Regia Simona Izzo
Soggetto Simona Izzo, Graziano Diana, Ricky Tognazzi
Sceneggiatura Simona Izzo, Graziano Diana, Alexandra La Capria
Fotografia Blasco Giurato
Musica originale Ennio Morricone
Suono Tullio Moranti
Montaggio Massimo Quaglia
Scenografia Davide Bassan
Costumi Katia Dottori
Trucco Gabriella Trani
Aiuto regia Fabrizio Sergenti Castellani
Interpreti Luca Zingaretti (Davide), Vanessa Incontrada (Monica), Michela Cescon (Stefania), Lisa Gastoni (Diletta), Rosalinda Celentano (Isabella), Ricky Tognazzi (Rodolfo), Elena Bouryka (Stella Marina), Jane Alexander (Laura), Claudio Bigagli (Vittorio), Francesco Benigno (Strombolicchio), Hal Yamanouchi (Sakè), Eva Robin’s (la cioccolataia), Eros Galbiati (Eros), Barbara Mautino (Barbara), Marco Cataldo (Bandano)
Casting Fabrizio Sergenti Castellani
Produttore esecutivo Claudio Gaeta
Produzione Massimo Ferrero per Blu Cinematografica G.F.
Distribuzione Eagle Pictures
Note 2800 metri.
Fotografo di scena: Gianfranco Salis; suono Dolby Digital; capo parrucchiere: Marco Perna; altri interpreti: Ettore Dodaro (apprendista), Gloria Coco (donna Brigata), Renè Kyanga Mulungu (René), Gabriele Guarino (studio tv), Guido Ripanti (Tommaso), Giuseppe Manfridi (direttore del museo), Biagio Esposito (lavapiatti), Fabrizio Sergenti Castellani (direttore ristorante hotel di lusso), Marianna Cristofaro (Catia, la baby sitter), Francesca Preguerra (moglie di Sakè), Graziano Diana (collega di laboratorio di Stefania), Paola Comin (donna PR), Giovanni Diana (Giovanni, figlio di Isabella), Iris Gaeta (bambina scuole elementari); organizzatore generale: Vanessa Ferrero.
Locations: Torino (Lingotto, Fondazione Merz, piazza CLN, piazza San Carlo, piazza Castello), Pollenzo (CN), Alba e Langhe (CN) isola di Stromboli.
Film realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e con la collaborazione di Regione Piemonte, Film Commission Torino Piemonte, Regione Sicilia.
Sinossi
Davide è un rinomato chef internazionale che non ha mai voluto avere un ristorante tutto suo né metter su famiglia. Il proprietario del locale in cui lavora, Vittorio, lo licenzia. Così Davide si trova all'improvviso in mezzo a una strada. La sua prima preoccupazione è quella di garantire una sistemazione per i suoi collaboratori - garzoni, sottocuochi e pasticceri - ma quando capisce che anche lui ha bisogno di aiuto, va alla ricerca di tutte le donne che hanno accompagnato i vari momenti della sua vita: diletta, la madre; Monica, da cui ha avuto il figlio Tommaso; Stefania, la compagna che sta ancora cercando di dimenticarlo; Isabelle, un'esperta gourmet che ormai ha una sua famiglia. Deluso dalla fredda accoglienza di tutte le “sue” donne, Davide decide di rifugiarsi nell'amata Stromboli. Sul traghetto incontra Stella Marina, figlia diciottenne del barman di bordo che è stata testimone involontaria di tutti i suoi rapporti amorosi. Insieme a lei Davide cerca un riscatto dalle sofferenze e delusioni, ma il destino ha qualcos'altro in serbo per lui.
Dichiarazioni
«Per la storia e il suo sviluppo ho scelto luoghi specifici e significativi. Il Piemonte, una regione feconda e accogliente, dalla grande tradizione gastronomica e con l’eleganza e la classe dei suoi ristoranti, autentici templi della cucina più evoluta. Sono i luoghi di Fenoglio e di Pavese, due fra gli autori che più amo e che hanno accompagnato la mia giovinezza» (S. Izzo, "Il Sole 24 Ore", 30.8.2006).
