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Lungometraggi |
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Twisted - Ascolta la canzone del vento
Italia, 2002, 35mm, 118', Colore
Altri titoli: Twisted
Regia Matteo Petrucci
Soggetto Matteo Petrucci
Sceneggiatura Matteo Petrucci
Fotografia Roberto Forza
Operatore Federico Angelucci
Musica originale Ennio Morricone, Andrea Morricone, The Shazam
Suono Andrea Petrucci, Dino Raini, Claudio Toselli
Montaggio Paolo Albanesi
Effetti speciali Franco Galiano
Scenografia Alessandro Marrazzo
Costumi Ilaria Albanese
Interpreti Alessandro Tiberi (Matteo), Angelo Maggi (il padre), Monica Comegna (Valentina), Valentina Mari (Barbara), Emiliano Coltorti (Stefano), Manuela Massarenti (Professoressa), Veronica Milaneschi (Viola), Antonio Prisco (Portiere Albergo)
Produttore esecutivo Giacinto Papa, Nino Rissotti
Produzione Alessandro e Vincenzo Verdecchi per Misami Film
Distribuzione Orango Film Distribuzione
Note Suono Dolby SR; co-produttore: Patrizia Tallarico.
Film realizzato con il contributo del MiBAC e di Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
Matteo e Valentina sono fratelli, hanno perso la madre e sono legati da un rapporto molto intenso. Ad una festa i due conoscono Stefano, un ragazzo carismatico che nasconde però una personalità psicotica. Tra Stefano e Valentina sembra quasi stabilirsi un rapporto di affinità elettiva, che fa esplodere la gelosia del fratello di lei. Ma quando Stefano le dichiara il proprio amore, lei lo respinge perché lo considera solo un amico. Stefano sembra rispettare la decisione della ragazza, la quale accetta un ultimo invito a pranzo, durante il quale comincia ad intravedere la personalità paranoica del giovane, che ben presto si mostrerà in modo devastante.
Dichiarazioni
«Il progetto Ascolta la canzone del vento si propone di analizzare le dinamiche che regolano la vita di una famiglia borghese attraverso la descrizione di una vicenda di incesto (già indicato da Sigmund Freud come il fondamentale tabù del sistema totemistico che si trova alla base di qualsiasi forma di organizzazione sociale). L’intenzione non è quella di esprimere critiche o giudizi, bensì quella di mostrare l’aspetto quotidiano di una relazione di questo tipo, e in particolare il malessere esistenziale che la genera e la alimenta. Altro tema fondamentale della sceneggiatura […] è l’analisi dei rapporti tra i giovani nella società di fine millennio dominata dall’ossessione per l’effimero, espressa dai mezzi di comunicazione attraverso la proposta e la conseguente esaltazione di archetipi estetici. Il disagio e l’insicurezza prodotti da una cultura di questo tipo sono espressi dai personaggi attraverso la difficoltà di comunicazione, l’apatia e la tendenza all’autodistruzione, così come alla distruzione dell’altro. Lo stile […] è quello della commedia (o meglio, della situation-comedy) e i personaggi non esprimono apertamente il loro stato d’animo, celandolo dietro comportamenti imprevedibili e poco responsabili, che lasciano intravedere l’esistenza di un mal du vivre profondo e radicato. Nonostante la complessità dei temi affrontati, il film aspira ad essere anche un’opera di intrattenimento, caratterizzata da momenti di ampio respiro e da uno stile narrativo che fa della leggerezza la sua principale chiave espressiva» (M. Petrucci, www.fctp. It).
«Il film dell’esordiente Petrucci, uscito tre anni dopo la sua realizzazione è una cronaca glaciale dallo stile calibrato e distaccato sulle afasie e le distorsioni dell’universo giovanil-televisivo post-adolescenziale. Un racconto a capitoli di anormalità casalinghe, omicidi e incesti perpetuati davanti, dietro e intorno lo schermo televisivo, presenza costantemente evidenziate nel campo, che acceso o spento, in prima piano o in sotto fondo osserva e riempie, produce e riduce le azioni, gli spazi e i discorsi di queste individualità estranee le une alle altre, assuefatte alla propria auto-esclusione sociale.Le vite dei tre protagonisti e di chi gli ruota intorno sono scandite dalle banalità rimarcate dei loro discorsi quotidiani, inseriti in situazioni spesso assurde e surreali (come l’incontro di kick boxing ad inizio film o la rapina per strada). Le conversazioni e le relazioni verbali, tarate sui (e retrodatate dai) cartoni animati giapponesi pre-era Dynamic, continuamente trasmessi dall’onnipresente tv […] sono piene dei luoghi comuni di un nulla comunicativo esasperato, efficace fattore compositivo del quadro general-generazionale all’interno del quale sono inserite le storie narrate. […] Le simmetrie spaziali nella composizioni del quadro, le riprese frontali o laterali, gli ambienti ad alternanza di vuoti e pieni, i muri bianchi e gli oggetti scuri (davvero bello il carrello a scendere e risalire in casa di Stefano dal pianoforte giù verso la vittima insanguinata sul pavimento immacolato fino al ragazzo che guarda inebetito la tv sul divano di pelle), le geometrie fotografiche […] che si sviluppano su linee orizzontali e verticali, fanno da contraltare stilistico alle asimmetrie emotive dei tre personaggi, alle loro storie d’anormalità desiderose di prevaricare l’una sull’altra, giudici e carnefici altrui inabili al proprio giudizio e supplizio» (E. Barzaghi, www.cinemavvenire.it, 14.4.2004).
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