«”L’uomo è proiettato verso le stelle, è prossimo lo sbarco su Marte, è quasi pronto il computer della 5ª generazione, quello intelligente... eppure, eppure oggi si può ancora morire per colpa del pregiudizio omosessuale”. “Ci uccidiamo perché la condanna morale della gente ci avrebbe reso la vita impossibile”, scrivevano due ragazzi omosessuali prima di suicidarsi. “Li ha uccisi il pregiudizio”, scrivevano i giornali. Tutto questo è accaduto alle soglie del duemila, in un paese del sud, a causa della disinformazione della gente, e delle condanne morali della chiesa. “Le uniche alternative a situazioni del genere, sembrano essere la clandestinità, l’emigrazione, o l’accettazione passiva dell’eterosessualità” scrive Giovanni di Torino in una lettera aperta pubblicata sui giornali, e indirizzata al Sindaco di Aradeo, suo paese d’origine. Alla lettera non giungerà mai una risposta. È per questo che un giorno, decide di prendere il treno per il sud...» (G. Minerba, O. Mai, in S. Della Casa, a cura, Spazio Aperto, 2° Festival Internazionale Cinema Giovani, 1984).