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Lungometraggi |
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Ritorno a se stesso
Italia, 1934, 35mm, 35', B/N
Regia Fernando Cerchio
Fotografia Francesco Cerchio, Giuseppe Sesia
Interpreti Carlo Allino, Milly Gilardi, Lidiana Perrachio
Produzione Cito
Note Film amatoriale muto
Sinossi
«II film racconta di un calzolaio del Balôn, umile venditore di scarpe usate, il quale grazie ad una grande forza di volontà riesce a liberarsi dalla quotidiana povertà che caratterizza la sua vita. Arricchitosi lavorando duramente, la sua ascensione è rapida. Con i primi guadagni acquista un'automobile, primo simbolo materiale di ricchezza, da lui desiderata (come i bambini desiderano i dolci della vetrina di una pasticceria). Ma presto è stufo del nuovo giocattolo che lo lascia per strada proprio durante una gita galante in collina. S’immerge allora nel lavoro, dal quale cerca di ricavare nuove soddisfazioni. Compra un negozio d scarpe i cui guadagni investe successivamente nell'acquisto dl una fabbrica e di un nuovo negozio più lussuoso. Gli affari vanno bene, manca solo l'amore. Durante una delle sue passeggiate lungo Po, dove è solito frequentare le "balere" e i ristoranti, incontra la donna che lo farà tornare alla vecchia vita. II ricco calzolaio crede di aver trovato l'amore, invece rimane vittima di uno stratagemma, ideato dai "vero fidanzato" della ragazza la quale senza remore si presta al gioco, per estorcere del denaro all'ingenuo corteggiatore il quale, abbagliato dall'amore, casca in pieno nella rete. Ma, in occasione di una pausa solitaria in un ristorante in collina, durante la quale sembra decidersi a dichiarare apertamente il suo amore alla donna, scopre la ragazza in compagnia del fidanzato e comprende l'inganno. A partire da questo momento niente riesce a rallegrare il ricco calzolaio; l'agiata vita quotidiana, piena di ricchezze ma anche di obblighi e doveri, gli diventa insopportabile. Così abbandona tutto e ritrova il suo posto nei caotico, ma semplice mondo del Balôn» (N. Heys Cerchio, “Mondo Niovo 18-24 ft/s” n. 2, 2006).
«Preferiamo la prima parte in cui la descrizione del mercato è fatta con vivacità» (M. Gromo, “La Stampa”, 4.9.1934).
«Ritorno a se stesso è il titolo del primo film a soggetto realizzato da Fernando Cerchio. Si tratta di un mediometraggio di 35 minuti, girato in formato 9,5 mm e prodotto dalla CiTo nel 1934. II film giunge finalista al concorso Nazionale del giornale “La .Stampa”, e in quest'occaslone Mario Gromo lo definisce "interessante esperimento di film psicologico". […] Il tipico intreccio narrativo (due uomini e una donna) fa da sfondo alla crescita psicologica del personaggio portatore del messaggio morale che sta alla base del racconto. Lo scioglimento dell’intreccio quasi sorprende: ci troviamo di fronte a un uomo che dopo essersi riscattato dalla povertà in cui vive e dopo aver realizzato i suoi desideri più grandi, di fronte alla corruzione morale di chi vuol prendersi gioco di lui, capisce che lo stato migliore era quello dal quale veniva, un mondo povero ma al contempo ricco dei semplici piaceri della vita, e decide di ritornare, appunto, a “se stesso”. Fernando Cerchio, alle primissime armi con il mezzo cinematografico, dimostra ci avere una buona conoscenza del mezzo e colle tecniche narrative che lo caratterizzano. La storia è ben costruita, chiara e lineare, nonostante il regista si dilunghi sulle immagini iniziali rappresentanti il mercato delle pulci del Balôn nel pieno della sua attività (queste immagini possiedono, però, un grande valore documentario), ritardando la partenza del racconto vero e proprio. II regista riesce a sfruttare bene le possibilità del formato ridotto; la cinepresa riprende quasi sempre il soggetto in campo medio o in primo piano, e l'operatore si avvale della maneggevolezza dell'apparecchio per sperimentare qualche movimento di macchina non convenzionale. A più riprese, infatti, il regista sceglie di sostituire il classico campo-contro campo con panoramiche a schiaffo, oppure si avvicina al soggetto ripreso zoomando rapidamente, o s'ingegna a costruire una carrellata riprendendo da una barca in movimento il personaggio seduto sul lungofiume. Non ricade in facili soluzioni cinematografiche (come spesso accade nei film amatoriali nei quali le riprese scadenti richiedono l'uso di stratagemmi in fase di montaggio) quali l'uso eccessivo di dissolvenze incrociate. Cerchio dimostra una certa perizia anche nel montaggio: il ritmo del film è sostenuto e io narrazione è scorrevole, nonostante qualche errore di raccordo che si può soprattutto attribuire alla qualità, non sempre buona, del materiale filmico a disposizione ed ai limiti del formato adottato. Interessantissime risultano le immagini della Torino del 1934: i viali alberati, le strade ancora sterrate, il lungofiume, i locali lungo il Po e nel parco del Valentino, le strade in collina e, soprattutto, i vivaci scorci del Balôn che già ai tempi avevano suscitato interesse per il loro valore documentario» (N. Heys Cerchio, “Mondo Niovo 18-24 ft/s” n. 2, 2006).
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