Testimonianze di Cinzia Franza, Daniele Stella, Paolo Randi.
Documentario realizzato con il contributo di: Provincia di Torino, Regione Piemonte.
«Questo documentario è la storia di una fabbrica che ha causato centocinquanta morti accertate e sicuramente un numero altrettanto spaventoso di morti non accertate e, nello stesso tempo, la storia di uno spazio dismesso» (D. Gaglianone, dichiarazione inedita).
«Li chiamavano i "pissabrut", gli urina rosso, Erano i lavoratori dell´IPCA di Cirié, che produceva colori. Brutti colori, cattivi colori, fatti con sostanze come la beta-naftilamina (benzidina) che uccidevano gli operai, che procuravano cancri alla vescica. Era il 1922, gli anni bui per la sicurezza del lavoro, dove si moriva come mosche. Ma la "fabbrica della morte" di proprietà delle famiglie Ghisotti e Rodano crebbe grazie alle aniline lavorate e le malefatte lì dentro si moltiplicarono fino a che, nel 1968, i due operai Albino Stella e Benito Franza ci vollero vedere chiaro. Loro che, dopo essersi licenziati, scoprirono che la malattia li stava pian piano uccidendo, ebbero il coraggio di ribellarsi al sistema dell´IPCA e, armati di taccuino, cominciarono l´indagine nei cimiteri della zona, annotando i nomi di tutti i compagni di lavoro morti. Ne risultarono la bellezza di 134 solo dal 1968 al 1972, anno in cui presentarono denuncia contro la fabbrica. Con la loro preziosa testimonianza iniziò così un processo che portò, nel 1977, alla condanna a sei anni di carcere per omicidio colposo i titolari e i dirigenti dell´azienda. Da una ricerca dell´INAIL, le vittime di tumori alla vescica tra gli ex dipendenti dell´IPCA risultarono essere 168. In seguito a questa vicenda e alle mutate condizioni di competitività commerciale, l´IPCA fallì e cessò definitivamente l´attività nell´agosto del 1982. "È una memoria scomoda, che dà fastidio a tanta gente quella delle morti all´IPCA” - dice oggi la figlia di Benito Franza, Cinzia – “C´è ancora, forse, un senso di colpa nella coscienza di qualcuno". Sì, perché le malefatte che avvenivano in quella fabbrica sono state vissute dagli operai con un senso di impotenza, ma anche con una sorta di silenzio e connivenza delle istituzioni dell´epoca […]. Dopo la bonifica e il successivo acquisto da parte del Comune di Ciriè di quell´area dell´ex IPCA, oggi si parla del progetto "I colori della vita", cioè di una struttura polifunzionale che preveda un´area museale, un´altra area per la ricerca e la formazione ambientale con laboratori didattici e informativi per le scuole, un sito per la comunicazione e l´espressione artistica (area convegni, cineforum sui temi del lavoro e della sicurezza) e il settore ricerca dell´ARPA e quello dell´INAIL» (D. Pelanda, “Carta”, 10.10.2002).