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Lungometraggi |
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Percorrendo la spirale
Italia, 1973, 8mm, 180', B/N e colore
Regia Tonino De Bernardi
Soggetto Tonino De Bernardi
Sceneggiatura Tonino De Bernardi
Fotografia Tonino De Bernardi
Interpreti Mariella De Bernardi, Giulietta De Bernardi
Produzione Tonino De Bernardi
Note Film sonoro, realizzato in più capitoli, girato a Casalborgone, Torino e in varie località dell’Africa e dell’Asia.
Sinossi
«Capitolo I. Il rapporto coniugale (Tu, alter ego) (data la fede nell’immagine che si racconta per sé)… Ed è perché Mariella ti faccio colpa di quello che sei… (ogni capitolo un’immagine centrale e tutto il resto sfondo, e quello che nel primo è stato centrale diventa sfondo nel secondo e così via nel continuo avvicendarsi intrecciarsi di presenze continue e sempre date e districarsi dal grumo più profondo) sempre Lei nel variare delle situazioni e il tempo passa – indefinitamente nel tentativo di fissare il tempo che sempre scorre – ineluttabilmente […] E tu sola, come me e con te stessa, e il tuo modo di essere sola… E attendi il nuovo bambino e hai il pancione, e poi senza ma non parlerò del rapporto coniugale perché basti tu che mi stai di fronte TU, MIA MOGLIE. […]
Capitolo II. Padre e figlia. Il rapporto filiale (dacché in primo siamo stati figli) […] L’immagine centrale è la figlia Giulietta e io il padre che faccio il film di lei. Questo capitolo sarà con più movimento e imprevisto, perché lei si muove sempre e forse verrà spesso a coprire con la mano l’obbiettivo perché magari non vuole che io faccia il film. Giulietta come è con me. E io con lei, di rimando. […] Giulietta e la mia possibilità di redenzione attraverso lei e il continuarmi Giulietta e il redimermi e l’essere sempre io il mio essere padre e madre e la possibilità di essere nell’altrui, l’assenza anche le successive incarnazioni il rapporto a tre (esempi di rapporti a tre: diretti - ioMariellaGiulietta - e trasposti - colti dalla Vita -) il figlio che cerca, il padre e la madre che amano, la madre che si rivive nella figlia, la figlia che non sa, il figlio piccolo, il figlio adulto inguaribile, la madre pietosa, il figlio che non vuole crescere, il figlio che cresce, i padri e le madri trasposti, i genitori morti e le tombe e tanti altri morti. I morti amati. […] I capitoli successivi saranno: la casa i parenti gli amici il paese la città il lavoro la vita segreta la bellezza le ossessioni la vita pubblica i vecchi. Ciò che scompare. Ciò che nasce» (T. De Bernardi, “Bianco e Nero” nn. 5/8, maggio/agosto 1974).
Dichiarazioni
«Da un fuori si va dentro un centro che non esiste. Filmavo il fuori, le persone, la gente, i luoghi. La spirale era il percorso che sentivo di percorrere io, era qualcosa da cui in fondo non uscivi, che si avvolgeva su se stesso, era un mio momento, mi sentivo così, non uscivo da lì. Assolutamente non era una spirale verso l’alto, ma verso il basso, al fondo non c’era un centro, andava all’infinito, com’erano all’infinito i miei film. Quindi non mi proponevo di partire da questo e arrivare a quello, come succede di solito nel cinema, che c’è una storia - quasi tutti i film raccontano qualcosa che ha un inizio e una fine - tant’è vero che i miei film non avevano neanche i titoli, né avevano la parola fine, partivo e poi mi esaurivo. Quando pensavo già ad altro, allora il film finiva. Queste erano condizioni ideali che mi creavo io e dov’ero proprio fuori dal cinema, non oso dire fuori dal mondo, perché era il mio modo di essere nel mondo, però fuori dalle convenzioni che si accompagnano al cinema» (T. De Bernardi, dichiarazione inedita, 13.9.2007).
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