«Si dice che la vita sia una tragedia per chi ha cuore, e una commedia per chi ha testa. Pensiamo che Tutte le donne della mia vita sia più una commedia che una tragedia, ma forse chi ha più cuore di noi potrebbe pensarla diversamente. Come autrice ho scritto sia commedie che tragedie, e ho imparato quanto una sconfini nell’altra, e quanto le storie già scritte influenzino quelle che ancora restano da scrivere. […] Questo per dire che, come il titolo sottintende, Tutte le donne della mia vita parla di donne, ma soprattutto dell’uomo che gira intorno a loro: o sono loro a girare intorno a lui? Tra Copernico e Tolomeo, fra tentazioni sentimentali centrifughe e centripete, si snoda una biografia di sentimenti attraverso tutti i sensi, che il nostro protagonista, chef di tendenza, riesce a sollecitare. La nostra è una gastro-biografia sentimentale, un periplo emotivo che bordeggia tra figure femminili amate appassionatamente dal nostro protagonista. Il problema è che Davide ama troppo (e noi amiamo Truffaut, che amava gli uomini che amano troppo)» (S. Izzo, www.fctp.it).
«Simona Izzo, con Tognazzi che interpreta il ruolo di un cuoco ex-amico del protagonista e co-autore del soggetto, mentre la sceneggiatura è scritta dalia stessa regista, Graziano Diana e Alexandra La Capria - affronta ancora una volta un film corale, tendente più alla “malinconia esistenziale” di I maniaci sentimentali, piuttosto che alla comicità verbale di Camere da letto. [...] si ha sempre l'impressione che nella pellicola della Izzo [...] ci sia una tendenza a puntare troppo in alto. Probabilmente ci si sbaglia di grosso in questa lettura, ma in Tutte le donne della mia vita la struttura della “commedia di costume” sembra costituire solo la cornice del film e prende forma provvisoriamente attraverso battute come quelle che pronuncia Davide ogni volta che incontra una donna diversa ("Lei si chiama come mia madre"). In realtà, probabilmente, la Izzo vorrebbe filmare Zingaretti allo stesso modo con cui François Truffaut filmava Charles Denner in L'uomo che amava le donne e Blake Edwards guardava Burt Reynolds in I miei problemi con le donne. Tutte le donne della mia vita è, quindi, un film che vorrebbe mostrare la seduzione attraverso facili paragoni tra passionalità e gastronomia. Malgrado le ambizioni, nella pellicola sembrano assenti il tatto e l'olfatto, due sensi che sono continuamente chiamati in gioco. La cineasta crea un universo apparentemente vitale [...] in cui gli stessi attori fanno a gara a chi si mette più in mostra» (S. Emiliani, “Film” n. 88, luglio-agosto 2007).
«Simona Izzo parte medianicamente da un' idea che sarebbe piaciuta al suocero Ugo Tognazzi: la vitalità primordiale della cucina. Non resta nel recinto di commedia furbetta ispirata alla lontana da Truffaut ed Edwards, gira l'angolo del dramma, cita Nietzsche, mette parrucchini al cast, fa la voce pastosa a Zingaretti nei momenti intimi e chiude con “Se telefonando”, scritta dal suo ex Costanzo, e una mangiata di pesce (il latte dolce è materno, il riccio salato è papi). Un sentimental mood gastronomico torinese (la Film commission...) che termina col nostro Montalbano Don Giovanni beato tra le donne (Michela Cescon è la meglio su piazza) e con mamma Gastoni con voce impostata che accetta il “grazie nonna”, mentre la musica che sembra di Morricone è proprio di Morricone» (M. Porro, “Corriere della Sera”, 13.4.2007).
«”Il cibo lo fa Dio ma il diavolo ha fatto i cuochi” oppure “Dio è il più grande cuoco del mondo”. È su queste note mistico-gastronomiche e sul tormentone da rimorchio: “Lei si chiama proprio come mia madre” che si dipana la melocommedia di Simona Izzo Tutte le donne della mia vita, dove lo chef sciupafemmine di Luca Zingaretti ricorda tre esperienze fondamentali con il gentil sesso: Stefania (Michela Cescon, biologa ciclotimica), Monica (Vanessa Incontrada, presentatrice tv fumantina) e Isabella (Rosalinda Celentano, irraggiungibile gourmet). Con Monica avrà addirittura un bimbo. Un brutto malore sarà l'occasione per un bilancio tra traumi infantili (chi era suo padre?), rapporto irrisolto con madre bizzosa e richiamo ancestrale di Stromboli dove il vulcano è sempre attivo. Il protagonista è un casanova simpatico ma non pensate a Truffaut e L'uomo che amava le donne. La Izzo preferisce la litigata passionale, la battuta acida e il riappacificamento latino intorno ai fornelli. Qualche stecca, qualche momento esagitato ma un gruppo di attori che recita con ardore» (F. Alò, “Il Messaggero”, 13.4.2007).
