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Lungometraggi |
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Hermano
Italia, 2002, 35mm, 96', Colore
Regia Giovanni Robbiano
Soggetto Riccardo Aprile, Marcello Oliviero
Sceneggiatura Riccardo Aprile, Marcello Oliviero, Giovanni Robbiano
Fotografia Pietro Sciortino
Musica originale Pasquale Filastò
Suono Marco Streccioni
Montaggio Walter Fasano
Scenografia Luigi Quintili
Costumi Valter Azzini
Interpreti Ignazio Oliva (Antonio Sterni), Rade Serbedzija (Carlos Avileda), Paolo Villaggio (Don Eugenio), Cristina Moglia (Franziska), Emir Kusturica (Chomsky), Lucija Serbedzija (Fulvia), Andrea Bruschi (Marotta), Dejan Acimovic (killer), Mate Parlov (trainer), Elena Presti (Conchita), Alexander Cvetkovic (Emo), Franko Blagonic (segretaria del Boxing Club)
Produzione Gherardo Pagliei, Elisabetta Riga, Pete Maggi per GAM Film, Lux Factory
Distribuzione Sharada
Note Suono Dolby Digital
Film realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
Antonio Sterni ha 26 anni e vive nel Sud Italia facendo piccoli lavori per la malavita alle dipendenze di Don Eugenio, anziano boss amico fraterno del padre del ragazzo, morto da qualche anno. Eugenio incarica Antonio di recapitare una lussuosa auto a Stoccolma, in segno di omaggio ad un mafioso russo con il quale è in “rapporti di lavoro”. Antonio parte. Fermatosi ad una stazione di servizio e invischiato in una rissa, viene salvato dall'intervento di Carlos, un ex pugile argentino che vive di espedienti. I due proseguono il viaggio insieme. Carlos intuisce che il destino di Antonio è segnato, e che il suo viaggio non prevede ritorno. Tutti i protagonisti affrontano il proprio destino in un finale amaro ma non privo di sorprese.
Dichiarazioni
«Tutte le location di Hermano sono posti in cui ero stato con l’Interrail da giovane. Quando ci sono tornato per i sopralluoghi, venti anni dopo, mi ricordavo ogni angolo e sapevo con precisione dove volevo girare. […] Paolo Villaggio è un attore che si sta riscoprendo fuori dalla commedia, fuori dai suoi personaggi. In Hermano è un vero cattivo, ammazza gente. È curioso vederlo in un ruolo così» (G. Robbiano, www.fctp.it).
«Tutto inizia addirittura nel ’96, con un soggetto di Marcello Olivieri e Riccardo Aprile, studenti di un mio corso di sceneggiatura, che vince il Premio Solinas. Il copione, in via di sviluppo, viene poi opzionato dal produttore Amedeo Pagani. Mentre il nostro lavoro sulla sceneggiatura continua - senza che venga sottoscritto alcun contratto - Pagani presenta la richiesta per i finanziamenti. Nel ’99 ottiene il fondo di garanzia per il valore artistico e culturale. Più o meno dopo un anno, però, si tira indietro e cede il finanziamento alla Gam Film di Gherardo Pagliei, non nuovo al recupero di film già sovvenzionati, ma in difficoltà. Comunque, il finanziamento non è altissimo, circa 3 miliardi di lire per un film che prevede l’Argentina (poi girato in video e lasciato in coda), la Svezia, la Germania, e Rade Serbedzjia, il cui nome era già stato presentato al ministero e che alla fine ha accettato un compenso infinitamente inferiore ai suoi abituali. [...] Abbiamo iniziato a girare il 6 novembre del 2000, con i soldi che coprivano sei settimane scarse. In realtà poi abbiamo finito prima, non perché siamo stati particolarmente rapidi ma perché avevamo Rade per sole quattro settimane, dopo doveva essere in Vietnam per Un americano tranquillo, con Michael Caine. [...] Mentre eravamo al montaggio, un fax ci ha avvisato che la postproduzione era sospesa a tempo indeterminato. Era il maggio del 2001. Abbiamo rimesso piede al montaggio nel dicembre dell’anno dopo, tra l’altro senza poter girare niente di nuovo: mancavano anche alcuni raccordi, perché non c’era stato il tempo di girarli. Nel gennaio del 2003 il film era montato, bisognava mixarlo, ma non c’erano le sale, non c’erano i tecnici, non c’era il montatore del suono… in realtà non c’erano i soldi, abbiamo dovuto fermarci ancora. Completato, finalmente, nell’estate del 2003, Hermano ha partecipato a quattro o cinque festival subito dopo, fra i quali Alpe Adria a Trieste, dove ha avuto un discreto successo. [...] il film è stato girato in meno di sei settimane, e si vede. Da parte nostra c’è stata la maggior cura possibile, ma non c’erano alternative, ci siamo dovuti accontentare. Per esempio, in Svezia, quando Rade Serbedzjia non c’era, ho adoperato primi piani presi altrove, mentre quando ci sono dei campi lunghi al suo posto c’è uno di noi, con il suo cappotto e la sua borsa. Oppure nella scena della rissa nel bar, girata in un autogrill in condizioni amatoriali: a ogni ciak entravano clienti, eravamo continuamente interrotti…» (G. Robbiano, www.frameonline.it, 16.2.2007).
