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Lungometraggi |
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Saddam
Italia, 2005, 35mm, 80', Colore
Regia Max Chicco
Soggetto Max Chicco
Sceneggiatura Max Chicco
Fotografia Mladen Matula
Operatore Alessandro Rota
Musica originale Ugo Basile
Suono Michele Vincenti
Montaggio Max Chicco , Marco Cieli
Scenografia Giorgio Barullo
Costumi Mary Montalto
Trucco Federica Zanella
Aiuto regia Alessio Fava
Interpreti Mauro Stante (Antonio Lo Russo), Riccardo Leto (Mauro Loiacono), Federica Gili, Stefano Saccotelli, Geranmayeh Saaid, Mara Chemini, Antonello Marchese, Frank Adonis, Joe Labarbera, Fabrizia Carminati, Giuseppina Sgaramella, Luca Macchioni, Alessandro Pezzato, Alessandro Taglietti, Giovanni Motta
Produzione No Jail Movie Company
Distribuzione No Jail Movie Company
Note Assistente operatore: Marco Parolo; fotografo di scena: Bruno Murialdo; suono in resa diretta; assistente alla regia: Antonello Marchese; segretaria di edizione: Marzia Battaglia; assistenti di produzione: Lorenzo Bianco, Francesco Catarinolo.
Sinossi
Antonio Lo Russo e Mauro Loiacono sono due soldati arruolati da una società di servizi che opera nei Paesi del Medio Oriente. Il primo ha esperienza in precedenti missioni in luoghi di guerra, il secondo, invece, è un uomo in crisi che vuole guadagnare più soldi possibile in poco tempo: vive ancora con i genitori nei pressi di Torino ma sogna di costruirsi una casa e sposare la fidanzata Anna. I due si trovano in Iraq e stanno assolvendo il compito di fare la guardia a un prigioniero importante in una prigione. Antonio e Mauro non sanno chi ci sia all'interno della cella, ma gli ordini sono tassativi: nessuno può entrare, chiunque si avvicini deve essere fermato. La pressione dei superiori e del comando militare statunitense da cui essi dipendono provocano in loro grande tensione. II senso di responsabilità dei due militari viene messo in gioco nel momento in cui, quando ormai i nervi sono a fior di pelle e la stanchezza ha il sopravvento, Mauro propone al collega di entrare nella cella e scattare una foto: se dentro ci fosse veramente Saddam Husseim?
Dichiarazioni
«Vengo da anni di durissima ricerca di produttori. Ho scritto tantissime sceneggiature, scrivo sempre, ma mi sono proprio stufato di cercare finanziatori, [...] cosi Saddam l'ho fatto praticamente da solo, trovando una serie di finanziafori-esercenti. È un progetto low-budget, in cui però ho usato !e poche risorse finanziarie per realizzare un prodotto tecnicamente ineccepibile: con la fotografia di Mladen Matula (Fame Chimica), le scenografie di Giorgio Barullo, le splendide musiche d'ambientazione di Ugo Basile. Siamo riusciti a girare il film in soli venti giorni nelle cantine di una scuola di Torino trasformate per l'occasione nelle prigioni di Abu Ghraib, lavorando dalle sei dei pomeriggio alle cinque di mattina perché il resto della giornata la scuola era aperta. È stato un viaggio extra-sensoriale: noi tutti eravamo detenuti di quel carcere, entravamo di sera e uscivamo al mattino all'alba, il nostro metabolismo è piano piana mutato. [...] Saddam è un film su noi italiani. I protagonisti sono due nostri connazionali come tanti, che hanno bisogno dì soldi. Di quelli che devono ancora imparare:a non credere a tutto quanto gli fanno vedere. [...] I due attori cui ho affidato il ruolo dei protagonisti sono essenzialmente due interpreti dì teatro, uno dei quali, Riccardo Leto, è anche stato militare di carriera per sette anni. Secondo me sono due facce vere come se ne trovano poche, li ho scelti per questo, e sono molto soddisfatto del loro lavoro, hanno saputo bene interpretare dei "personaggi disperati". Quando gli ho fatto leggere la sceneggiatura non ho detto loro il finale, dovevano rimanere all'oscuro. Quando poi io abbiamo girato, sono rimasti di stucco, volevo proprio che la loro recitazione fosse concentrata sul momento e non volevo che nelle loro espressioni trasparisse ciò che alla fine capita. È un finale forte, il pubblico si identificherà con i personaggi e rimarrà dl stucco Credo che il cinema debba far riflettere, bisogna far divertire il pubblico ma farlo anche pensare» (M. Chicco, Scheda Aiace Torino, 2005).
«Saddam è un film asimmetrico di Max chicco, buon talento pur con qualche cedimento dovuto alla sproporzione tra quei 71’15” iniziali di tensione davanti alla cella di “tu sai chi” ed i rimanenti cinque minuti che giocano, con spiazzante sorpresa, a favore dell’invenzione filmica. Quei cinque minuti finali servono a tradurre in plausibile spiegazione la maniacale attenzione riversata sui due soldati [...] nei tanti minuti precedenti. Poi si scopre che un certo “0rrore” è moto più vicino a casa nostra che al travagliato Iraq, e che la paura non è fomentata dal “chi” sta dietro la porta di una cella ma dal “come” questa porta viene nei nostri difficili giorni, continuamente, pericolosamente manipolata» (L. Pellegrini, “Rivista del Cinematografo” nn. 1-2, gennaio-febbraio 2006).
«Come rivela il titolo, Saddam, il film prende spunto dalla caccia al dittatore iracheno, per sollevare una serie di interrogativi sulla recente politica estera degli Stati Uniti. “L'11 settembre ero a New York - racconta Chicco -. AI momento dell'attacco alle Torri Gemelle mi trovavo a poche centinaia di metri dal World Trade Center per girare un documentario. Non arrivo a sostenere che si sia trattato di una pianificazione a tavolino, ma vivendo a lungo in America ho ricevuto l'impressione che l'attentato rientrasse in un disegno più ampio, per legittimare l'offensiva al Medio Oriente a cui poi abbiamo assistito”. Nel film, interpretato dal quasi esordiente Mauro Stante e dall'ex militare di professione Riccardo Leto, non mancano poi accenni al carcere di Abu Ghraib e al dramma di Fabrizio Quattrocchi e degli altri vigilantes italiani, rapiti in Iraq nell'aprile 2004. Protagonisti della vicenda, interamente girata in inglese, italiano e iracheno all'interno dello scantinato di una scuola torinese, sono infatti due mercenari, incaricati di sorvegliare una cella in cui è rinchiuso un prigioniero eccellente di cui non si conosce l'identità. “All'inizio - spiega Chicco -- l'idea era nata vedendo un documentario sull'addestramento della Delta Force americana. Gli sviluppi internazionali mi hanno poi suggerito di contaminare la sceneggiatura con eventi che riguardassero più da vicino anche l'Italia. Fin dalla struttura e dall'inconfessabile finale, scopo del film è minare la cieca fiducia dello spettatore nella visione della guerra proposta dai media» (D. Giuliani, www.cinematografo. it).
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