«C'è persino un libro di cucina a firma Ugo Tognazzi, feticcio imperdibile di questo film scritto da Graziano Diana e Simona Izzo e diretto dalla stessa Izzo. Un affaire de famille, visto che Ricky Tognazzi è fra i protagonisti dell'onirica, bizzarra comedy sull'arte del cucinare e dell'amare, destrutturata proprio come un piatto di cucina contemporanea di Ferran Adrià. Il protagonista è Luca Zingaretti (che sopporta stoicamente una serie di parrucchini un po' sgraziati), cuoco eccellente sospeso all'inizio del film tra la vita e la morte dopo un'immersione subacquea a Stromboli. Nella camera iperbarica ripercorre le donne della sua vita. Apparire e sparire di caratteri femminili, sull'orlo di un crisi di nervi o di un rassicurante "maternage", di cui il nostro irriducibile Peter Pan perde il controllo, fino all'incidente. [...] Finale tutto scritto nelle stelle e cioè riunione della famiglia allargata nell'isola, mamma compresa (temibile, eccellente, Lisa Gastoni): insomma, l'inevitabile giudizio universale dei sentimenti. La cosa più interessante resta l'ambientazione che svaria tra visionarietà futurista e concettuale e la solarità tutta mediterranea delle isole» (P. Detassis, “Ciak”, aprile 2007).
«Un cuoco, un padre, le donne, le amanti. Nulla a che vedere con Greenaway, ma una simpatica cialtronata della premiata ditta Izzo&Tognazzi, straordinaria e involontaria metafora del nostro caro Belpaese, bellissimo e bruttissimo, vivibilissimo e inguardabile, avanti nel tempo e ancorato al passato come forse solo oggi nessuno. La Izzo nella commedia si muoverebbe anche bene: ha ritmo e i dialoghi non sono tremendi come sovente capita di ascoltare nelle sale dove proiettano quel cinema italiano che piace molto a Marzullo e ai suoi critici di corte. Il problema è che nemmeno lei crede in quello che fa. Ha una bella idea di regia? Eccola subito dopo rovinata da un fegatello con una inascoltabile canzone di Nek. Riesce a costruire un bel momento con uno Zingaretti che gigioneggia che neanche Vissani da Vespa? Eccola precipitare nell’effettaccio, nella parentesi infelice (tutta la parte ambientata nel ristorante guidato da Claudio Bigagli). Mette su un cast che a tratti resiste al tempo e alla scarsa autonomia della regia? Ecco il coro dello chef far zampillare sulla pelle degli spettatori foruncoli a pioggia. La storia? Infanzia, vocazione e mille esperienze di un cuoco sopraffino da Stromboli a Torino e ritorno. Con Iddu (il vulcano) a controllare che non si oltrepassi la decenza. Le musiche di Morricone sono una metafora nella metafora: variazioni sul tema di Deborah di C'era una volta in America. Come dire: con gli avanzi nel frigo ci faccio un altro film. Un’altra cialtronata» (A. Fittante, www.film.tv.it).
«Al cinema non ho incontrato molti cuochi. Ne ricordo uno ne Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante, di Peter Greenaway e altri in Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Europa, di Ted Kotcheff. Adesso ce ne propone uno nuovo, spiritosissimo, la nostra Simona Izzo, sceneggiatrice e regista, tenendolo in equilibrio sapiente fra la commedia e i sentimenti. Con un brio, una sensibilità e una piacevolezza di effetto sempre sicuro. [...] Con una costruzione di racconto in cui i flash-back, una volta tanto, anziché inceppare, illustrano meglio, approfondiscono, alternando in mezzo, con abilità, i due principali temi della storia, la gastronomia e gli amori. Arrivando a evocare attorno a quello scombinato ma simpatico protagonista un panorama esatto delle sue gesta, dei suoi sotterfugi, dei suoi sentimenti migliori (paterni) e di quello peggiori (le continue infedeltà sostenute e contrabbandate da un profluvio di bugie). [...] Senza contare il luogo in cui tutto confluisce, quell'isola di Stromboli, con vulcano onnipresente, quasi ignorata dal cinema salvo forse nel film omonimo di Roberto Rossellini. Con ritmi scioltissimi, anche nelle pause sentimentali, e con una tale varietà di accenti, dall'allegria, appunto, al ripensamento, dagli eventi felici a quelli in apparenza un po' mesti (c'è perfino un licenziamento tra i fornelli), da tener testa dal principio alla fine una divertita attenzione. Con il rammarico, insolito, che a un certo punto si arrivi a concludere» (G.L. Rondi, “Il Tempo”, 15.4.2007).
Scheda a cura di Franco Prono
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