Regia Stefano Tealdi
Soggetto Massimiliano Trevisan, Lionel Brugeaud
Sceneggiatura Roberto Cena
Fotografia Sandro de Frino
Musica originale Andrea Gattico
Montaggio Andrea Pierri
Produzione Olivier Mille, Stefano Tealdi per Artline Films, Stefilm
Distribuzione Deckert Distribution
Note Ricerche: Eleonora Torraco; sound designer: Pierpaolo Valetto, Roger Dupuis; finalizzazione video: Alexandre Guillorit; grafica: Côme de Bouchony; direttori di post-produzione: Marco Torrisi, Benjamin Landsberger; assistente alla regia: Roberto Cena; voce narrante: Marcella Silvestri; direzione del doppiaggio: Bruno Slaviero; production manager: Edoardo Fracchia, Emma Tassy, Delphine Pineau;coordinamento: Shinji Nohara, Wen Bin; partecipazione alla produzione: France 5, YLE, RTBF, La7, RTV Slovenija.
Film documentario realizzato in associazione con Pierrot e la Rosa, con il contributo della Regione Campania, con il sostegno del Centre National de la Cinématographie; sviluppato e distribuito con il sostegno del Programma Media dell’Unione Europea.
Sinossi
Marco Polo ha importato gli spaghetti dalla Cina a Venezia o sono nati sotto il sole di Napoli? È meglio mangiarli ben cotti o al dente? Al ketchup o al sugo di pomodoro? Si devono tagliare, mordere o risucchiare? Chi conosce veramente la straordinaria storia della pasta?
«Qualcuno riesce ad immaginare David Niven, Dean Martin e John Wayne buttare degli spaghetti in un’enorme pentola colma fino all’orlo di acqua bollente? Immagini d’archivio li mostrano allo stesso tempo ansiosi e smaniosi di aspettare quei 10 minuti o poco più prima che il loro amato piatto sia pronto. Per Sofia Loren, Alberto Sordi e Federico Fellini, come per milioni di altri italiani, non c’è preoccupazione ma tanto divertimento nel mangiare più di 880 diverse qualità di pasta. Tra i molti miti che circondano Marco Polo e i suoi viaggi in Cina, uno dei più duraturi è quello riguardante la sua scoperta della pasta. La prova, in una guida turistica scritta dal geografo Al-Idrisi nel 1154, può essere trovata in una fabbrica di Palermo, Sicilia (a quel tempo parte del mondo arabo) dove veniva fatto un prodotto a base di farina e a forma di stringhe. Questo è più in linea con la teoria che sostiene che già molto tempo prima di Marco Polo gli Etruschi intagliavano disegni in cui veniva raffigurato un coltello, un asse, un sacco di farina, tutto quanto necessario per modellare una pasta tubiforme. Indubbiamente l’Italia e il suo clima sono ideali per la produzione della farina di grano duro, che diventa quel semolino che, una volta aggiunto all’acqua, modellato e asciugato, fornisce la giusta consistenza alla pasta secca. Questo cibo ha proprietà fantastiche: è economico e se ne può fare provvista senza difficoltà alcuna. Ciò naturalmente lo rende molto popolare e tracce di maccaruni sono sparse per tutto il paese specialmente nei monasteri del 14° e 15° secolo. Poi il 16° secolo portò dal Nuovo Mondo il miglior compagno della pasta: il pomodoro. E questo non significava solamente un nuovo cibo: prima dell’arrivo della salsa di pomodoro la pasta veniva mangiata secca, con le dita. Ma l’arrivo della salsa liquida rese necessario l’uso della forchetta, cambiando le abitudini dell’uomo comune. Una semplice tagliatella influenzò la storia del comportamento così come la storia del cibo. Nel suo Viaggio in Italia Goethe descrive le strade della Napoli del 1787 e l’intensa attività dei maccheronari che, ad ogni angolo, vendevano quella delicata pasta a migliaia di persone. Negli stessi anni il re Ferdinando II ordinò ai suoi ingegneri di corte di inventare una macchina che potesse fare quei lunghi e stretti spaghetti più velocemente (e in modo più salutare). Questo, unito ad un clima perfetto per l’essicazione, fece di Napoli il centro della pasta italiana. E oggi? Napoli è ancora il cuore della fabbricazione della pasta in Italia, dove ogni anno sono prodotte più di 3 milioni di tonnellate di pasta (poi vengono gli Stati Uniti con 1.6 milioni e il Brasile con 1 milione). L’industria è diventata enorme: una figura primaria dell’esportazione italiana (ma comporta anche il bisogno di acquistare grandi quantità di farina dalla Russia e dall’Australia), è entrata nei ristoranti e nelle case di tutto il mondo. Spaghetti, Maccheroni, Tagliatelle, Cous-Cous possono tutti essere definiti come tipi di pasta e costituiscono una parte considerevole di molte cucine nazionali» ( www.stefilm.it).
Scheda a cura di Franco Prono
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