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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Piccoli orrori
Italia, 1994, 35mm, 90', Colore


Regia
Tonino De Bernardi

Soggetto
Tonino De Bernardi

Sceneggiatura
Tonino De Bernardi

Fotografia
Tommaso Borgstrom

Musica originale
Ciro Buttari

Musiche di repertorio
Dowland, Leo, Bellini, Caldara, Mozart, Gluck, Schubert

Suono
Filippo Ricci, Stefano Scarano

Montaggio
Fiorella Giovannelli

Aiuto regia
Riccardo Nespoli

Interpreti
Iaia Forte, Anna Bonaiuto, Galatea Ranzi, Roberto De Francesco, Renata Palminiello, Riccardo Nespoli, Enrica Brizzi, Gilda Postiglione, Giulietta De Bernardi, Enrico Ghezzi, Veronica De Bernardi, Saverio Isola, Davide Bertello, Jimmie, Roberto Baffert, Stefano Francia di Celle

Produttore esecutivo
Massimo Cortesi

Produzione
Lontane Province Film

Distribuzione
Mikado

Note
Fotografa di scena: Alessia Bulgari; musicisti e cantanti: Massimo Cartello, Catharina Kröger, Rosalba Rombaldoni, Manuela Giacomini (soprano), Stefano Francia di Celle (tenore); assistenti al montaggio: Lorenza Parlatore; assistenti alla regia: Walter Montagna, Simone Pierini; altri interpreti: Fabiana Forte, Nennella Bonaiuto, Alessia Bulgari, Gaia Bulgari, Simona Bonaiuto, Martina Ghezzi, Aura Ghezzi, Massimo Cartello, Gianfranco Fiore, Marco Mantelli, Mariella Navale, Anna Coppo, Marco Balzaretti; produttore delegato: Alberto Momo.
I “capitoli” del film girati parzialmente a Torino e in Piemonte sono: Contagi, Orrore buffo e Macello.




Sinossi
Il film si compone di “capitoli” che raccontano il momento estremo di un’esistenza:
«Titanic: una giovane donna nella cucina allagata arriva a pensare a Ofelia e alla sua morte per acqua.
Contagi, lei va tra gli altri e il timore del contagio diventa quasi palpabile [...].
Monaca, una giovane si interroga sul senso della propria vocazione e della propria vita donata a Dio, dal testo di Kleist.
Orrore buffo, presenze metropolitane attraversano un paesaggio campestre.
Fedra, lei insegue il suo sogno attraverso scenari che sempre variano, ma Ippolito non ha voce e rimane soltanto quella di lei, l'unica.
Muta, seguiamo l'invito di una giovane per le vecchie e colorate vie di Napoli e intanto la sua voce racconta, lei è mute per scelta.
Morbo, la storia di una danzatrice costretta all'immobilità su una carrozzella [...].
Passaggio, su un'isola il destino di tre giovani s'intreccia intorno al grande fuoco rituale [...].
Girotondo, il girotondo della vita e della rappresentazione, e il canto continua.
Sorelle, Coppie di sorelle di sorelle si succedono lungo un filo ideale che varia.
Annunciazione, Maria si ritrae di fronte all'angelo che le parla coi versi di un poeta.
Macello, la regina, sposa di Riccardo II, ed Enrico IV di Shakespeare sono scesi dove si celebra il rito – vero – della macellazione del maiale [...].
Pulizia, la fatica di portare pesi è continua e intanto si va verso qualcosa che va oltre.
Prigione, l'uomo è rinchiuso nella torre e avverte l'arrivo della fine del mondo. [...]. Euridice, ritorna il mito di Orfeo, ma per scoprire il mistero di Euridice.
Dal Piemonte a Napoli, attraversando Roma, la Sardegna e a Toscana. Gli stessi attori ritornano in veste diversa» (T. De Bernardi, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).




Dichiarazioni
«Piccoli orrori, un film-dizionario tascabile, un film-romanzo interrotto subito dopo l’inizio e poi ogni volta ripreso con un altro titolo e con un altro personaggio, un film-piccola guida turistica d’Italia, un film composto da tante variazioni musicali, un film come un polittico del ‘400 a più scomparti ossia anche un film-affresco ripartito in tante zone o scomparti» (T. De Bernardi, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).
 
«Cercavo di cogliere dei culmini di certe situazioni, di certe vite, di certi avvenimenti appunto in un momento estremo. [...] Ogni “piccolo orrore” dovrebbe essere come un arco, come qualcosa che va verso un punto (T. De Bernardi, “Filmcritica” n. 450, novembre/dicembre 1994).





«Decisamente un film importantissimo, una svolta e un altro punto di contatto tra tanti segmenti di percorso. Intanto la scelta di girare in 35mm, dopo video e pellicola, ma solo in 8 o 16mm. E poi la fiction, una forma narrativa anche se comunque modellata su episodi”reali”. Piccoli orrori conserva la struttura frammentata, dove gli “orrori” sono semplicemente momenti nel quotidiano di qualcuno colto alla sprovvista, quasi “spiato” in quanto di più intimo e segreto possa avere. [...] Piccoli orrori è un film essenzialmente femminile, ché sono tutte donne (o quasi) le protagoniste dei ritratti. Ma è una femminilità allargata, quella in cui si muove Tonino, che guarda non allo “specifico” della donna quanto alla componente femminile del mondo, catturata con sensibilità acuta e persino dolorosa» (C. Piccino, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).
 
«Quest’opera in quindici pezzi, questo catalogo di angosce, alcune assolutamente personali, altre perfettamente universali, racconta quindici storie e descrive quindici atmosfere. E se lo fa in modo personale, tuttavia si fonda classicamente sull’effetto di continuità e sulla vecchia impressione di realtà del cinematografo. [...] Tutte le situazioni di Piccoli orrori possiedono un fascino stupefacente, nato da continuità più suggerite che imposte. [...] Con questo nuovo film Tonino De Bernardi rimodella il cinema, dandogli una grammatica particolare e un modo di racconto che appartengono soltanto a lui. Egli riesce a togliere di dosso la polvere al romanzesco cinematografico, rifiutandone gli stereotipi. E fa soffiare su un cinema che quasi possiamo classificare come classico, un alto di freschezza, di creatività, di salvezza» (E. Waintrop, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Op. cit.).
 
«Diciamo subito che la macchina da presa è uno dei protagonisti di questo film, perché infrangendo costantemente, ma con naturalezza, uno dei tabù canonici del cinema di finzione, gli attori guardano in macchina, spesso addirittura si mettono in posa di fronte a essa. Ma questa macchina da presa non è una macchina da presa. Si percepisce di continuo, a cominciare dalla donna che piange in silenzio nella prima inquadratura, prima dei titoli di testa, fuori dalla sensazione episodica del resto del film, che gli attori non vengono violentati. Si offrono: al regista che li filma e che essi vedono, e più in là allo spettatore che li guarda e che essi non possono vedere» (A. Aprà, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Op. cit.).
 
«La logica sottesa al film, nella sua scansione in quindici episodi, di durata variabile ma comunque tendenzialmente brevi, non ha di fatto a che spartire con quella filosofia generale del “corto”» (N. Lodato, “Cineforum” n. 347, settembre 1995).


Scheda a cura di
Damiano Cortese

Persone / Istituzioni
Tonino De Bernardi
Iaia Forte
Anna Bonaiuto
Galatea Ranzi
Roberto De Francesco
Renata Palminiello
Gilda Postiglione
Giulietta De Bernardi
Enrico Ghezzi
Veronica De Bernardi
Stefano Francia di Celle


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