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Produzioni Tv |
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L'aquila della notte
Italia/Francia, 1992, 35mm, 91', Colore
Regia Cinzia Th Torrini
Soggetto Claude D’anna, Laure Bonin, da un’idea originale di Jean Duval
Sceneggiatura Claude D’anna, Laure Bonin
Fotografia Alfio Contini
Operatore Giuseppe Venditti
Musica originale Daniele Marchitelli
Suono Umberto Montesanti
Montaggio Anna Napoli
Scenografia Mauro Passi
Arredamento Ugo Flavoni
Costumi Valentina Di Palma
Aiuto regia Alberto Nanni
Interpreti Elena Sofia Ricci (Serena), Stephan Freiss (Daniel), Massimo Lodolo (Massimo), Renato Scarpa (infermiere), Giampiero Bianchi (Ferruccio), Teresa Ricci (Ingrid), Veronica Fattori (Donatella), Luigi Diberti (Ricci), Pino Ammendola (Fausto), Paolo De Vita (paziente), Pierre Clementi, Jean Davy, Pierre Santini, Alessandro Partexano, Giovanni Boni
Direttore di produzione Lucia Nolano
Ispettore di produzione Carla Crovato
Produzione Silvia Salvetti per Raiuno,Teleclip, France2, TSR, RTP, Marisa Casciola per CRC
Note Prima trasmissione: Francia 27.1.1993 (France 2, 24% di share), Italia 23.11.1994 (Rai Uno, nel ciclo Donne al bivio, media di 6.317.000 spettatori).
Collaborazione alla sceneggiatura: Bruno Di Geronimo; adattamento e dialoghi: Francesco Marcucci; assistenti operatori: Maurizio Lucchini, Riccardo Dolci; elaborazione elettronica del colore: Alberto Castigliani; tecnico del colore: Carlo La Bella; sincronizzazione: Pina Rigitano; mixaggio: Gianni D’Amico; elaborazione elettronica del colore: Alberto Castigliani; assistenti al montaggio: Lorenzo Costantini, Marco Broglio; sarta: Maria Spigarelli; altri interpreti: Massimo Vanni, Giampiero Bianchi, Tom Corradini, Laura Bultrini, Stefano Cuneo, Elena Cantarone, Moira D’Ercole, Tania Ianniello, Raffaele Palazzo, Curzio Torrini; doppiatore di Stephan Freiss: Francesco Prando; assistente al doppiaggio: Vittoria De Masi; fonico di doppiaggio: Fabio Santesarti; stunt coordinator: Franco Salamon; stunt: Claudio Pacifico; segretaria di edizione: Samantha Natalucci; segretario di produzione: Marco Federici;
Premi: Premio per la Miglior Regia a Umbria Fiction 1993; Premio Golden Panda per Miglior Film e Migliore Attrice Protagonista al Festival televisivo di Sichuan (Cina) 1993; Premio Paolo Valmarana 1995 da parte del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.
Sinossi
Daniel è un fotografo di guerra che, dopo essere saltato su una mina, ha smesso di svolgere il suo lavoro ed è diventato schiavo del gioco d’azzardo. Indebitatosi, si vede rapire la figlia, la piccola Donatella, dai suoi spietati creditori. Lui e la moglie, Serena, taxista di notte con il nome di Aquila 14, tentano allora in tutti i modi di racimolare in poco tempo cento milioni di lire, necessari per saldare il debito con i rapitori di Donatella e poter riavere la bimba.
