Regia Sergio Castellitto
Soggetto dal romanzo "Torino Lungodora Napoli" di Bruno Gambarotta
Sceneggiatura Bruno Gambarotta, Piero Bodrato, Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini, Giulia Mibelli
Fotografia Gianfilippo Corticelli, Noelie Ungaro
Operatore Roberto Cimatti
Musica originale Angélique Nachon, Jean-Claude Nachon
Suono Marco Fiumara
Montaggio Mauro Bonanni
Effetti speciali Mauro Vicentini
Scenografia Sonia Peng
Costumi Paola Bonucci
Trucco Franco Rufini
Interpreti Sergio Castellitto (Libero Burro), Margaret Mazzantini (Caterina Clavarino), Michel Piccoli (zio Tony), Chiara Mastroianni (Rosa Agnello), Gian (Mario Agnello), Bruno Armando (Gaetano Novaro), Paolo Porto (Vasco), Renato Marchetti (Agostino), Ernesto Venditto (Orso), Emanuele Vezzoli (Alfonso “Fofo” Clavarino), Giovanni Visentin (dottor Raffaele Pomba), Pietro Contento (Primo), Dario D’Ambrosi (ispettore), Luis Molteni (Ignazio Bonventre), Claudio Undari (Tito)
Produzione Massimo Ferrero per Intrepido film, Rai Cinemafiction
Distribuzione 20th Century Fox
Note Titolo di lavorazione: Stile libero; operatore steadycam: Stefano Paradiso; assistenti alla regia: Stefano Alleva, Gianluca Greco; produttori associati: Marina Gefter, Margaret Mazzantini, Angelo Pastore; assistente di produzione: Giorgia Pellegrini; segretaria di produzione: Annalisa Schmid; organizzatore generale: Giancarlo Montesano.
Premi: Los Angeles Italian Film Award e Grand Prize al Mons International Festival of Love Films (2000) a Sergio Castellitto.
Il film è stato girato a Torino e a Salina (isole Eolie).
Sinossi
Libero Burro, ruspante imprenditore originario del Centro Italia e trapiantato a Torino, si cimenta in un’operazione azzardata che ruota attorno alla Cavallerizza, complesso edilizio del centro del capoluogo piemontese. Le sue ambizioni si scontrano però con avversari senza scrupoli: si scatena così una dura lotta che porta Libero, insieme con Caterina (un’insegnante di cui è innamorato), un ragazzino solitario e un manipolo di amici a Salina, isola delle Eolie.
Dichiarazioni
«Il libro di Bruno Gambarotta, Torino, Lungodora Napoli, al quale ci siamo ispirati per la sceneggiatura, è stato un pretesto, un punto di partenza che abbiamo molto amato ma che abbiamo con molto amore tradito, come penso sia necessario nella trasposizione cinematografica di qualsiasi romanzo. Dal libro ci siamo gradualmente allontanati per concentrarci su questo personaggio, intorno al quale ruota tutta un'umanità affettuosa e miserabile. Un mondo di simpatici falliti con dei vecchi come Tony (Michel Piccoli) e Marione Agnello (il Gian che lavorava in coppia con Ric). Generazioni che si mescolano, con dei vecchi che vogliono sembrare dei ragazzini e ragazzotti che giocano a fare i gangster ma che sono dei poveri disgraziati» (S. Castellitto, “Primissima”, n. 4, aprile 1999).
Commedia nera (ma di un nero tenue, che fa sorridere più che inquietare), Libero Burro ruota attorno alla figura di un piccolo imprenditore, scaltro e simpatico, in fondo tenero perché irrazionale, mal vestito, dallo sguardo furbo e dai capelli unti, intento a scrollarsi di dosso un’immagine sgangherata e a costruirsene una rispettabile. Indebitato, Libero decide di acquistare un complesso edilizio fatiscente nel centro di Torino (la Cavallerizza) e si imbatte così in un rivale senza scrupoli, deciso ad assicurarsi i guadagni della speculazione.
«Vero rappresentante della razza supercafona, Libero Burro condensa nei suoi gesti e nei suoi sogni un'esemplarità post-sordiana che talvolta va a segno per la bravura di Castellitto. Rispettato ras del quartiere, Libero Burro gestisce un'azienda di pulizie, risolve piccoli casi di criminalità alla maniera del "sindaco del rione Sanità" e sogna un diploma da geometra» (M. Giovannini, “Tempi Moderni”, n. 5, ottobre 1999).
Circondato da vecchi che vogliono sembrare ragazzini e ragazzini che giocano ai gangster, Libero si innamora di Caterina Clavarino, professoressa di italiano della scuola serale per geometri che egli frequenta, fino ad allora donna impegnata e consorte irreprensibile. L’incontro tra il rozzo trafficne e la docente aristocratica conduce entrambi ad una maturazione: il primo diventa meno istintivo e più riflessivo, la seconda meno affettata e più spontanea.
«Il noir diventa “presepe”, con tanto di famiglia vicaria per il piccolo e la scelta dei sogni che contano (affettivi), in luogo dei sogni (denari) che si contano. Ritmo incalzante, tema originale, lontano dal consueto minimalismo italiano, toni da commedia grottesca (con morale da favola) per un film che non mantiene le promesse per difetto di sceneggiatura (un accumulo di personaggi e di eventi non facili da seguire) e di montaggio» (C. Delmiglio, “Segnocinema”, n. 105, settembre/ottobre 2000).
Girato tra una Torino corrotta e comunque bella ed una Salina abbagliante, il film è ispirato ad un fortunato romanzo di Bruno Gambarotta, Torino, Lungodora Napoli. Questo rimanda a La donna della domenica di Fruttero e Lucentini, altra opera che racconta l’impatto della città e delle sue molte anime su chi vi giunge da realtà differenti.
«Castellitto recupera un attore naturalmente eccessivo quale Gian e una serie di caratteristiche comparse (tra le quali spicca un noto docente universitario); e sceglie volutamente di non raccontare i posti più scontati, privilegiando invece quelli che possono essere frequentati dalla nuova, invisibile ma potente borghesia, che si sta affermando sulle ceneri di quella che era la replicas de relojes rolex tranquilla propensione all'understatement sabaudo. È abbastanza sorprendente paragonare la scena dell'esame di Libero Burro con quella di Così ridevano. Il raffronto mostra che le due Torino in parte si sono integrate e in parte no, ma che comunque sono cambiati i tempi e anche le barriere» (S. Della Casa, “Cineforum”, n. 8, ottobre 1999).
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