Altri titoli: Ice On Fire
Regia Umberto Marino
Soggetto Umberto Marino
Sceneggiatura Umberto Marino
Fotografia Alessio Gelsini Torresi
Suono Marco Giacomelli
Montaggio Stefano Chierchiè
Effetti speciali Salvo Severino, Massimo Cipollina, Fabrizio Pistone, Emanuele Di Bacco, Giulia Infurna, Enrico Pieracciani, Fabio Luongo, Nico Sganga, Paolo Zeccara
Scenografia Enrico Serafini
Costumi Enrico Serafini
Aiuto regia Simone Frattari
Interpreti Raoul Bova (Fabrizio), Donatella Finocchiaro (Caterina), Simona Nasi (assistente sociale), Paolo Calabresi (fratello di Fabrizio), Max Giusti (Mario), Lucia Antonia (Alda), Francesca Vettori (Monia), Stefano Corsi (Orlando)
Casting Chiara Meloni
Produttore esecutivo Roberto Giussani
Produzione Alessandro Jacchia, Maurizio Momi per Albatross AMP
Distribuzione Albatross AMP
Note Assistente operatore: Giorgio Pierluigi; suono Dolby Digital; assistente costumista: Piermatteo Giacalone; assistente alla regia: Catherine Olaya Salazar.
Film realizzato con il contributo del Ministero dei Beni e le Attività Culturali e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (piazza Carlo Felice, piazza San Carlo, piazza Castello, Cimitero Monumentale, Quartiere Crocetta).
Sinossi
Fabrizio e Caterina vivono ai margini della società, lui matematico affetto da gravi turbe psichiche che gli impediscono di relazionarsi col prossimo, lei vittima disadattata di attacchi di schizofrenia, finita sulla strada a mendicare dopo un’infanzia traumatica. Un incontro fortuito tra i due fa scoccare la scintilla nel cuore di Caterina, che si getta con tutte le proprie forze in una disperata rincorsa verso tutto ciò che le rimane: un amore apparentemente impossibile.
Dichiarazioni
«L’idea del film è nata da un articolo in cui si narrava la storia di due matti conosciutisi in un dipartimento di salute mentale a Roma, in cui lei si innamora di lui. I due finiscono per andare a vivere insieme, tra alti e bassi modulati dai sentimenti contrastanti che caratterizzano la relazione dei due protagonisti. La storia è quella di due personaggi estremi, con sentimenti opposti. È il tentativo di narrazione cinematografica della dicotomia ricorrente, che non ha inizio né fine, propria delle tragedie greche. Penso ad Antigone, per esempio, che tanto contrasta con l’anaffettività personificata da Creonte. La fiamma, ovvero la forza della passione e dell’affettività, che tentano di aprire un varco nel gelo dell’anaffettività, dell’incapacità di amare» (U. Marino, www.fctp.it).
«Mi sono preparato con Umberto Marino che aveva già bene in mente il personaggio. Sono stato attento a tutto, postura, trucco, immagine, camminata. Non volevo copiare i noti personaggi cinematografici. Ho frequentato un ragazzo realmente affetto dal morbo di Asperger. Grazie all’aiuto dell’esperto psicologo Arturo Mona, ho conquistato la fiducia del ragazzo. Alla fine ha fatto anche una comparsa nel film sotto sua esplicita richiesta, è stata una piccola conquista, sono contento di questo risultato. È un ruolo che tutti sognano di fare. Questo film mi ha dato conferme riguardo la mia recitazione e la voglia di fare tanto altro ancora» (R. Bova, “La Stampa – TorinoSette”, 9.3.2006).
«Film coraggioso e curioso, alla David e Lisa, che parla dei fattori umani in bilico tra ragione e follia. L'impossibile storia d' amore (il titolo ossimoro lo spiega) tra un prof. di matematica che ha perso gli affetti e la voglia di voler bene e una clochard disturbata-estroversa. Attrazione fatale, per lei. Che lo segue, lo induce in tentazione, va con lui a chiedere la grazia, tentazione mélo mistica di un film che parte usando molta musica ed incubi metafisici ad personam. Umberto Marino racconta alzando volentieri il volume una storia che sembra metafora di un oggi in cui è difficile capirsi. Bova si trasforma totalmente, è bravissimo e costruisce a tutto tondo un infelice vero ma che non fa pietà; Donatella Finocchiaro è di un verace psico-folklorismo; Max Giusti dimostra che non è solo un comico. Gioca forte l'immaginazione: c'è un finale da musical di Minnelli, botta di fastosa malinconia» (M. Porro, “Corriere della Sera”, 10.3.2006).
«Può funzionare un amore così? No, ci dice il film, ma proprio per questo è amore vero. Niente di nuovo, quindi. Così come non lo sono le riprese con i giardini in fiore o i flashback. Stupisce, invece, Raoul Bova, credibilissimo in questo ruolo, che interpreta con tenacia e senza sbavature. Il miglior lavoro della sua carriera, assieme all'idraulico di Cominciò tutto per caso, sempre diretto da Marino che, giustamente, cerca (e trova) in Bova l'anima limpida di un ragazzo per bene, invece di quella del sex-symbol o del poliziotto» (R. Bottari, “Il Messaggero”, 10.3.2006).
«Quando un divo accetta di interpretare personaggi trasfigurati, menomati o malati e per giunta perdenti, di solito rischia (in termini di gradimento) perché sfida le aspettative del pubblico di massa che lo vuole sempre e comunque glamorous e vincente. Dopo il Dustin Hoffman di Rain Man, il Robert De Niro di Risvegli, l'Al Pacino di Profumo di donna, il Mel Gibson di L'uomo senza volto, anche il nostro Raoul Bova ha deciso coraggiosamente di misurarsi con un personaggio e una storia ben diversi dal suo standard. [...] La brava Donatella Finocchiaro, anche lei costretta ad imbruttirsi, interagisce con efficacia con Bova che ha metabolizzato le patologie autistiche in stile Actors’ Studio e la coppia riesce a trasmettere il dramma di due solitudini e a rendere tangibile il degrado fisico e morale. Fabrizio e Caterina risultano però troppo isolati dal contesto e al film manca quello sguardo estremistico di certo cinema francese capace di proiettare la disperazione sugli ambienti e sulle cose» (A. Castellano, “Il Mattino”, 17.3.2006).
Scheda a cura di Valeriana Rosso
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