Regia Tonino De Bernardi
Soggetto Tonino De Bernardi
Sceneggiatura Tonino De Bernardi
Fotografia Tonino De Bernardi
Interpreti Iaia Forte, Enrica Brizzi , Roberto De Francesco, Rossella Or, Joel Barcelos, Branca De Camargo, Ricardo Nespoli, Francesco Censi, Claudia Capone, Giulietta De Bernardi, Veronica De Bernardi, Carlo Cantono, Saverio Isola, Alberto Momo, Alberto Baffert, Chiara Momo
Produzione Tonino De Bernardi
Note Film muto da proiettare su due schermi con accompagnamento musicale in sala eseguito da un gruppo classico (pianoforte e voce) e da gruppo free (percussioni, voce e strumenti etnici).
Sinossi
«Lei canta, ma un giorno la voce non esce più e allora comincia a correre dietro la voce che ha perso e che non riesce a ritrovare. Intanto un’altra si muove nella casa abbandonata con ancora addosso il vestito da sposa mentre lui la segue in silenzio, a debita distanza, chiedendole muto qualcosa: ma non c’è risposta, non c’è segno. In un’altra città un’altra giovane donna, oggetto di desiderio, e tante mani si protendono per sfiorarla, toccarla, afferrarla: lei sguscia via perché lei a sua volta è soggetto desiderante e le sue mani, a loro volta, tendono in avanti verso qualcosa che non raggiungerà mai – forse non c’è. E continua la girandola. Un altro lui si muove a scatti in una pantomima senza parole e il cuore sembra uscirgli dagli occhi che luccicano, anche lui nella notte popolata di abbracci e di chiamate angeliche. Ancora un’altra lei continua da sola il suo cammino sotto il sole, accennando a piccoli passi una danza di bambina, ma chi la segue esita e la danza appare forse vana. Intanto altri, a tre, a quattro, a cinque, si abbracciano e stringono. E ancora il desiderio non risparmia nessuno: altri ancora si muovono e pigolano piano nella notte. Gli angeli del desiderio attraversano il ponte mentre il giorno finisce: lei sotto il suo cappello spia i due angeli da sotto il ponte, muove la sua manina nell’ennesimo saluto. L’altra ancora piange al telefono e poi sul divano. “Siamo macchine desideranti” qualcuno ha detto. Noi allora andiamo sempre, trafitti dai sussulti che vengono dagli altri. Ognuno si muove nello spazio solo suo, protendendosi verso chi sta vicino e si allontana. Qualcuno va in giro portando un grande specchio dove contempla la propria immagine ed è come se andasse, perduto nel desiderio dell’impossibile» (T. De Bernardi, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).
Dichiarazioni
«Ho cominciato gli Uccelli la Pasqua del ’91 – o del ’92? – in Super8 e ho tre ore e mezzo in quel formato, pensavo di trasferirle in 16mm, ma il costo è talmente alto che non l’ho mai fatto, quindi a monte di quanto si è visto esiste un lavoro mai mostrato. È un lavoro di anni, così come per le tragedie scritte nell’88» (T. De Bernardi, “Filmcritica” n. 450, novembre/dicembre 1994).
«Uccelli desiderio era una domanda d’amore che si rivolge sempre al mondo e il mondo più o meno ascolta, anzi, non ascolta» (T. De Bernardi, dichiarazione inedita, 13.9.2007).
«Ci si sente invadere dalla libertà, restando per ore nella sala del Rex ad assistere alla proiezione di un ciclo che Tonino de Bernardi ha voluto intitolare Uccelli – un film-enciclopedia nel tempo e nello spazio. Quattro film che film forse non sono, sono soltanto “opera”: su due schermi vengono proiettate immagini che nulla raccontano, se non di loro stesse, mentre dal vivo due differenti formazioni musicali talvolta conducono la proiezione, talvolta si lasciano condurre. Le immagini che vediamo hanno per protagonisti ragazzi, ragazze, uomini, donne: uccelli. Vediamo immagini a colori, in bianco e nero, in vari tipi di bianco e nero. Immagini bellissime. Mai però “belle immagini”; l’inquadratura è sempre in movimento, sempre frastagliata. La bellezza sta dietro l’immagine, non dentro, ma dietro, in un luogo imprecisato del non-tempo, là dove forse esiste qualcosa di più del cinema come “fissazione”. Abbiamo assistito a qualcosa di ben diverso da una normale proiezione: la diversa velocità dei proiettori sui due schermi faceva sì che le due presentazioni di sabato e di domenica sera fossero diverse una dall’altra, imprevedibili, aperte a inventarsi, con la musica improvvisata a sorreggerle. E così avveniva lo straordinario miracolo per cui si creavano sincronie perfette, improvvisi contrappunti che sembravano perfettamente architettati e invece nascevano sul momento. Quasi a ricordarci che la creazione esiste prima e oltre il creatore, che la creazione si disloca ovunque: sullo schermo, nei nostri occhi, nel morbido cantare di un sassofono; perché l’arte è la manifestazione più pura più intrinseca della vita e solo una magnifica libertà espressiva come quella di De Bernardi rende possibile questo miracolo» (E. Waintrop, “Popolo e Libertà”, 11.8.1994).
«Il procedimento è ottenuto sempre con la confluenza dei due tempi, l’attuale e il virtuale, l’istantaneo e la durata psichica, al punto che, ad esempio, la serie degli Uccelli si configura più come un insieme di “canti mitici”, di rituali filmici, che come dei semplici film. Per cui l’accompagnamento vocale-musicale dal vivo diventa la necessità di far confluire i due tempi» (B. Roberti, in S. Francia di Celle, S. Toffetti, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).
Scheda a cura di Giusy Cutrì
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