Nulla Osta n. 31.849 del 9.3.1943; 2.322 metri.
Compaiono nel film i pugili Beniamino Serpi, Erminio Spalla, Michele Bonaglia, Cecchini e Zaetta.
«Il campione, protagonista Fiermonte, non può non essere di pugilato. E diventerà campione negli ultimi dieci minuti del film dopo un incontro assai movimentato. E prima, chi c’era stato attorno a lui? Ma due donne. Una, la solita mondana, elegantona, eccetera: l’altra, la buona candida piccina, che sconfiggerà all’ultima ripresa la rivale. I tradizionali elementi di vicende del genere sono stati diretti dal Borghesio correttamente; con il Fiermonte appaiono la Bergman, la Betti, la Ruberti, il Crosetto; e una piccola squadra di pugili e di ex pugili: da Erminio Spalla a Michele Bonaglia, a Merlo Preciso» (Mario Gromo, “La Stampa”, 26.2.1942).
«Realizzato con pulizia, con accortezza e con garbato brio, anche un film come Il campione ha la sua ragione d’essere. [...] Enzo Fiermonte, oltre ad essere il protagonista [...] ne è anche il soggettista. [...] La pellicola fila bene, in un amabile venticello di simpatia. E se la storiella dell’allenatore che prende a proteggere un giovanotto il quale finisce per diventare un campione e per sposare, dopo essersi liberato di una fatua donnina, la brava figliola del suo protettore, non è molto nuova, essa è ben narrata. È questo che conta» (D. Calcagno, “Film”, 5.6.1943).
«Questo film di Borghesio è molto modesto; e se ha un merito, esso è proprio quello di nascondere tanta modestia di contenuto e d’ispirazione sotto falsi orpelli. Gli ambienti son semplici e sempliciotti gli interpreti, cui rimproveriamo soltanto di far troppe chiacchiere; chi ha la fortuna di possedere cazzotti così eloquenti, dovrebbe far risparmio di fiato» (G. Almirante, “Il Tevere”, 30.5.1943).
«È difficile che capiti di vedere un film più ingenuo di questo: dal soggetto ai dialoghi, dalla psicologia dei personaggi, che sembra uscire dal Giornalino dl fanciullo, alla recitazione degli attori. Sembra fatto, tutto, per scherzo fra ragazzi. E Fiermonte, Spalla, Vera Bergman, Riccardini, sono le vittime di questa paradossale combinazione. Persino Fiorella Betti, che ricordavo in espressioni di bambina selvaggia ed ambigua, è stata spogliata, qui, delle sue caratteristiche fisiche più mordenti e ridotta al solito schema. Si avverte, infatti, il fastidio ch’essa sente in panni non suoi; lei che è un personaggio da Calunnia, (ricordate questo incantevole film diretto da William Wyler apparso sui nostri schermi qualche anno fa?) o da Ciclone nella Giamaica, romanzo di Richard Hughes sul tema della prima adolescenza! E bisognerebbe averla vista recitare al C.S.C., dove la ragazza ha frequentato i corsi per qualche tempo, per credere a queste mie parole. Pochissime attrici italiane hanno lasciato su di me una impressione tanto profonda come Fiorella Betti per le sue possibilità e qualità. Qualche scatto, qualche occhiata, qualche gesto di quelli ch’io ricordavo di lei viene pur fuori, di tanto in tanto, in questo Campione, ma è poca cosa che non può giustificare, certo, a chi non la conosce, questo mio entusiasmo. Ma, dunque, registi intelligenti e produttori sensibili, non lasciatevi sfuggire ancora una volta l’occasione di far bene!» (G. De Santis, “Cinema”, n. 167, 10.6.1943).
«Nel 1943 la guerra era al suo culmine, anche se nell'Italia del Nord fino all'autunno non si combatteva ancora. Le cronache mondane di quegli anni danno ancora molto spazio al cinema e in particolare ai film nei quali sono interpreti nomi noti. II pugilato, in particolare, suscitava da sempre grande curiosità ed emozione anche perché da poco tempo si era svolta in America la triste epopea di Primo Carnera, il “gigante di Sequals” che divenne campione del mondo ma che in seguito conobbe un declino amaro e umiliante. Molti film, a partire dal più famoso (Harlem di Carmine Gallone) ripresero l'epopea pugilistica e tra questi un film girato a Torino nell'inverno tra il 1942 e il ! 1943, Il campione, diretto da Carlo Borghesio (che sarà noto soprattutto come il regista di Macario). A interpretare il film è Enzo Fiermonte, giovane promessa della boxe che poi abbandonerà la “nobile arte” per occuparsi solo di cinema proprio come avvenuto per Erminio Spalla (che interpreta il suo allenatore, ex pugile): entrambi, in ruoli minori, saranno attivi fino agli anni Settanta. La fotografia è di Aldo Tonti, destinato a diventare famoso nel mondo anche se in questo caso la sua bravura è ancora da dimostrare. Un recensore dell'epoca dice infatti che “gli ambienti sono semplici e i personaggi sempliciotti” e con questo gioco di parole denuncia i limiti del film che fu interamente realizzato negli stabilimenti della Fert e che non lasciò alcuna traccia nelle future storie del cinema» (S. Della Casa, “La Stampa – TorinoSette”, 6.11.2009).