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Produzioni Tv |
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Don Bosco
Italia/Francia/Germania, 2004, 180', Colore
Regia Lodovico Gasparini
Soggetto Graziano Diana
Sceneggiatura Graziano Diana, Francesca Panzarella, Carlo Mazzotta, Lodovico Gasparini, Saverio D’Ercole, Lea Tafuri
Fotografia Giovanni Galasso
Musica originale Marco Frisina
Suono Giancarlo Dellapina, Paolo Amici
Montaggio Alessandro Lucidi
Effetti speciali Stefano Marinoni, Federica Nisi, Paola Trisoglio
Scenografia Lino Germano
Costumi Christine Rawlins
Aiuto regia Carmine Elia, Francesco Sperandeo
Interpreti Flavio Insinna (Don Bosco), Lina Sastri (Margherita Bosco), Charles Dance (marchese Clementi), Daniel Tschirley (Michele Rua), Fabrizio Bucci (Bruno), Lewis Crutch (Domenico Savio), Brock Everitt-Elwick (Don Bosco bambino), Alessandra Martines (marchesa Barolo), Ry Finerty (Giovanni Cagliero), Arnaldo Ninchi (papa Pio IX), Julian Patrick Brophy (Carlo Buzzetti), Paolo Calabresi (don Fassati), Jonathan Ross Latham (Giuseppe Buzzetti), Sam Beazley (don Calosso), James Greene (don Cafasso)
Casting Fabiola Banzi, Julia Duff
Direttore di produzione Alessandro Longino
Produttore esecutivo Federico Demontis
Produzione Luca e Matilde Bernabei per Lux Vide, Rai Fiction, D & B Produzioni
Note
Story editor: Saverio D’Ercole, Lea Tafuri; suono: Stereo Dolby Digital; altri interpreti: Andrea Bosca (Enrico), Dario D’Ambrosi (fornaio), Michele Melega (tipografo), Roberto Ciufoli (Rodrigo), Emilio De Marchi (Samperi), Alessandro Giallocosta (Antonio); supervisore della post-produzione: Pierpaolo Marcelli; organizzazione generale: Enzo Tacchia; produttore Rai: Fania Petrocchi; produttore D & B: Pete Maggi; produttore esecutivo D & B: Pietro Dioni; produttori associati: Blue Star Movies, Lux Vide GMBH, I Salesiani di Don Bosco.
Locations: Torino (Palazzo Barolo, piazza Palazzo di Città, piazza Corpus Domini), Ivrea,
Castello di Moncalieri (TO), Roma e Viterbo.
Miniserie televisiva trasmessa da Rai Uno in due puntate di 90’ l’una, mercoledì 22 e giovedì 23 settembre 2004, in prime time (media d’ascolto: 7.576, share: 27,29% - 29,49%)..
Realizzata con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
Piemonte, 1800. Il piccolo contadino Giovanni Bosco mostra un'intelligenza spiccata e il desiderio di studiare: sull'esempio del suo mentore, un anziano curato, si fa sacerdote. A Torino, ormai adulto, don Bosco entra in contatto con la gioventù disperata della grande città: bambini e adolescenti costretti a mendicare e rubare, sfruttati per lavori pesanti e sottopagati. Egli mette in pratica un'idea rivoluzionaria: un oratorio dove i ragazzi possono giocare, imparare e, soprattutto, sentirsi ancora persone degne d'amore. Il vicario Clementi, che considera quei giovani irrecuperabili, lo ostacola in ogni modo, e lo stesso don Bosco vacilla quando uno dei suoi protetti uccide un uomo durante una rapina. La generosa offerta di un torinese gli offre l'occasione di ricominciare: apre in campagna un nuovo oratorio, munito anche di laboratori per insegnare un mestiere ai suoi ragazzi. L'ostracismo delle gerarchie continua: il vescovo Domenico Frassati impone a don Bosco di sciogliere la congregazione dei Salesiani, da lui fondata su consiglio di Clementi. La notizia getta nello sconforto il prete, già malato, fin quasi ad ucciderlo. Il Papa approva poi definitivamente l'Ordine dei Salesiani.
