Montaggio RVM: Piero Piquet.
«Diciotto anni, chioma nera di capelli ricci su uno sguardo dolcissimo, Marco fa il pugile. Vive a Torino da quattro anni, ma a boxare ha iniziato prima, in Sicilia. Ancora adesso manda alla madre, al paese, medaglie, coppe e trofei perché possa mostrarli a parenti e vicini. Marco abita con gli zii e i cugini alle Vallette: undici persone in poche stanze affollato di brandine. Al mattino si alza alle sei, lavora otto ore come facchino in una ditta di trasporti, poi corre In palestra ad allenarsi. Non beve, non fuma, ha pochi amici, alla ragazza ha dovuto rinunciare perché voleva che appendesse a un chiodo i guantoni. Ha già sostenuto 40 combattimenti, ad ottobre parteciperà ai campionati italiani dilettanti. […] Con Marco Cipollino, pugile, Segre aggiunge una nuova pagina all'indagine sulla condizione giovanile metropolitana, avviata con Ragazzi di stadio, Il Ciocco è relativo, Rock. Questa volta la telecamera si avventura in palestre di periferia, interroga allenatori, scruta il volto di boxeur in erba, li accompagna mentre, accappatoio sulle spalle e groppo in gola, salgono sul ring. Tramontati, guantoni, sudori, tute e allenamenti, sembra mostrare che “picchiare duro” è un mito che sopravvive a fatica. “Non è vero che vengano in pochi In palestra - dice l'allenatore di Marco nel film - pochi sono quelli che restano. La boxe è uno sport duro. Occorrono sacrifici, stress non indifferenti. Dopo otto ore di lavoro è sempre difficile trovare qualcuno che abbia voglia di sudare ancora sul ring. Così sono in pochi quelli per cui la boxe può essere l'unica carta per “sfondare”, l'unico modo per diventare qualcuno. I volti e le storie di tanto immaginario cinematografico sembrano rivivere: il filo oscuro dell'emarginazione lega Broccolino. a quartieri come le Vallette o la Falchera. […] Marco veste i colori della Ilio Baroni, una società che prende il nome da un partigiano ucciso nella liberazione di Torino, ed ha uno sponsor singolare: l'Anpi. Marco nel finale del film, comunque si impegna fino allo spasimo. Corre su e giù per la palestra, fa flessioni, usa i pesi, si fa il fiato per "tenere" un intero combattimento (tre riprese di tre minuti ciascuna). E quando sale sul ring, nella penombra del palazzetto dello sport di Biella, non delude. Ascolta i suggerimenti, urlati dall'angolo, e se pure con uno stile ancora acerbo, sconfigge ai punti un coetaneo tedesco. Braccio alzato e viso sfatto, un'altra medaglia da mandare in Sicilia» (R. Moliterni, “il manifesto”, 3.7.1981).