Now I know Snow rappresenta una vicenda produttiva sorprendente: nel 1986 il Torino Film Festival–Cinema Giovani cura una personale completa di Michael Snow e invita il grande regista sperimentale, che non era presente in Italia da quindici anni. La retrospettiva incontra uno straordinario successo di pubblico, che spinge Snow a presentare uno per uno i film da lui realizzati.
L’iniziativa viene documentata non a caso da Gianfranco Barberi, già attivo negli anni Sessanta durante la breve ma intensa stagione del cinema underground italiano, e da Marco Di Castri, uno dei migliori film-maker tra quelli che hanno iniziato ad operare nel decennio successivo. Nasce così una video-intervista non convenzionale, nella quale gli autori ripercorrono con ironia i punti fermi del cinema di Snow, ad esempio l’uso insistito di uno stesso movimento di macchina nel costruire un film.
I due registi hanno fondato in quegli anni una società, Cataloga, che si occuperà a lungo di documentari d’arte creativi e inventivi: Now I know Snow può essere considerato un film chiave nel loro percorso, perché propone in un intreccio inestricabile lo sguardo del documentario e la creatività resa possibile dal video.
«Nei loro video c'è una strana simbiosi fra il cinema e il video: da un lato l'esigenza del set e un'attenzione alle strategie di ripresa, che spesso mancano nel video dove tutto si tende a fare in postproduzione e quindi l'attivazione di situazioni " pesanti", come il set di Now I know Snow. Dall'altro la capacità di adoperare l'elettronica come strumento di puro montaggio, come nei video in cui più massiccio è l'uso dei materiali di archivio, dove non è proprio necessario riprendere qualcosa, e dove si libera l'abilità manipolatoria e anche un po' ludica del "collagista", tecnica che il video evoca naturalmente, ma della quale bisogna essere estremamente padroni» (A. Amaducci, in P. Scremin (a cura di), Gianfranco Barberi e Marco Di Castri. Quando il video incontra il cinema, Antenna Cinema Arte, XXVIII Festival internazionale del Film sull’Arte, Treviso, 1996).
«Partiti dall’esigenza di “documentare” un incontro, i due autori si erano felicemente fatti prendere la mano dalla poetica dell’autore e dalle impennate maliziose della macchina da presa, finendo col dettare in un corto “à la manière de” e riuscendo solo in quel punto a riconoscere di aver afferrato il discorso dell’autore: Now I know Snow» (S. Lischi, Ibidem).