Il Parco Naturale del Gran Bosco, situato in alta Val Susa, costituisce una delle oasi protette più belle e suggestive del Piemonte. Cervi, camosci, cinghiali vivono indisturbati nel fitto di questa conca naturale. Negli ultimi anni però il numero di questi ungulati è aumentato a dismisura provocando notevoli dissesti ecologici. Nell’area del Gran Bosco – circa duemila ettari – vivono circa cinquecento cervi. Un ideale equilibrio ecologico viene raggiunto con la presenza di uno/due capi ogni cento ettari. Sono dunque qualche centinaio i capi in soprannumero che, non trovando sufficiente nutrimento nell’area del Parco, invadono e distruggono prati, coltivazioni e orti; i cinghiali, il cui censimento risulta praticamente impossibile, arano letteralmente i campi coltivati. Di qui nasce l’unanime protesta dei contadini e dei montanari che vedono distrutta in una notte l’opera di un anno di fatiche. Come conciliare dunque l’esigenza di salvaguardare una fauna in via d’estinzione con un’economia montana in agonia?