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Produzioni Tv |
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L'uomo che rubò la Gioconda
Italia/Francia/Svizzera, 2006, 100', Colore
Altri titoli: On a volé la Joconde
Regia Fabrizio Costa
Soggetto Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella
Sceneggiatura Pietro Calderoni, Gualtiero Rosella
Fotografia Fabrizio Lucci
Musica originale Stefano Caprioli
Suono Alessandra Perpignani, Gianluca Costamagna
Montaggio Cosimo Andronico
Effetti speciali Stefano Marinoni, Federica Nisi, Paola Trisoglio
Scenografia Francois Chauvaud
Costumi Luigi Bonanno
Trucco Anna Andreeva
Aiuto regia Johann Lorillon, Giacomo Lesina, Roman Janecka
Interpreti Alessandro Preziosi (Vincenzo Peruggia), Violante Placido (Aurore), Frederic Pierrot (ispettore Lépine), Cecile Cassel (Mariuccia), Adolfo Fenoglio (Geri), Fabio Troiano, Tom Novembre (Dupont), Michel Crémadès (Montignac), Fred Personne (Henri Poupardin), Emilio De Marchi (Bresson), Carlo Cartier, Gianni Bisacca, Rossana Mortara, Marcello Prayer
Casting Franck Baldino
Produttore esecutivo Maria Grazia Saccà
Produzione Maria Grazia Saccà per RTI, Roberto e Matteo Levi per 11 Marzo Film, Jerome Minet e Nora Melhli per Studio International
Note Film televisivo trasmesso da Canale 5 in prima serata Lunedì 23 ottobre 2006 (media d'ascolto: 3.189.000; share: 13,82%).
Story editor RTI: Costantino Margiotta; montaggio del suono: Alessandra Perpignani, assistente alla scenografia: Giuseppe Vitantonio Liuzzi; assistenti alla regia: Gilles Cannatella, Catherine Olaya Salazar; organizzatore generale: Luciano Calzola; co-produttore: Claudia Marra.
Locations: Torino (via Conte Verde, via Corte d’Appello, piazza IX marzo, via delle Orfane, piazza Carignano, corso Massimo D’Azeglio), Pinerolo (TO), Saluzzo (CN), Parigi, Praga.
Realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
Ispirato ad una storia vera. 1911. Vincenzo, giovane contadino lombardo, emigra in Francia in cerca di fortuna. A Parigi incontra un cugino, Lancillotti, che si arrangia lavorando per Dupont, un ricco mercante d'arte coinvolto nel commercio di opere false. Grazie a Dupont, Vincenzo ottiene un lavoro come operaio al Louvre e si innamora di Aurore, equilibrista in un circo e legata al tirannico Dupont. Mariuccia, sorella di Vincenzo, trova lavoro come cameriera presso il commissario Lepin, che sta indagando sul furto di alcune statuette sparite dal Louvre. Vincenzo, mosso da spirito patriottico, ruba la Gioconda dal Louvre; Lepin lo scopre ma, per amore di Mariuccia, non lo arresta. L'avido Lancillotti vende Vincenzo a Dupont che, geloso dell'uomo che gli ha rubato Aurore, lo fa arrestare. La condanna di Vincenzo, vista la nobiltà delle sue motivazioni, viene poi condonata per intercessione del Re.
Dichiarazioni
«Aurore incontra Vincenzo e poco dopo i due s’innamorano. È lei che gli trasmette la passione per il dipinto di Leonardo. Lo rende ai suoi occhi una specie di mito. Così lui decide di rubarlo per farla felice […] Aurore mi ha subito intrigato proprio perché è un’acrobata. In genere, i protagonisti delle fiction fanno mestieri più normali. Per amore di Vincenzo trova il coraggio di mettere in discussione le sue scelte di vita. Si rende conto di essere sola ed infelice, di vivere con un uomo che da una parte l’aiuta, ma dall’altra la imprigiona. Tuttavia è vivendo tra i mobili antichi le vecchie tele dell’antiquario impara ad apprezzare l’arte, e così quando vede la Gioconda rimane incantata. Capisco bene Aurore perché a me Monna Lisa fa lo stesso effetto. Se la fisso a lungo, mi sembra che cambi espressione di continuo, come se si divertisse a prendersi un po’ gioco di me» (V. Placido, “Il Giornale”, lunedì 23 ottobre 2006).
«La struttura a incastro è interessante, ma risulta poco efficace a causa di personaggi deboli e privi di chiare motivazioni. Restano in ombra, ad esempio, le ragioni del furto della Gioconda, che pure è l'evento centrale della storia. Il limite di fondo è comunque l'incerta vocazione di genere. II tema del furto d'arte e il lieto fine (le coppie Vincenzo-Aurore e Lepin-Mariuccia finalmente riunite) rimandano alla tradizione del giallo brillante, al pari di un personaggio come il buffo Lepin, investigatore scientifico ante litteram incompreso dai colleghi; mentre appartengono alle convenzioni del melodramma gli sviluppi della storia d'amore fra Vincenzo e Aurore e i toni patetici con cui sono descritte le condizioni degli immigrati italiani a Parigi» (M. Buonanno, a cura, La posta in gioco. La fiction italiana. L’Italia nella fiction. Anno diciannovesimo, Eri, Roma, 2008).
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