Dichiarazioni
«Se non capisco perché un attore deve fare una cosa non riesco neanche a girare. Mi piace faticare sulla sceneggiatura, fino a farla diventare mia. Mi piace la storia di persone danneggiate, che si fanno sedurre dalla dipendenza, che si perdono e si ritrovano. Mi affascina il meccanismo mentale di chi è consapevole che sta rischiando tutto. […] Alla fine sapevano tutti che stavamo girando una storia su una taxista: nella scena, liberatoria, della vendetta collettiva contro l’usuraio, sono cominciati ad arrivare i primi tassisti, poi ancora altri, il piazzale era pieno. È stato buffo perché sono talmente entrati nella storia, si sono talmente immedesimati nella parte, che Luigi Diberti rischiava di essere davvero picchiato. Quando penso al mio film, penso, purtroppo, a esempi veri, a gente che non può andare alla polizia perché è ricattata, gli strozzini minacciano i figli» (C.Th Torrini, “la Repubblica”, 21.11.1994).
«Mi illudevo che un film appena fatto esce, va in onda e lo vedono comunque 5/6 milioni di persone e così è sempre stato per gli ultimi film che ho fatto per la Rai. Adesso questi ultimi due sono intoppati nel giro di sedie… L’Aquila della notte ha vissuto tre cambi di direttore [Fuscagni, Delai, Giordani] e quindi esce adesso dopo due anni, per fortuna è sempre una storia molto attuale, quindi non è invecchiato» (C.Th Torrini, Hollywood Party, Rai Radio3, 22.11.1994).
«Sono una donna che deve per forza essere determinata, magari lei non lo sarebbe, ma ha scelto un uomo fragile, una donna forte nonostante se stessa. È stato interessante riuscire a raccontare questa coppia, complessa, tenuta insieme dalla passione. […] Il fatto che [le donne] diano la vita, le porta, naturalmente, ad avere più coraggio degli uomini. Gli uomini possono scegliere. Viviamo un momento storico in cui le donne sono presenti, energiche, determinate, anche troppo virili, per i miei gusti. Questo crea una grande confusione tra i ruoli, ed è evidente, nel film: lui è estremamente femminile, lei è maschile, ma stanno insieme in modo quasi perfetto. Chi l’ha detto che per forza le cose debbano andare in modo tradizionale? Forse bisognerebbe accettare, e vivere in maniera serena un diverso equilibrio di coppia» (E.S. Ricci, “la Repubblica”, 21.11.1994).
«[…] io sono notoriamente una delle attrici quasi non vedenti… non vedo niente, guidavo ovviamente senza lenti, senza occhiali. Ho fatto delle scene di azione senza vedere, c’è tutta la prima parte con delle sgommate. Io però avevo dei bei riferimenti, cassonetti della spazzatura […]. Mi sono divertita a recitare, mi sono divertita a lavorare con Cinzia perché è una regista che lascia molto proporre ai propri attori. Noi abbiamo la sensazione di non sentirci degli esecutori, ma anche di poter essere propositivi. Abbiamo riscritto parecchi dialoghi» (E.S. Ricci, Hollywood Party, Rai Radio3, 22.11.1994).
«C’è l’usura al centro del film che Cinzia Th Torrini ha girato due anni fa a Torino, uno dei problemi esplosi in questi mesi sotto la spinta della recessione che ha costretto molti commercianti italiani a chiudere i loro negozi. Ma è un’usura diversa, quella di questa storia, un’usura che colpisce chi è vittima del gioco delle carte e nella speranza di rifarsi continua a giocare e a perdere finendo vittima degli strozzini che gli hanno prestato il denaro. L’aquila della notte, un titolo che suggerisce immagini d’altri tempi, non ha però a che fare con l’usura. È solo il nome, in sigla, del taxi su cui Elena Sofia Ricci, la protagonista del film, gira per Torino coprendo il turno di notte, quello che le permette di guadagnare qualche lira in più e mandare avanti la famiglia. Dall’intreccio di questi due argomenti è nata la vicenda su cui ha lavorato Cinzia Torrini prendendo in mano un soggetto scritto da due autori