Altri titoli: Lies to Libe by (Babylon)
Regia Guido Chiesa
Sceneggiatura Guido Chiesa, Antonio Leotti
Fotografia Gherardo Gossi
Musica originale Giuseppe Napoli, Marlene Kuntz
Musiche di repertorio Tad, Mudhoney, Casino Royale, Il Generale e Ludus Dub Band, Blood Circus, Afghan Whigs, 99 Posse, Sprinkler, Treble, Nandu Popu, Mark Lanegan, Seaweed, Africa Unite, Almanegretta, Hazel, Eric's Trip, Monkeywrench
Suono Mario Iaquone
Montaggio Anna Napoli
Scenografia Vera Castrovilli
Costumi Laura Mazza
Aiuto regia Luca Gasparini
Interpreti Andrea Prodan (Tonino), Paolo Lorimer (Francesco), Valeria Milillo (Carla), Sophie Bernhard (Gabrielle), Bill Sage (Charles), Siro Damato (guardiano della fabbrica), Giuseppe Napoli (ragazzo con il giubbotto rosso), Simona Angioni (cassiera discoteca), Vittorio Catti (uomo con il fucile), Alessandra Amenta (Italia), Billy Damota (Stati Uniti), Tanya Blumstein (Francia)
Casting Alessandra Amenta (Italia), Billy Damota (Stati Uniti), Tanya Blumstein (Francia)
Produttore esecutivo Marco Isoli
Produzione Carlo Degli Esposti per Brooklyn Film, Agnese Fontana per Palomar
Note 2.466 metri.
Sottotitolo: La paura è la migliore amica dell’uomo.
Sound designer: Gianfranco Zorzi; canzoni: Tad (Boller Room, Podlacht), Mudhoney (If I Think, Dead Love, Touch Me I’m Sick), Casino Royale (Re senza trono, Treno per Babylon), Il Generale e Ludus Dub Band (Il reggae è amore), Blood Circus (Gnarly), Afghan Whigs (Hey Cuz, Let Me Lie To You), 99 Posse (Napolì, Tuttapposto), Sprinkler (Landlord), Treble (Reggae internazionale), Nandu Popu (Mamma li turchi), Mark Lanegan (Where Did You Sleep Last Night), Seaweed (Metal Gazer), Africa Unite (Battito, Cantè), Almamegretta (Figli di Annibale), Hazel (Trucy), Eric’s Trip (Tangles), Monkeywrench (Great Down Here); assistente al montaggio: Luca Gasparini; organizzatore: Giovanni Saulini.
Il film è stato vietato ai minori di 14 anni.
Premio Fipresci della Critica Internazionale al Festival Cinema Giovani 1994; Primo Premio al Missing Film di Genova.
Sinossi
Carla e Francesco, giovane coppia torinese, sono diversi: lei è aperta, lui possessivo e follemente innamorato di lei. Entrano in crisi per l’imminente arrivo di Charles, conosciuto da Carla dopo aver subito il furto della borsa in un albergo di Manhattan, in cui Charles lavora come addetto alla sicurezza. Carla chiede a Gabrielle, ex-fidanzata francese del fratello di Francesco, impegnata a Torino in interventi di archeologia industriale, di ospitare Charles; Gabrielle accetta. Poco dopo, però, Carla scompare e Francesco fa credere agli amici di averla uccisa. Poi finge il suicidio, in realtà si dirige all’aeroporto; quando sta per imbarcarsi, però, cambia idea e ritorna verso la città.
Dichiarazioni
«Babylon era un'operazione del tutto atipica nel panorama italiano perché era completamente indipendente: in un mercato cinematografico dominato dal poker Ministero/RAI/Mediaset/Cecchi Gori, rappresentava una scommessa, una sfida. Purtroppo è stata una sfida persa. Il film è andato in concorso a Locarno, in giro per altri 15 festival in tutto il mondo e ha pure vinto il Premio della Critica Internazionale al Cinema Giovani del '94. Ma non è mai stato distribuito nelle sale, tranne che a Torino e in poche altre città. In realtà l'aveva preso la Mikado, nel contesto di un pacchetto di film da vendere a Mediaset. Ma quando l'azienda di Berlusconi ha deciso di ridurre il numero dei film presenti nel pacchetto, il primo a farci le spese è stato proprio Babylon, credo proprio in quanto film non protetto, fuori dagli schemi» (G. Chiesa, in D. De Gaetano, a cura, Tra emozione e ragione. Il cinema di Guido Chiesa, Lindau, Torino, 2000).
Per Gianni Rondolino, Babylon è «un film controverso, di fatto non visto, forse fin troppo “sperimentale” nella rappresentazione di un ambiente e di un gruppo di personaggi in crisi, incerti, sbandati, alla ricerca di una ragione di vita. Film anche velleitario, e tuttavia legato alle precedenti esperienze di Guido, al suo essersi formato anche e soprattutto a New York, al suo modo di concepire il cinema come veicolo di idee, strumento di conoscenza e di rivelazione del reale» (G. Rondolino, in D. De Gaetano, a cura, Tra emozione e ragione. Il cinema di Guido Chiesa, Lindau, Torino, 2000).
