Girato in Eastmancolor; direttore d’orchestra: Franco Campanino; organizzazione generale: Angelo Jacono.
Un giovane, annoiato e stressato dal lavoro, nonché infelicemente sposato, sfoga la propria delusione - in compagnia di due amici - con atti inconsulti e, infine, con un omicidio. Un commissario, che comprende l'origine della follia del ragazzo, è costretto ad ucciderlo in un conflitto a fuoco. Uno dei complici si suicida in carcere; il terzo, che si trova altri amici, continua sulla via intrapresa.
«Fango bollente è una parabola marcusiana e un po' fantascientifica sui mali oscuri delle società avanzate non privo di spunti inquietanti e di allarmanti richiami alla cronaca quotidiana. Il regista Vittorio Salerno, al suo secondo film, non ha tuttavia il vigore fantastico e la sontuosità figurativa del Kubrik di Arancia meccanica, e la lucidità dell'analisi di fondo cede sovente il passo ad un meccanico accumularsi di effetti truculenti e grandguignoleschi, non privi di sapore grottesco» (R.P., “Corriere della Sera”, 25.9.1975).