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Cortometraggi e Documentari |
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Parla de Kyè
Italia, 1996, Betacam, 68', Colore
Regia Sandro Gastinelli
Soggetto Piero Tassone, Paolo Somà
Fotografia Sandro Gastinelli
Musica originale Roberto De Siena, Mario Giulietti, Abourasqui
Montaggio Sandro Gastinelli
Aiuto regia Marzia Pellegrino
Interpreti Piero Tassone, Giuseppe Ponzo, Mario Ponzo, Giovanni Baracco, Giuseppe Bruno, Giuseppe Agostino Ponzo, Roberto Siccardi Basso, Colombina Ponzo, Ferdinanda Ponzo, Virginia Ponzo
Produzione Studiouno Servizi Televisivi
Distribuzione Studiouno Servizi Televisivi
Note Il documentario è stato girato a Miroglio, frazione di Frabosa Sottana (Cuneo), Valle Maudagna.
Sinossi
Piero Tassone è un vecchio contadino che, ormai alla fine dei suoi giorni, si accorge di non avere altro da lasciare se non il ricordo appassionato della sua esperienza montanara legata a «riti, usanze, modi di fare, di dire e di essere, tipici di un tempo ormai definitivamente tramontato». Decide così di scrivere personalmente il racconto del periodo più felice della sua vita: quando con i suoi coetanei saliva su verso i tech, i casolari, per procurarsi il fieno, ammucchiandolo a formare l'fnè, il covone, e trasportandolo a valle durante l'inverno per mezzo di slitte. È il rito della fienagione così come veniva intesa in valle Maudagna, un rito che dalla fine degli anni 50 è stato via via abbandonato ma che è stato per secoli una necessità per sopravvivere. Piero Tassone, in particolare, ricorda nel suo manoscritto l'ultima e nostalgica fienagione che fece con i suoi amici nel 1963: «... fatta tra amici più per sentirci giovani ancora una volta che per necessità. Prova ne è che con noi non c'erano i ragazzini come un tempo. Nulla sarebbe più stato tramandato alle generazioni future». Nel suo diario ricorda tutte le vicende di quell'ultima fienagione: la partenza estiva da Friosa, il Borgo, i Bergamini, la molatura collettiva delle falci, il taglio dell'erba, la costruzione del covone, ma anche la colazione nei campi, le donne, il fuoco per la polenta, la sorgente per bere, la cena nel viottolo del tech, il riposo, il ritorno a valle, e poi l'inverno con la risalita verso l'fnè, l'allestimento della strada di neve battuta per la discesa, il taglio del fienile con il taièt, il caricamento delle slitte e l'ultimo ritorno a casa. Il tutto inframmezzati dal ricordo dei brevi, quanto efficaci, e a volte spassosi dialoghi tra i protagonisti, rigorosamente in dialetto Kyè. Piero Tassone potrà essere fiero del suo diario perché grazie a questo non andrà persa «la piccola storia di un lavoro bellissimo e faticoso che per noi fu una necessità per sopravvivere in queste terre alte, a metà tra la collina e i monti».
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