«Il giudice, per sancire valore e successo di un'opera, dovrebbe essere il pubblico. Nel cinema italiano, tra una pellicola e lo spettatore viene però frapposto un doppio muro, produttivo e di distribuzione. Hermano, film di Giovanni Robbiano [...] li ha presi in pieno entrambi lungo “un viaggio nell'orrore”, come lo definisce – scherzosamente amaro - il regista. Purtroppo, diciamo noi. Perché all'origine c'è un soggetto vincitore del Premio Solinas del '96 firmato da una coppia di allievi di un corso tenuto dallo stesso Robbiano, il film è stato realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nel cast ci sono Ignazio Oliva, Rade Serbedzija e, in piccole parti, Paolo Villaggio ed Emir Kusturica. Quello dei contributi statali è un terno al lotto in cui “vige il meccanismo infernale del reference-system - ci dice il cineasta - secondo il quale i fondi vanno a chi dimostra di aver fatto incassi”. Il progetto ha fatto la trafila ministeriale per tre anni, suscitando l'interesse di alcuni produttori tra i quali Amedeo Pagani. Poi però sono arrivati solo la metà dei soldi, e per il film è cambiata la produzione. “L'autore - denuncia Robbiano – non ha alcun controllo. I fondi vengono erogati ad altri, e lo Stato permette che vengano addebitate voci esterne all'opera, definite ‘costi di sviluppo’. Ho firmato un preventivo analitico al buio, e quando ho chiesto di conoscerlo nel dettaglio per poco non mi picchiano. E poi esiste un club di produttori sensibili ai film in difficoltà, allettati da quei fondi garantiti. È uno scenario comune a decine di pellicole’. E non è l'unico aspetto malfunzionante del sistema. “Il fondo di garanzia – continua il regista - copre una quota del 60- 80 %, al resto dovrebbe pensarci la produzione. Ma lo Stato non controlla che gli altri soldi ci siano, e alla fine il film viene fatto solo con i fondi ministeriali, tagliando su tutto. Aver finito Hermano ha del miracoloso”. In ultimo, il capitolo distribuzione. “C'è il jolly ministeriale - spiega ancora - chiamato ‘fondo di distribuzione’, ma per il produttore l'uscita è un costo aggiuntivo. Ho scoperto su Internet che per Hermano sono stati ‘allocati’ 194 mila euro, ma è uscito in una copia”. [...] L'opera è un road movie che rivela i suoi pochi mezzi, ma con begli scorci naturali e metropolitani cadenzati dalle polaroid di Antonio, appassionato di fotografia. Pecca di qualche ingenuità al pari del protagonista e, proprio come nella storia, chi se ne fa carico è la vitalità di Serbedzija, un corpo e un viso con tutti i segni di un'esistenza senza più ponti, nascosta tra le poche cose del borsone che si porta sempre in spalla» (F. Raponi, “Liberazione”, 23.2.2007).
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