francesi, Claude D’Anna e Laure Bonin, per una coproduzione francese che l’anno scorso ha ottenuto in Francia un ottimo successo d’ascolto. È un film teso, nervoso, veloce come le ventiquattro ore in cui è compreso l’arco del racconto, una cosa che ha trovato la sua cornice più giusta nelle strade di una Torino buia, livida, metropolitana. Anche la critica internazionale lo ha premiato a: Umbria-fiction, la rassegna che si teneva a Gubbio, ha ottenuto il premio per la miglior regia mentre a Sichuan in Cina ha avuto quelli per la protagonista e per l’opera migliore. Cinzia Torrini, da Gubbio, ripartì con la promessa di nuovi progetti lavorativi per la Rai. In Cina invece, avendo la Rai tagliato i suoi bilanci, non riuscì neanche ad andarci e il Panda d’oro le fu portato a Roma da una turista italiana cui era stato affidato. […] Cinzia Torrini racconta che vorrebbe tornare a girare ancora a Torino perché la città l’è apparsa gentile e ben disposta, nuova all’esperienza cinematografica, pronta a prestare ambienti e piazze per le riprese. Ma le quattro settimane che le hanno concesso per girare sono state troppo poche: l’affanno di restare nei tempi non aiuta a ottenere quei ritmi serrati che le stanno a cuore. “A me piacciono gli approfondimenti psicologici inseriti in una vicenda d’azione. Il mio modello è Katerine Bigelow, quella di Point Break, perfetta per suspense e passioni”. Un cinema poco femminile, il suo. “Me lo dicono tutti. Ma è solo una questione di stile. Il mio punto di vista è sempre dalla parte della donna”. Perché nei suoi film torna di nuovo la schiavitù del gioco? “Mi attirano tutte le dipendenze. Da Giocare d'azzardo a Hotel colonial da Plagio a La colpevole parlo sempre di personalità schiave di qualcosa. Forse perché ne ho paura”» (S. Robiony, “La Stampa”, 22.11.1994).
«Il demone del gioco può distruggere una famiglia. Vecchia storia. Reinventata da Cinzia Th Torrini nel film per la tv L’Aquila della notte in onda l’altra sera su Raiuno. […] L’aquila della notte ha un’altra protagonista, ed è Torino, una città che ultimamente va molto di moda, nel cinema italiano. […] Dove Cinzia Torrini non sbaglia è nella velocità dell’azione. A tratti inverosimile la sceneggiatura (troppo tranquilli, quei due genitori cui un malavitoso ha rubato la figlia), comunque meglio di tanti film per la tv. Ascolto buono, 6 milioni 317 mila spettatori» (A. Comazzi, “La Stampa”, 25.11.1994).
«Fuga da Roma, storica città del cinema, in favore di Torino che, negli ultimi tempi, sta guadagnando la fama di set ideale: sono vari i registi e i produttori che hanno rinunciato ad ambientare le loro pellicole nella capitale preferendo la più tranquilla atmosfera torinese. […] Dice Cinzia Torrini che a Torino ha ambientato L’aquila della notte: “Prima di tutto la disponibilità delle persone è maggiore: ti aprono le loro ville, i loro palazzi, i loro omega replica appartamenti senza problemi. Forse a Roma, dopo tanti anni di cinema, è subentrata un po' di insofferenza. Poi c’è il dato economico, cioè i costi sono molto più accessibili; infine i famosi “permessi” si ottengono in modo molto più semplice che a Roma. E poi Torino è una città bellissima, che offre ambientazioni particolari» (F.C., “La Stampa”, 17.3.1995).
«Sull’onda dei molti sceneggiati televisivi che raccontano storie di malavita […] (l’esempio è La piovra), ogni tanto appare […] qualche produzione girata a Torino. È il caso di Aquila della notte, film per la tv […] che ottiene una buona audience, la cui intera sequenza finale è ambientata ai Murazzi del Po, che […] sono diventati uno dei luoghi notturni più frequentati della città» (S. Della Casa, Miracolo a Torino. Fatti, personaggi e storie dal mondo del cinema, Ed. La Stampa, Torino, 2003).
Scheda a cura di Giusy Cutrì
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