«Un giovane torna a casa tardi. È solo. Guarda la televisione. Si fa una sigaretta. Si annoia. Beve. Stanco, con la mente annebbiata, si corica. I suoi sogni rispecchiano la realtà appena vissuta. Al mattino esce di casa. Cammina per la città. Scombussolato. Alcuni pensieri prendono forma nel suo cervello. Davanti a un bar incontra degli amici. Si siede con loro. Rifiuta una loro offerta. I precedenti pensieri lo investono. Cambia idea: torna indietro. Il pastone. In aperta campagna il giovane prova le sue capacità: la povertà dei vinti. Il “duello” finale» (G. Volpi, a cura, Corti d’autore 1990/92, Elede, Torino, 1993).
«Il film rispecchia la realtà che ci circonda: non quella realizzata secondo i canoni classici del cinema del reale (immagini pulite e “carine”), ma procede verso il malessere esistenziale della bassa definizione. Siamo interessati al cedimento dei contorni e dei colori, all’impressione sfuocata. Le immagini diventano pertanto “pulsanti” e sporche, e si inseriscono in un sonoro particolarmente duro (il movimento musicale e l’asincronismo acusmatico). Il film traccia una storia temporale che può anche non svolgersi nel tempo. Il tragitto della realtà, nello svolgimento della vicenda, diviene irreale mentre il contesto in cui si svolge l’azione rimane immutato a prescindere dall’esistenza di mille storie. Ovvero, se è possibile modificare il movimento dei personaggi, viceversa diventa impossibile mutare il tempo e lo spazio che li avvolgono» (L. Lionello, A. Tannoia, in G. Volpi, a cura, Corti d’autore 1990/92, Elede, Torino, 1993).