|
Lungometraggi |
|
Italia a mano armata
Italia, 1976, 35mm, 95', Colore
Altri titoli: A Special Cop in Action, Cop Hunter, Flic en jean, Opération Jaguar
Regia Franco Martinelli (Marino Girolami)
Soggetto Vincenzo Mannino
Sceneggiatura Vincenzo Mannino, Leila Buongiorno, Gianfranco Clerici
Fotografia Fausto Zuccoli, Fausto Zuccoli
Operatore Guglielmo Vincioni
Musica originale Franco Micalizzi
Suono Gianfranco Pacella, Gianni Zampagni
Montaggio Vincenzo Tomassi
Scenografia Antonio Visone
Costumi Stefania Scandariato
Trucco Pietro Tenoglio
Interpreti Maurizio Merli (commissario Betti), Raymond Pellegrin (commissario Arpino), John Saxon (Jean Albertelli), Mirella D’Angelo (Luisa), Toni Ucci (Raffaele Cacace), Daniele Dublino (Luzi), Sergio Fiorentini (Salvatore Mancuso), Massimo Vanni (agente Fabi), Fortunato Arena (Carlo Morelli), Enzo Andronico (Sergio Boretti), Aldo Barberito (Ferrari), Attilio Dottesio (vittima di furto), Adolfo Lastretti (Lazari), Nello Pazzafini (prigioniero), Goffredo Unger (guidatore nella rapina in banca)
Direttore di produzione Roberto Giussani
Ispettore di produzione Gian Maria Avetti
Produzione New Film Production
Distribuzione Fida
Note Visto censura 69443 del 25.11.1976; 2768 metri.
Il regista Marino Girolami ha firmato il film con lo pseudonimo Franco Martinelli. Collaborazione alla sceneggiatura: Gianfranco Clerici, Leila Buongiorno; pellicola Panoramica, Telecolor; assistente operatore: Enzo Frattari; fotografo di scena: Francesco Narducci; direttore d’orchestra: Alessandro Blonksteiner; assistenti al montaggio: Lamberto Mancini, Pietro Tomassi; sarta: Stella Battista; parrucchiere: Marcello Longhi; assistente alla regia: Romano Scandariato; altri interpreti: Stelio Candelli, Franco Borelli, Dino Mattielli, Rocco Oppedisano, Carlo Valli, Marcello Monti; direttore del doppiaggio: Ferruccio Amendola; stuntman: Goffredo Unger; maestro d’armi: Goffredo Unger; segretario di produzione: Giandomenico Stellitano.
In Italia il film è stato vietato ai minori di 14 anni.
Sinossi
A Torino una banda di delinquenti sequestra uno scuolabus e chiede ai genitori dei piccoli passeggeri un riscatto. Il rapimento finisce drammaticamente. Sulle tracce dei banditi si mette il commissario Betti. La caccia porta il poliziotto prima a Milano e poi a Genova, dove finisce persino in galera.
Esempio del cosiddetto genere poliziottesco, il film di Franco Martinelli (pseudonimo di Marino Girolami, regista anche di Roma violenta, del 1975, e di Roma l’altra faccia della violenza, del 1977) propone l’immagine di una criminalità spietata, senza scrupoli persino di fronte ad un bambino malato e bisognoso di cure. Fa da contrappeso una polizia in cui operano uomini, come il commissario Betti, disposti a correre ogni rischio pur di difendere gli onesti cittadini; il protagonista della pellicola riceve in premio l’amore di una giovane e bella donna a cui offre un po’ di speranza in un mondo malvagio, ma paga il suo eroismo con la morte per mano di quella malavita a cui il suo coraggio dà fastidio.
«Essere poliziotto - dice un film come Italia a mano armata di F. Martinelli - significa esporsi a pericoli, non poter coltivare una famiglia, degli affetti, vivere da "diversi", senza per questo averne gratificazioni e trovarvi un futuro. Inseguiti dal pericolo, malamente accettati dagli altri, capri espiatori appena le cose si fanno difficili, i poliziotti sono destinati - insiste il film - o a morire su una strada o ad una vita da emarginati. In questo senso il film è un\\\'esplicito invito alla "diserzione", rivolto particolarmente a tutti quei giovani sottoproletari del Sud che vedono nella polizia l\\\'unica possibilità di sfuggire alle maglie della disoccupazione e dell’emarginazione» (G. Pironi, “Cineforum” n. 170, 1977).
L’opera di Martinelli ripaga lo spettatore che decida di sorbirsi un film assai ricco di stereotipi con qualche sussulto: ad esempio, la scena in cui Luisa, dopo aver raccontato al commissario Betti di avere al mondo solo il piccolo fratellino che le è appena stato rapito ed aver ricevuto dal poliziotto la promessa che le verrà restituito, vede deporre il corpo senza vita del bambino dai banditi davanti al portone del mulino in cui questi lo tenevano sequestrato; vi si precipita, allora, incurante delle armi che i malviventi spianano minacciosamente, con un coraggio ed uno strazio che ricordano quelli di una Anna Magnani impegnata in ben altro film. Luisa ha miglior sorte della Pina di Rossellini; si affeziona al commissario, lo segue fino a Genova, lo va a trovare quando questi finisce in carcere, lo aspetta all’uscita di galera, pronta a costruire una vita con lui, ma deve assistere alla sua morte, eroica e dolorosa.
Non manca nessuno degli elementi che certificano l’appartenenza al genere poliziottesco: né gli inseguimenti a tutta velocità, né i discorsi pieni di livore contro la malavita pronunciati dal commissario, né i metodi spicci utilizzati per punire criminali con i quali gli strumenti messi a disposizione dalla legge non bastano. Tali caratteristiche costituiscono un segno distintivo che connota fortemente un filone tipico di un periodo ruggente della storia italiana; insieme con i pantaloni scampanati, le camicie inevitabilmente sbottonate, i baffi e le chiome fluenti, contribuiscono a rendere il film una vivida fotografia degli anni Settanta.
Torino e i suoi dintorni fanno da scenario alla prima parte della vicenda, quella in cui si perpetrano una sanguinosa rapina ed il rapimento degli scolari. La cinepresa passa per Porta Palazzo, luogo inevitabile per ogni narrazione sulla Torino nera, si sposta quindi dalla periferia cittadina alle eleganti ville della Torino liberty e mostra poi la provincia piemontese (in particolare quella ai confini con la Lombardia, regione in cui i banditi si trasferiscono), con i suoi casali.
La bella musica di Paolo Micalizzi alterna il crescendo appassionato dei fiati a temi melodici e intimisti. Il brano The No Peace Pursuit è stato inserito da Quentin Tarantino nel suo film Grindhouse.
Scheda a cura di Davide Larocca
|
Collegamenti
|
|
|
|
segnalibro |
|
|
= aggiungi |
|
|
= elimina |
|
All'interno di ogni scheda troverete queste
icone che vi permetteranno di memorizzare i documenti
che più vi interessano o di eliminare quelli
già memorizzati. |
|
|
|