanni Minoli con la sua La storia siamo noi» (“Corriere della Sera, 15.9.2019).
 
«Negli ultimi giorni, i media italiani (Ansa, Sette, Corriere della Sera, Oggi, Libero e tanti altri, finanche “La Stampa”, non ci posso credere)  hanno riscoperto la complessa questione legata alla tragica morte di Edoardo Agnelli, su cui avevo condotto, dopo anni di silenzi e omissioni, la mia inchiesta giornalistica pubblicata dalla Koinè nuove edizioni, nel gennaio 2009 col titolo Ottanta metri di mistero: è un dato di fatto che essa, stante i numerosi riscontri avuti già allora, per quanto non eclatanti come gli ultimi, costituisce la vera riapertura del caso, con buona pace di quanti soltanto ora ne hanno rivendicato la paternità. […] sollecitato, anzi, tirato per i capelli, da più parti, ho due, o tre cose da dire, che non possono aspettare, riguardo il programma di Giovanni Minoli per La storia siamo noi, andato in onda su Rai 2 giovedì 23 scorso, in seconda serata, come si dice in gergo, con un eufemismo, in quanto è iniziato poco prima di mezzanotte ed è finito a notte fonda, come di solito squallidamente avviene oramai per quei pochi programmi di qualità e di cultura che sono sopravvissuti alla Chernobyl generale prodotto dalla televisione, pubblica e privata che sia senza differenza alcuna. […] Nella trasmissione in questione, sono stato definito di essere “un complottista” e mi pare di aver già risposto, ma mi permetto di aggiungere un elemento che non avevo mai rivelato. Nel novembre del 2000, facevo l’addetto-stampa dell’ assessorato alla sanità della Regione Piemonte: mi sarebbe stato facile, dal mio osservatorio privilegiato, acquisire atti e documenti, fra l’altro e invece niente. Invece, anche io, come quasi tutti, non ebbi nessun sospetto: fui coinvolto dall’impostazione generale che era stata data, di “suicidio” senza ombra di dubbio, anche se viceversa, come scoprii soltanto in seguito, quando, nella primavera del 2008, fra l’altro per puro caso, iniziai a occuparmi del caso e ho già detto come, di ombre e di dubbi ce n’erano tanti. […] Poi, se un merito mi piglio, con “Ottanta metri di mistero”, al di là del poter forse un giorno stabilire se si tratti di  suicidio, oppure omicidio, è quello di aver restituito ad Edoardo la sua vera dimensione di uomo attento e partecipe, convinto che un mondo migliore fosse possibile e intenzionato a dare il proprio esemplare contributo, intervenendo direttamente nella realtà dei fatti con i mezzi che avrebbe potuto avere, se non ne fosse stato estromesso. Questo, io penso che sia ancora più importante, del poter accertare se morì suicida, o assassinato. Come ho avuto già modo di sottolineare, Edoardo “...Era caratterialmente diverso da quello che in molti volevano far credere. Era sensibile, generoso, estremamente preparato in economia e in politica internazionale. Non è vero che non fosse interessato alla vita dell’azienda di famiglia. Al contrario, creedeva che le industrie dovessero essere al servizio della comunità e non viceversa. Per alcuni versi, è stato un precursore della finanza etica. Già otto anni fa, Edoardo aveva previsto, nei suoi scritti, la crisi del sistema americano che ora stiamo vivendo”. Di questo anche l’altra notte qualche cenno è stato fatto, nel programma di Giovanni Minoli, che è poi il documentario-inchiesta firmato da Alberto D’Onofrio e Alessandra Ugolini. Non entro nel merito delle singole questioni, e sarebbero tante, che la visione ha suscitato in me. Dico che mi è piaciuto e lo dico senza ironia. Dico che ha giovato alla causa e lo dico con gratitudine. Però, Giovanni Minoli poteva risparmiarsi dal trarre le sue conclusioni personali, che andavano lasciate alla sensibilità di ognuno dei telespettatori» (G. Puppo, www.cpeurasia.eu/1186/la-storia-siamo-noi-edoardo-agnelli. 25.9.2010).


Scheda a cura di
Franco Prono


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