Regia Ivo Perilli
Soggetto dal romanzo omonimo di Filippo Sacchi
Sceneggiatura Filippo Sacchi, Ivo Perilli, Piero Gadda Conti, Emilio Radius, Luigi Comencini, Vincenzo Cardarelli
Fotografia Tony Frenguelli
Operatore Carlo Nebiolo
Musica originale Enzo Masetti
Scenografia Fulvio Paoli (Fulvio Jacchia), Ascanio Coccé, Nicola Benois
Costumi Titina Rota
Interpreti Anneliese Uhlig (Ippolita Schramm), Maria Mercader (Costanza Salvotti), Renato Bossi (conte Luca di Cabiate), Marina Berti (Ester), Irma Grammatica (zia Laudomia), Diana Torrieri (Fanny Agrate), Romano Calò (ufficiale austriaco), Giuseppe Nessi (Tripot), Viglione Borghese (impresario Biscottini), Guido Lazzarini, Riccardo Legioni, Carlo Lombardi, Edoardo Toniolo, Mercedes Brignone, Valentino Bruchi, Ernesto Calindri, Carlo D’Angelo, Dino di Luca, Giovanni Dolfini, Anna Huala
Direttore di produzione Ferruccio De Martino
Produzione Carlo Ponti per Artisti Tecnici Associati
Distribuzione Artisti Associati
Note Nulla Osta n. 32.014 del 22.9.1943; 2.320 metri.
Aiuto operatore: Salvatore D’Urso; assistente alla regia: Luigi Comencini; doppiatori nelle parti cantate: Lina Pagliughi (Maria Mercader), Maria Caniglia (Annieliese Uhlig).
Le riprese degli interni sono state realizzate negli studi FERT di Torino.
Sinossi
Milano, primi dell’Ottocento. Una ragazza di provincia dalla splendida voce ha la fortuna di sostituire alla Scala un famoso soprano straniero: il successo arriva inaspettato. Anche la vita sentimentale della giovane artista cambia, di lei si innamora infatti l’amante della celebre cantante lirica, ormai diventata sua più acerrima rivale. La donna medita di uccidere la ragazza che le ha sottratto tanto rapidamente sia l’amore che il successo, ma vistala tanto sprovveduta e ingenua rinuncia al suo intento, consigliandole di abbandonare il mondo del teatro lirico, troppo complesso per lei.
«[...] rivalità canore e amorose, imbrogli di impresari, astri sorgenti e astri all’epilogo, capricci e perfidie, sonetti lanciati dai palchi, raggiar di monili, saloni fastosi, chiaror di lanterne, locande con stallazzo ecc. Il quadro affollato ha un’arguta vivezza. Nuoce al film la ricerca di una patita passione fra le malizie di una trama romanzesca. [...] Nessun tratto nuovo; in compenso un assiduo decoro. Viglione Borghese, fra gli interpreti, è il migliore. La Uhlig è troppo dolce, la Mercader troppo ingenua. Renato Bossi, arrivato allo schermo dagli impianti sportivi, si muove con ginnica disinvoltura. Se non mi inganno, il film è anche l’esordio di Diana Torrieri, che ha la voce amara, piena di ombre» (F. Palmieri, “Illustrazione Italiana”, n. 2, 8.1.1944).
«Il primo tempo è slegato e lentissimo; il secondo lascia sperare la fine ad ogni sequenza, e non la dà mai. La cosa più pregevole del film è l’accuratezza della ricostruzione storica, in alcune parti veramente notevole, come ad esempio, nelle scene sul Naviglio, e nel ridotto della “Scala” [...] Ottima la fotografia, splendidi i costumi [...] Da segnalare [...] l’opera dell’architetto, Fulvio Paoli, che ha preparato degli ambienti finalmente diversi da quelli standardizzati che si usa vedere in ogni film ottocentesco [...] Il regista Perilli, andicappato dalla sua stessa sceneggiatura, ha diretto senza troppa personalità, ingenuamente qualche volta, ma in modo dignitoso. Buona l’interpretazione» (T. Lantieri, “Film”, 20.11.1943).
«Qualche anno fa i torinesi guardavano sorpresi austriaci e patrioti darsele di santa ragione in via Palazzo di Città, davanti al Municipio. Era chiaro a tutti che si trattava di un film, ma a stupire era un cartello sotto i portici che indicava l'ingresso degli artisti alla Scala di Milano. Il film era Le 5 giornate di Milano, per la regia di Carlo Lizzani, uno dei maggiori successi della fiction Rai, e Milano era stata ricostruita a Torino per ragione di costi minorie di una maggiore disponibilità della città. Ma pochi sanno che esiste un precedente nel quale nuovamente La Scala di Milano era ricostruita a Torino. Il motivo era però diverso: era in corso la Seconda guerra mondiale e il centro di Milano era fortemente colpito dai bombardamenti. Il film in questione, che ha utilizzato gli stabilimenti Fert all'epoca molto attivi, è intitolato La primadonna, è uscito nel 1943 e lo ha diretto Ivo Perilli. Narra la storia di due cantanti liriche, una più anziana una più giovane, della rivalità tra le due che però le vedrà riconciliarsi alla fine in un dolceamaro passaggio di testimone (anche perché la più giovane ha pure soffiato il fidanzato a quella matura...). Le due interpreti sono due dive straniere all'epoca operanti in Italia, Anneliese Uhlig e Maria Mercader (quest'ultima, molto famosa in Spagna, si fermerà poi in Italia per la sua relazione con Vittorio De Sica cui darà i due figli Manuel e Christian). Gli appassionati d'opera noteranno che le due attrici sono doppiate, quando cantano, rispettivamente dalle cantanti Maria Caniglia e Lina Pagliughi» (S. Della Casa, “La Stampa-TorinoSette”, 11.3.2011).
Scheda a cura di Valeria Borello
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