Voce: Riccardo Cucciolla.
Un ritratto del pittore Dario Treves, ripreso mentre lavora in studio e en plein air. Le sue opere, accostate a momenti della sua vita, si alternano a testimonianze e ricordi di persone che lo hanno conosciuto (la moglie Egle Treves, la modella Elsa De Agostini, il gallerista Arturo Bottello, i critici Paolo Levi, Beppi Zancan, gli artisti Renata Rampazzi, Ezio Gribaudo, Alain Elkann, i collezionisti Claude Ghez, Nicole Ghez, Marcello Levi).
«Ho sempre convissuto con la pittura di mio padre, con la dicotomia rappresentata dalla sua identità artistica e il fatto che fosse mio padre. Per molto tempo sono stato trattenuto dal pensare di fare un film su di lui perché mi sembrava più giusto che lo dovesse fare qualcuno che avesse una maggior distanza critica dal suo lavoro e da lui. Poi, un giorno, è come se il film mi fosse scorso davanti. È stato un bisogno violento, un’urgenza: un modo per ringraziarlo, per fargli sentire tutto il mio affetto e la mia stima.
In una prima versione del film non ci sono le testimonianze delle varie persone che lo hanno conosciuto, e nel finale mio padre parla con la modella commentando il pastello che ha appena terminato. E’ un momento “rubato”, che non ha nulla di formale come un’intervista, e in cui ogni volta che rivedevo il film, sentire la sua voce, mi dava una forte emozione, una commozione difficile da sopportare. Un turbamento più straziante di quello provato nel vederlo sullo schermo. Forse perché siamo maggiormente abituati a vedere le immagini delle persone in fotografia, o in brevi film a passo ridotto di famiglia, mentre la voce è qualcosa di più impalpabile e “vivo”. Per questo – pur salvando una copia della prima versione – ho poi voluto rimontare il finale» (G. Treves, Dichiarazione originale, 2008).