Dichiarazioni
«Quello che mi ha affascinato sin dall’inizio in questo progetto, quello che ho inseguito durante la sua realizzazione, è stata l’umanità di don Bosco. Un uomo dalla personalità ricchissima, complessa, fatta di lati anche contraddittori: forza e dolcezza, ingenuità e scaltrezza, impulsività e pazienza, orgoglio e umiltà. Note diverse composte da un unico tema: l’amore per i giovani, i suoi figli. Li raccoglieva per le strade, nei cantieri e nelle fabbriche; dava loro un’istruzione, una casa, una famiglia. Era un padre per loro. I ragazzi lo adoravano. Lui li educava puntando tutto sull’amicizia, la libertà, l’attrattiva che sapeva di avere su di loro. È stato il primo, in pieno Ottocento, a creare un metodo educativo nuovo, moderno, basato sulla fiducia reciproca e non su imposizioni e regole. Insieme a Flavio Insinna abbiamo cercato di restituire il fascino e la complessità di don Bosco, provando a darne in ogni scena un aspetto e un’emozione diversa. Abbiamo puntato al cuore del personaggio, a restituirne con verità lo spirito piuttosto che il dettaglio biografico, d’accordo con i salesiani che hanno seguito il progetto. Per questo motivo, in fase di sceneggiatura, abbiamo scelto di condensare in un arco di tempo limitato alcuni tra i momenti e gli eventi più significativi di settantadue anni di vita - anche a costo di qualche libertà rispetto all’ordine cronologico. Questo per evitare la dispersione e l’episodicità, per raggiungere il massimo di intensità drammaturgica ma soprattutto per restituire il più possibile il senso della straordinaria esperienza umana e spirituale di don Bosco» (L. Gasparini, “Cartella Stampa” della Produzione, 2004).
«Il pubblico televisivo ha dimostrato di apprezzare le storie dei santi. Un fenomeno comprensibile: si tratta di vite di figure eccezionali che hanno operato per gli altri. Quella di Don Bosco è una storia edificante: ha svolto un lavoro incessante per i giovani, un fatto per l’epoca rivoluzionario. Due sono i messaggi sui quali puntiamo con il regista. Don Bosco raccomandava la necessita di amare i giovani e di farli sentire amati. [...] Abbiamo anche sottolineato il concetto dell’allegria insito nel suo operato» (L. Bernabei, “Radiocorriere TV” n. 31, 1.8.2004).
«Tutto fuorché un santo da... santino. È la storia della vita turbolenta, tutta controcorrente, di un ribelle, un rivoluzionario. In tempi in cui una divisione netta tra classi sociali consegnava masse di popolo a una miseria definitiva e ineluttabile, Giovanni Bosco si mette a raccogliere ragazzi abbandonati, affamati, delinquenti, l'equivalente di quello che sono oggi i meniños de rua delle favelas brasiliane o i ragazzi delle fogne rumene. E pretende di salvarli dando loro dell'affetto, facendoli sentire amati, insegnando loro la serenità, la gioia, l'allegria, dando una dignità, instillando in loro il senso del diritto ad avere un posto nella società. [...] Don Bosco combatteva le condizioni di lavoro dell'epoca: diciotto, venti ore al giorno in cui i ragazzi venivano anche percossi. Lui li portava via e un po' alla volta si è inventato tipografie, falegnamerie, laboratori dove si lavorava in modo umano. All'epoca, sostenere politicamente le classi più povere non era una cosa che tutta la chiesa apprezzava. [...] Il regista Gasparini dimostra, oltre il mestiere che gli è già riconosciuto, una grande statura umana che gli ha consentito di andare oltre nella comprensione di una figura che trascende noi persone normali. Io, che sono un timido, mi sono trovato in mano a un uomo garbatissimo, che mi ha permesso di provare, di osare, di trovare» (F. Insinna, “Sorrisi e Canzoni TV”, 22.9.2004).
«Una fiction di argomento religioso. Ecco cosa i vuole per far quadrare il cerchio: avere ascolti di grande rilievo, mettere d’accordo pubblico e critica, far sembrare ottimi gli attori normali e straordinari quelli ottimi. Da un po’ di anni i capataz televisivi o hanno capito e ci danno dentro. [...] Al pari di molti altri film televisivi del genere, anche questo non brilla per qualità particolari [...] qui bisogna dare atto a Flavio Insinna di averci proposto un Don Bosco ricco di sfaccettature, dolce e impulsivo, scaltro e umile, all’occorrenza anche orgoglioso. Una bella interpretazione, un salto di qualità per un attore che finora era conosciuto dal grande pubblico per ruoli affabili ma in fondo marginali [...] La fiction firmata dal regista Lodovico Gasparini ha comunque il merito di muoversi con semplicità, senza trovate spettacolari concessione a scene di facile effetto. Questa tentazione che spesi si insinua anche nelle fiction religiose, avrebbe tradito l’indole generosa di Don Bosco, il suo instancabile attivismo e la stessa istintiva spontaneità del suo rapporto con i giovani» (R. Levi, “Il Giornale”, 24.9.2004).
Scheda a cura di Damiano Cortese
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