Gianni Canova sottolinea il carattere indipendente dell’opera: «una troupe di dieci persone, diciotto giorni di lavorazione, trecento milioni di budget. Senza finanziamenti statali, diritti di prevendita televisiva, anticipi sulla distribuzione. Babylon è stato fatto rischiando soldi propri, di amici, di conoscenti. Utilizzando per la colonna sonora i brani concessi gratis dei principali esponenti del reggae/ragamuffin italiano (Africa Unite, Alma Negretta, Casino Royale, Il Generale, Nandu Popu, 99 Posse, Sud Sound System). E compensando l’esiguità del budget con l'amore e la passione per il cinema. […] il risultato è di una bellezza sorprendente. Babylon è un film sul caos, sul “disordine” dei sentimenti, sul paesaggio devastato degli affetti. Le immagini bruciano, i suoni crepitano, i dubbi esplodono. E la città sembra un deserto dell'anima» (G. Canova, “Duel”, n. 14, giugno 1994).
Luca Gasparini, aiuto regista e assistente al montaggio, ricorda che Babylon è «uno dei primi film italiani a essere montato con l’Avid, un sistema a quel tempo poco conosciuto in Italia, e io dovevo supervisionare tecnicamente tutte le fasi della post-produzine, fino al taglio del negativo. È stato un lavoro lungo e complesso e abbiamo lavorato fianco a fianco per molti mesi» (L. Gasparini, in D. De Gaetano, a cura, Op. cit.).
«In una Torino che, come ha riflettuto l'economista Sergio Ricossa, andrebbe a vivere il possibile traumatico trapasso da città operaia per eccellenza a città di colletti bianchi, sono i ruderi abbandonati, i fantasmi e gli scheletri di ferro e cemento di vecchie gloriose fabbriche in totale disuso a far per lo più da sfondo o addirittura da protagonisti emblematici a vicende incrociate di gente delusa, irrequieta, sopravvissuta […]. Babilonia è il caos nelle teste, nelle sensazioni, nell'intimo e nei rapporti, nel rapportarsi conoscitivo ed effettivo agli altri e ad un mondo sconquassato, senza sicuri punti di riferimento. […] L'indicazione forte emergente da un film sintomatologico più che di denuncia, mosso tra patologie individuali e sociali, su scenari da tardo-modernismo e post-industrialismo. Con il sottotitolo fassbinderiano “la paura è la migliore amica dell'uomo”, paura fassbinderiana che mangia l'anima, paura che sia l'inizio della fine. Girato in 18 giorni a colori e in un bianconero che dice le derivazioni di riprese in super-18 e video-8, retaggi felici della mente del protagonista, flash improvvisi sul già vissuto, Babylon, registra sintomi e paesaggi (interiori e di un esterno irreale) senza purtroppo dare troppo corpo a figurine che rimangono così esilmente approssimative su orizzonti giustamente fermi e appunto “archeologici” […]. Chiesa è tra l'altro anche studioso e critico musicale, e lo si sente bene dalla stimolante scelta di musiche, di Marlene Kuntz e di band-cult come la napoletana AImanegretta, come 99 Posse e Africa Unite» (R. Gilodi, “Cinemasessanta” nn. 5-6/225-226, settembre-dicembre 1995).
Nella colonna sonora del film, oltre a brani di gruppi italiani (dai 99 Posse ai Casino Royale) e americani, otre alle canzoni scritte appositamente dai Marlene Kuntz, figurano musiche composte da Giuseppe Napoli il quale afferma: «Il mio intervento si è risolto nella creazione di una musica d’accompagnamento per alcuni momenti del film, una sorta di sottofondo “ambient” che dà una dimensione sonora alle immagini seguendo il ritmo del montaggio o il movimento dei personaggi. Così, per le scene ambientate nella fabbrica abbandonata, ho utilizzato dei suoni che ricordano i rumori della ferraglia e le macchine industriali. No erano suoni registrati in presa diretta durante le riprese, ma avendo lavorato sul set con il fonico Mario Iaquone, mi sembrava affascinante ed efficace esprimere la confusione dei personaggi, riflessa nell’ambiente circostante, attraverso i suoni di quei luoghi» (G. Napoli, in D. De Gaetano, a cura, Op. cit.).
«Gli ingredienti del secondo film, Babylon (1994), fanno emergere maggiormente la componente irrazionale del suo cinema: la sceneggiatura scritta di getto con Antonio Leotti, il modello auto-prodotto Clerks in testa, un budget di 300 milioni di lire, una troupe di 10 persone, 18 giorni di lavorazione, senza finanziamenti statali, diritti di prevendita televisiva o anticipi sulla distribuzione, passione e istintività smisurati e la medesima tenacia. Ambientato in una Torino estiva e deserta, racconta la crisi di Francesco e sua moglie Carla. I due sono molto diversi: lui è un operaio appassionato di hard rock, lei un'assistente universitaria; lui cerca l'amore assoluto, lei ne vorrebbe uno razionale e indipendente. La visita improvvisa di Charles, con cui Carla tempo prima ha avuto una breve relazione, scatena il caos, tra false verità, morti vere e violenze presunte. Babylon è un film "punk" che mette in scena la confusione dei sentimenti e la sofferenza umana con uno stile diretto e volutamente disordinato: piacque molto ai giovani per le invenzioni, la freschezza stilistica e la colonna sonora (Marlene Kuntz, ragamuffin italiano e band americane) e con un po' di fortuna avrebbe potuto diventare un caso cinematografico, invece girò solo nei festival, non uscì nelle sale e divise la critica: sembrava il film di un esordiente, mentre Il caso Martello possedeva uno stile più autorevole e "maturo"» (D. De Gaetano, “Quaderni del CSCI” n. 6, 2010).
Scheda a cura di Davide Larocca
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