Nulla Osta n.31.744 del 31.12.1942; 1.884 metri.
Assistenti alla regia: Sandro Giusti, Riccardo Cassano; segretario di edizione: Riccardo Restivo; prima proiezione pubblica: 2.1.1943.
«La zia di Carlo è proprio “La zia di Carlo”, la notissima farsa che esilarò almeno una generazione: se quella dei nostri padri o dei nostri nonni scegliete voi, a seconda dell’età che avete. Achille Campanile ne tratta per lo schermo una riduzione che quei toni farseschi ancora sottolinea e ribadisce, e l’ha ambientata a Torino, tra il ’90 e il ‘900. Ma non crediate che la fine di secolo si presti a civetterie e a variazioni d’epoca e d’ambiente, qui appare come un semplice fondale; e su di esso si svolgono le peripezie di donna Lucia, della finta zia di Carlo alle prese con i suoi spasimanti e quasi alle prese con la vera zia. Macario è il protagonista di ogni cosa, strappa al pubblico frequenti risate, sono con lui Maurizio D’Ancora, Lucia D’Alberti, Silvana Jacino, il Barnabò e Rieto» (M. Gromo, “La Stampa”, 15.1.1943).
«[...] è una vecchia farsa che molti anni fa, tra la fine dell’altro secolo e il principio di questo, faceva ridere il pubblico dei nostri teatri nelle recite domenicali. L’altra guerra, cambiando la faccia al mondo, sommerse anche La zia di Carlo, essa era ormai ben morta [...] quindi certe riesumazioni si giustificano soltanto quando, chi opera la resurrezione, si proponga un problema di stile con un protagonista come Macario che, nelle vesti d’una vecchia zia sudamericana, fa le stereotipate smorfie solite alla sua attività rivistaiola» (A. Frateili, “La Tribuna”, 15.1.1943).
«Il film si vale di un buon gruppo di attori, tuttavia la presenza di Macario riduce qualche interprete a funzioni corali. [...] L’accento di questo attore comico, i suoi gesti, la lepidezza e l’insolenza cortese non subiscono varianti. Al contrario, si può dire che le vesti femminili indossate da Macario hanno servito a dar rilievo ai tratti dominanti di una comicità ormai popolarissima, decisa a suscitare con qualunque mezzo l’ilarità dello spettatore» (R.[aul] R.[adice], “Corriere della Sera”, 30.6.1943).