«Rivoli: un succedersi di stanze settecentesche e di opere d’arte che interagiscono tra loro, con un ottimo rapporto di simbiosi, senza perdita d’intensità. Il lavoro […] vuole documentare una parte delle opere installate nel museo (come un primo capitolo che presenta i lavori di otto artisti: Anselmo, Baumgartner, Beuys, Kounellis, Le Witt, Mario Mertz, Paolini, Zorio) anche attraverso la presenza degli stessi artisti. Dalle immagini a colori dell’opera si passa a quelle in bianco e nero dell’artista visto in una situazione a lui congeniale per tornare poi, con il colore, ad un’opera installata successivamente. Come se tre tempi e tre momenti dell’essere dell’artista fossero allineati su uno stesso piano, che diviene poi piano di fruizione. Si è cercato di connotare ogni opera d’arte in modo particolare: scegliendo determinati movimenti di macchina, elaborando piccoli elementi di narrazione dell’opera stessa, per poter rendere maggiormente la carica emotiva dei lavori. In una dimensione dove l’opera rivive la presenza dell’artista e al tempo stesso se ne distacca, rimanendo protagonista dello spazio circostante. In questo senso si è preferito abbandonare ogni carattere didascalico, lasciando alle immagini ed alle situazioni la possibilità di comunicare. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie alla disponibilità degli artisti interessati ed al Castello di Rivoli» (
www.torinofilmfest.org/history).